La Sirena (Rusalka), di Aleksandr Petrov
Inutile raccontare la difficoltà di coniugare differenti forme d’arte e quanto il cinema ci abbia provato, rifacendosi alla pittura, soprattutto, e rischiando di creare vuoti e nozionistici contenitori, privi di anima, come suggerisce Pasolini ne La Ricotta. Eppure qualche volta i pianeti si allineano e mondi inconciliabili collimano. È il caso dell’artista ed animatore russo Aleksandr Petrov, che da anni realizza cortometraggi animando i suoi disegni ad olio, con una tecnica particolarissima che viene dal passato, ma che è stata resa famosa proprio da Petrov. La pittura viene stesa su più lastre di vetro, per dare anche il senso della profondità; le lastre vengono fotografata e successivamente i disegni modificati (viene infatti usata una pittura ad olio a lenta asciugatura), per creare il fotogramma successivo.
La tecnica è lunga e laboriosa, ma il risultato è una sorta di quadro raccontato, che affonda le sue radici nel realismo romantico, capace di emozionare fin dalla prima vista. Fra i suoi quadri/cortometraggi più famosi, si trova La Sirena (The Mermaid o Rusalka, nell’originale russo), che mette in scena un racconto di Pushkin basato sul folklore contadino slavo. La sirena è qui una creatura fluviale tormentata e negativa, come già nella mitologia greca, nata dall’anima sventurata di una donna suicida, solitamente per il tradimento di un uomo. Nel cortometraggio, un giovane monaco incontra e si innamora di una giocosa sirena, ma con la prosecuzione del racconto, il passato del mentore del giovane viene a galla e con esso il rapporto con la sirena, ed il suo ultimo obbiettivo.
Le figure di Petrov si mescolano, come colori su una tavolozza, in un movimento continuo senza sosta, dove un soggetto trasfigura nel colore in un altro, in una continua rinascita. Proprio come l’anima della sventurata sirena, che torna col suo fardello di morte e vendetta.