L’oceano in fondo al sentiero | Neil Gaiman
Ovvero, il libro dietro Stranger Things che devi assolutamente leggere.
E’ possibile che in una sperduta campagna inglese nel pieno degli anni ’80 ci sia (mai stato) un oceano in fondo al sentiero?
Diciamo subito che forse non è proprio un oceano, ma un più morigerato stagno. Un innocuo stagnetto delle papere. Un piccolo cerchio di acqua ferma e scura con qualche pescetto e canne al vento.
O almeno questo è quanto l’innominato protagonista di questa storia sembra di ricordare, appena tornato nel paesino della lontana infanzia per un evento non proprio gioioso.Un funerale.
Nel riappropriarsi dei luoghi sfumati incrocia una signora anziana, non proprio amichevole ma che – è già qualcosa – si ricorda di lui. E con poche, sconvolgenti parole riporta l’uomo indietro di decine e decine di anni, quando lui ne aveva nove, e viveva proprio lì, lì vicino allo stagno.
Stagno che era davvero un oceano, come diceva Lettie Hempstock, l’amica davvero geniale che vive con la mamma e con la nonna, che pare conoscere tutte le cose nonostante i suoi 11 anni, che racconta la scienza e ti canta i buchi neri, così come i mondi paralleli dove viaggiare nel nero del bosco. Dalla morte di un suicida si risvegliano forze brutali, che cercano in tutti i modi di passare nella cruna di un ago per invadere il mondo del protagonista, che impara in pochi giorni cosa vuol dire affidare il cuore ad un’amica vera e ad una sorte incerta.
Fra i racconti ispiratori dell’universo di Stranger Things, L’oceano in fondo al sentiero è una favola buia che Neil Gaiman ha scritto per sua moglie e che porta con sè tanti dei topoi narrativi propri dell’autore: il mondo doppio, il mondo parallelo, quello che c’è sotto ( l’upsidedown, anyone? Eleven dove sei? ), i canali di passaggio nascosti ma che non si possono chiudere, le creature che sperano in un’esistenza diversa dall’altra parte del muro. Come Coraline, come Stardust, come Neverwhere.
Ma in quest’opera nera e dolcissima Neil Gaiman scava temi ancora più viscerali, ancora più ancorati nell’anima di ciascuno di noi. Ovvero, come l’infanzia, la memoria e le loro conseguenze ci salvano e ci perdono. Come i bambini portino dentro di sè sensi di colpa e di responsabilità giganti, un fardello enorme sul cuore a cui gli adulti sono puntualmente sordi. Rievocando quei periodi arcani Neil Gaiman ci sbatte in faccia quanto ci preoccupavamo, da bambini, di rimettere a posto le cose.
Di riaggiustare i pezzi rotti, che fossero Lego, cristalli o cuori umani. Di affrontare tutto quanto da soli, convinti di essere gli unici responsabili di trame abissali e intricatissime messe in moto da un trascurabile, minuscolo inciampo nei doveri quotidiani.
Non correre in corridoio.
Non lasciare la finestra aperta.
Non lasciarmi la mano quando vedremo il mostro.
E poi la memoria.
La memoria delle cose e dei volti, e di quello che ci rifiutiamo di ricordare, un enorme loop nel dimenticatoio di Silente. La memoria che – lo dice la stessa Mrs. Hempstock – è una cosa ibrida, un mezzo sogno, un riassunto colorato di esperienze veritieri ed immaginazioni necessarie a riempire le lacune e raddolcire gli orrori. La memoria, quell’appiglio che ci tiene vivi e che ci tiene umani e che ci perde per strada quando siamo vecchi e non riusciamo a tenere aggrappate le cose alla punta delle dita.
Ti puoi davvero fidare della memoria? E’ la memoria che genera mostri? O è la memoria che toglie l’impaccio della nostra eccezionalità, appiattendoci alla normalità di un’aurea mediocritas condivisa?
Nell’Oceano la memoria pura è come la conoscenza di tutte le cose, qualcosa di possibile ed enorme e luminosissimo, che può essere custodito esclusivamente dalle tre donne del racconto. Lettie, la madre, la nonna. Donne che non invecchiano di un giorno ma che ricordano tutte le cose – dalle storie di Shakespeare alla musica del Big Bang – e che gioiosamente tengono a bada l’orrido e la damnatio memoriae: che permettono a tutti di essere ricordati.
L’oceano in fondo al sentiero è un’opera che scava un buco nel cuore, proprio come quello del protagonista: più si è adulti e più impatta, e resta lì con te. Dopo il successo clamoroso nel 2013 e numerosi premi, è ora al National Theatre di Londra sotto forma di un’evocativa piéce teatrale con il placet dell’autore stesso, che ha contribuito agi adattamenti del testo: fra una colonna sonora chiaramente prestata dai Duffer Brothers, cambi di scena dritti sul palco, oceani ed enormi creature nere è una festa degli occhi e del cuore.
Non perdetevelo, se vi capita. E leggete il libro di un fiato, di corsa, di notte, per ricordarvi tutto, o perlomeno tutto quello che era essere più piccoli, fare qualcosa di sbagliato, sentirsi al sicuro e grati all’universo tutto quando si veniva salvati. Di solito, dalla mano gentile e rassicurante di un caro amico.
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Titolo | L’oceano in fondo al sentiero
Autore | Neil Gaiman
Editore | Mondadori – Strade Blu
Anno | 2013