Kain, di Kristof Hoornaert

Kain, di Kristof Hoornaert

Presentato al Festival di Berlino 2006, Kain è un cortometraggio caratterizzato da un dosaggio dei tempi e dell’attesa estremamente efficace, associati ad una regia lucida e lineare. In un bosco assistiamo alla lotta mortale fra due ragazzi (fratelli, ci suggerirebbe il titolo). Non sappiamo le ragioni, nessuna motivazione psicologica, ma assistiamo, impassibili ed ignari come la natura intorno all’omicidio di uno dei due ed al viaggio che l’altro intraprenderà, alla sua presa di coscienza, purificazione e senso di colpa, che seguiranno un gesto nato come naturale.

L’uomo turba la perfezione della natura, la sua mobilità immobile e indifferente. Gli alberi del bosco assistono senza esserne toccati, appena macchiati dal sangue, alla perpetrazione della crudeltà ed alla nascita della coscienza adulta di un ragazzo. Proprio la maturazione, che equivale ad uno spoglio purificante, prima fisico poi emotivo, dell’assassino fanno da contraltare alle bellissime sequenze bucoliche

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