Lago di Martignano | Il miracolo di ritrovarsi
Ho caldo. Il sole batte sulla tenda e pur essendo passata l’alba da poco mi sveglio. Fuori un tappeto di erba bagnata. L’umidità della notte si è mischiata alla pioggia della sera prima. Batteva sulla tenda togliendo la parola ai rumori del bosco. Poi il silenzio improvviso, le stelle. Il lento movimento del lago che accarezzava la riva a due passi. Il ritorno del frinire delle cicale, la luna, un cane che rincorreva le ombre. Credo che il sonno sia arrivato più o meno così, ascoltando il vento che muoveva le foglie e preparava il giorno nuovo mentre il falò esalava gli ultimi fumi. Ci sono paradisi che è difficile descrivere senza provare a raccontarli così: da dentro. Storie vere di luoghi vissuti.
È il giugno di un’estate che non si decide. Di quelle che scaldano Roma fino all’esaurimento poi la tradiscono con giorni di violenti e puntuali temporali serali. È un giugno come tanti quello in cui senti l’estate così dentro da voler scappare dal delirio capitale per qualche ora. Qualche amico, una tenda e una macchina. Il piano è staccare per almeno 12 ore.
Il lago di Martignano si trova nella zona di Anguillara Sabazia, a pochi chilometri da Roma. Eppure non la ricorda neanche lontanamente. È la fuga che serve e che salva a qualsiasi ora del giorno e stagione dell’anno. In primavera e all’inizio dell’estate, poi, può trasformarsi in un arrangiato campeggio notturno (non esattamente regolamentare, ecco…). Insomma, è la fuga hippie/freak. Neanche un’ora di auto per trovarsi immersi in un’atmosfera talmente surreale che Comencini ne ha fatto il luogo di alcune scene del suo PINOCCHIO. Un parco naturale che sorprende per il suo essere così autentico da straniare completamente.
Il telefono non prende. La corrente elettrica la si trova solo in un baretto lungo la spianata verde del lungo lago. Qui c’è un barbecue e un bagno. Per il resto, poi, l’importante è portarsi un libro, un antizanzare e la voglia di ritrovare la bellezza della lentezza. Alzando gli occhi dalle pagine, soprattutto in estate, intorno c’è chi fa il bagno nell’acqua limpidissima, chi gioca col cane, chi si ama, chi si racconta. Oppure si può scegliere la solitudine camminando verso sud nelle piccole calette. Martignano è un piccolo miracolo: praticamente irraggiungibile, poco frequentato, riesce a preservare inspiegabilmente la sua integrità ecologica.
Al mattino è di un verde che acceca. Al tramonto si tinge di rosso, arancione e viola. Si lascia guardare così, mentre sorseggi una birra o il vino “della casa” che il baretto serve in bottiglie di plastica spillate dal tino. La sera tardi, poi,nell’acqua fredda, senti il corpo che si lascia andare.
Poche volte nella vita riesci a sentirti così fortunato come quando uscendo dalla tenda nel silenzio dell’alba osservi la superficie del lago piatta. Immobile. Ascolti il silenzio e sai che sarà tuo fino a quando vorrai stare lì. A Martignano succede il miracolo di ritrovarsi. Con se stessi e con chi ti accompagna. Perché tutto il resto è – forzatamente – fuori.