L’altra Bordeaux
Cercare di ascrivere una città a un solo stile, a un solo approccio o a una sola mentalità è, tendenzialmente, sempre difficile. Farlo per Bordeaux sarebbe profondamente sbagliato.
Bordeaux è (almeno) binaria.
C’è la Bordeaux classica, quella della Piazza della Borsa, del gotico slanciato ed emozionante di Saint-André e Saint-Michel, dell’imponenza della Grosse-Cloche e del Pont de Pierre e dell’infinita e brulicante Rue Sainte Catherine. E’ la Bordeaux giallo ocra che ha rubato i colori alla vicina duna di Pilat. Massiccia. Ecco, non c’è aggettivo migliore per descriverla. “Massiccia” è una definizione onomatopeica per lo sguardo. Li osservi, quei palazzi, e ne senti il peso. Ma senza angoscia.
Poi c’è l’altra Bordeaux. Altra perché differente e susseguente. Altra, ma altrettanto – se non ancor di più – stupefacente. Alternativa non è l’aggettivo sufficiente ma è, almeno, quello necessario. L’altra Bordeaux comincia attraversando l’infinito Pont de Pierre, lasciandosi alle spalle il centro più storico. Può capitare di passarci in due momenti diversi della giornata e notare, con un certo stupore, un cambio nella direzione della corrente. E’ l’Oceano nemmeno troppo lontano che riguadagna terreno. Il gioco eterno delle maree. Quella che va e quella che torna.
Al di là del ponte c’è il quartiere che fu operaio. La Bastide. Quel luogo dove una volta defluivano le piene e ristagnavano sacche di disagio sociale, oggi è un’area brulicante di nuovi spazi residenziali, giardini e tanto doverosi quanto deliziosi recuperi post industriali. Bordeaux ha saputo reinventarsi.
Cuore pulsante della Bastide è un esempio di recupero veramente eccezionale. L’Ecosystème Darwin. Questo ex spazio militare, abbandonato nel 2005, era divenuto luogo privilegiato da graffitari e street artist, fino a che il gruppo Evolution non ha deciso di mobilitarsi con i cittadini e le associazioni di quartiere per riappropriarsene. Acquisita poi l’area adiacente dei magazzini, il progetto si è ampliato ulteriormente.
Oggi l’Ecosystème Darwin è uno spazio veramente unico in Francia. Impressiona per la sua grandezza, la sua bellezza “ritrovata” e il suo profondo equilibrio. Darwin è uno spazio di coworking che ospita più di 230 imprese e associazioni ma è anche un luogo per tutti i Bordelais che vengono qui per mangiare bio, fare e imparare a fare giardinaggio, vedere un’esposizione o fare skate. La cosa che stupisce, entrando, è il gusto. Si prova un piacere particolare a guardare gli innesti in legno moderni che abbelliscono e muovono il blocco centrale della struttura, nel classificare con gli occhi la selezione degli arredi del ristorante con prodotti rigorosamente locali, freschi e di stagione, nel curiosare nel piccolo negozietto o nell’ammirare le opere di street art che decorano le pareti giganti.
Cuore pulsante della filosofia di questo luogo magico è l’impatto ambientale, che deve essere il più ridotto possibile. L’assunto è semplice: di fronte all’evidente avanzare dei danni da cambiamento climatico, è doveroso diminuire drasticamente il consumo delle risorse materiali ed energetiche e inventare dei modelli economici che cambino profondamente il nostro stile di vita. Ed ecco lo spazio Darwin, basato su: cooperazione economica, transizione ecologica e cittadini alternativi. Merita davvero un’occhiata l’apposita sezione del loro sito. La cosa che ho amato di più è la loro auto-definizione di “hacker del territorio”: “se hackerare un sistema significa tentare di correggerne gli errori per ricondurlo ai suoi fini, allora noi siamo degli hacker territoriali”. Insomma, dei piccoli grandi sovversivi sostenibili. Tutto questo con un solo (apparentemente giusto) obiettivo: dar prova che un’altra città è possibile.
Lo spazio Darwin, quindi, emoziona perché trasmette tutta la speranza della modernità intelligente. Ne entri curioso e ne esci felice. E’ la banalità retorica delle idee sagge. C’è altro oltre l’abbandono e il consumo di spazio. La meilleur est avenir.
Ma non finisce lì, quest’altra Bordeaux. Bisogna spostarsi di qualche chilometro fino al quartiere Bacalan, attraversando il ponte Jacques-Chaban-Delmas, che prende il nome dal colui che è stato sindaco della città per qualcosa come una cinquantina d’anni (poi non ditemi che non vi avevo avvertito sulle tendenze monarchiche del luogo…). Peculiarità di questo ponte, in breve: 1) è un ponte levatoio nel senso che invece di aprirsi alza proprio tutta la strada (i francesi non amano distinguersi in sobrietà); 2) ha i piloni che cambiano colore in base alla marea, verde o blu a seconda di alta o bassa. 3) dal lato destro – arrivando dal Darwin – si nota un enorme decanter. E’ la città del vino, un luogo straordinario che meriterebbe un pezzo a parte.
Nascosto nei nuovi complessi residenziali del Bacalan, c’è un garage. Sì, esatto. Siete stati trascinati fino qui per un garage. Il Garage Moderne è un “garage associativo, partecipativo e culturale”. Nasce nel 2000 nel cuore di questo quartiere non propriamente centrale ed è un vero e proprio caravanserraglio per bici e automobili. Una sorta di co-working di meccanici che o ti riparano il mezzo o ti insegnano a farlo. Il bello del Garage Moderne, però, è che via via da puro garage è diventato un vero e proprio centro culturale e di incontro. Bordeaux è quel posto dove puoi sentirti dire: “ti va di andarti a vedere una mostra dal meccanico?” oppure: “che ne dici di bere una birra e mangiare una cosa dal ciclista?”. Esposizioni, concerti, bar, staff simpaticissimo e un po’ di eccentricità, fanno del Garage Moderne un must soprattutto nella bella stagione. Esperienza da fare: bersi un bicchiere sedendo sui sedili dei vecchi bus per i quali neanche le sapienti mani dei meccanici hanno saputo fare miracoli.
Ultima tappa di questo tour dell’altra Bordeaux è il deposito dei sottomarini. Per i francesi BETASOM (che a loro le sigle piacciono tanto), lo si raggiunge dopo un arzigogolato percorso che può partire dal Garage Moderne. Quando sembra di essersi definitivamente persi nella Darsena, quando hai la sensazione di essere sul punto di essere rapito, quando stai iniziando a comporre il testamento nelle note del telefono, sarai arrivato. Ci si può andare molto più serenamente coi mezzi, ma l’avventura vale già un terzo della visita.
La Base sous-marine è un decadente gigante in cemento armato su acqua. L’ex deposito dei sottomarini U-Boot che nella seconda guerra mondiale controllavano l’oceano Atlantico, oggi è un ennesimo esempio di recupero intelligente. BETASOM è stato (stata? boh) trasformato/a in un sorprendente spazio espositivo senza che venisse perso quello strano ed inedito mix di umidità e polvere. Un ossimoro atmosferico. 12000 metri quadrati sono stati aperti al pubblico per essere dedicati a mostre di arte moderna e contemporanea, spettacoli e concerti. Ca vaut la peine.
Bordeaux è un coup de coeur.
Ps. Per tutte le buone forchette che leggono. Due angolini squisiti personalmente testati dove mangiare a Bordeaux:
- LE 428 > Pochi tavoli e menù rigorosamente ristretto. Elodie e Aurélien, lei in sala, lui al bancone, sono una coppia nella vita e nel lavoro. Fuor di retorica, c’è tutto il loro sentimento nella gestione, nei piatti e nella gentilezza di questo angolino. Hanno aperto da un anno, ma meritano davvero il meglio e… la vostra visita.
- TANTE CHARLOTTE > Esperienza culinaria e umana unica nel suo genere. Cucina speciale. Menù breve ed equilibrato. Ottima selezione di vini. Personale… squisitamente eccentrico. La sala è gestita da un ragazzo squisito. Suggerimento: chiedetegli chi è la “Tante” 😉
Pps. Altamente consigliato e veramente ben fatto è questo numero di MERIDIANI su BORDEAUX. Una lettura molto utile prima e durante il viaggio.