La Scomparsa di Mia Madre, di Beniamino Barrese

La Scomparsa di Mia Madre, di Beniamino Barrese

La scomparsa di mia madre

“Che cos’è che ti dà così fastidio dell’immagine?”
“Il fatto che è una bugia”

La Scomparsa di Mia Madre è un film-documentario per certi versi atipico, in quanto l’intento del regista non è qui semplicemente quello di raccontare la realtà che sta indagando, in questo caso una persona, ma piuttosto quello di riprenderla instancabilmente nel tentativo di capirla lui stesso.

Il regista è Beniamino Barrese, e la protagonista del film è Benedetta Barzini, sua madre, top model degli anni ’60 (è stata la prima modella italiana su Vogue, fotografata da mostri sacri della moda e frequentatrice della Factory di Andy Warhol), poi giornalista e docente. All’età di 75 anni, Benedetta desidera scomparire: allontanarsi dalla vita che ha conosciuto fino ad oggi, sparire senza cellulare, senza computer, (ri)partire. Non di suicidio si tratta, ma di volontà di affrontare una nuova fase della vita, spoglia dall’identità e dai preconcetti che ha dovuto seguire per “vivere nel mondo”.

È comprensibile che di fronte a questo proposito un figlio possa sentirsi quantomeno spaesato, e il film di Barrese nasce proprio come tentativo di esorcizzazione. È quasi un rito apotropaico, che da un lato vuole cercare di capire l’intento della madre, dall’altro lo vuole scongiurare, attraverso la rappresentazione filmica di quello che potrebbe essere.

“Mi spieghi questo progetto in cosa consiste, dunque? Consiste nell’andare in un mondo contrario a quello che ho vissuto fino adesso. Vivo in un mondo in cui tutto è delegato alla fotografia, non alla memoria.”

Benedetta Barzini: una vita per immagini

L’idea di scomparire di Benedetta è tutta qui: lei che ha basato parte della sua vita sull’immagine, è arrivata con il tempo a chiedersi quale sia il valore reale delle immagini, della fotografia o del cinema. La rappresentazione uccide la memoria, uccide il reale, è una bugia.

“Esistono tantissime foto di tramonti” riflette, “francamente tutte uguali. Ma quando li vedi, i tramonti, non sono mai uguali.”

La fotografia, nata con un intento oggettivo di rappresentazione della realtà, finisce quindi per falsificarla, ridurla a un comun denominatore – tramonto, bella donna – eliminando le sfaccettature dovute all’esperienza e alla personalità soggettiva. La Barzini, da convinta femminista, critica aspramente questa visione della realtà che ha permeato la società contemporanea e l’idea di donna, e, per contrasto, assume comportamenti opposti: non si cura nell’aspetto, si rifiuta di apparire, si rifiuta perfino di utilizzare la lavatrice.

Per tutta la durata del film assistiamo in modo quasi voyeuristico ai litigi con il figlio, che si ostina nel riprenderla anche in momenti intimi e privati, anche mentre dorme, lei che detesta essere ripresa e che ha acconsentito alla lavorazione del documentario solo per non deludere lui. L’ostinazione di Barrese diventa in questi momenti invasione, ossessione.

Lui vuole fare vivere la madre sullo schermo, anche con l’ausilio di attrici più giovani che dovrebbero dare voce alla Benedetta di anni prima, e questo desiderio si scontra con la fortissima volontà di scomparsa di lei, con il suo rifiuto dell’immagine come rappresentazione della realtà, in primo luogo di se stessa.

Madre e Figlio

Assistere da spettatori a questo scontro è a tratti fastidioso: si ha la sensazione di violare qualcosa di privato, ma è anche un privilegio che può avvenire solo perché madre e figlio, nonostante tutto, hanno deciso di collaborare e realizzare un film che non sarebbe stato possibile avere se non in virtù del loro rapporto.

E, quando vengono accantonate le ostilità tra i due pensieri opposti, il film regala momenti di grande tenerezza e umanità.

Nel finale sembra che madre e figlio riescano a trovare un equilibrio, almeno per dare un senso a questo esperimento cinematografico: le esigenze dell’immagine sono soddisfatte da una vera e propria messa in scena della scomparsa, ma la verità è rappresentata da uno schermo che diventa nero, nel momento in cui Benedetta può finalmente mettere il tappo all’obiettivo della telecamera.

LEGGI ANCHE  Il cinema e l’ossessione per l’immagine

Titolo originale: La scomparsa di mia madre
Regia: Beniamino Barrese
Anno: 2019
Durata: 94′
Interpreti: Benedetta Barzini, Beniamino Barrese

Anche tu puoi sostenere SALT! Negli articoli dove viene mostrato un link a un prodotto Amazon, in qualità di Affiliati Amazon riceviamo un piccolo guadagno per qualsiasi acquisto generato dopo il click sul link (questo non comporterà alcun sovrapprezzo). Grazie!

NO COMMENTS

Leave a Reply