In José y Pilar, documentario del 2010 prodotto (anche) da Almodóvar, José Saramago diceva alla moglie amatissima

Tutto puo’ essere raccontato in altro modo

Quasi nove lustri prima, nella Lisbona rombante del 1966, Saramago pubblicava una raccolta di poesie possibili e non amava ancora Pilar. Quell’amore verra’ dopo, e calchera’ Lanzarote con l’eloquenza delle foto, amore sbandierato, amore rumoroso per le onde dell’Atlantico.

Senza Pilar, Saramago nel 1966 polemizzava un sacco e scriveva Diz tu por mim, silênciopoesia per amanti che non si parlano: in sei righe coglieva tutto. Amanti che litigano, il battibecco e lo sconforto. I giorni compromessi e l’assenza di una strada, la direzione dei battiti cardiaci rimbambita da un’improvvisa scomparsa del Nord. Annotava le parole inutili, le parole ferme, i discorsi da fare che non trovano la strada nel tamburo rotto della trachea. Tutte quelle parole lievi che avrei voluto dirti, ma stiamo litigati, amore mio.

Gli amanti che non si parlano sono un po’ sfigati, e Jose’ lo sa benissimo.

E Jose’ si rimbocca le maniche, s’affida al silenzio, e si salva. Silenzio tutela dalle parole affilate, silenzio unico testimone di questo cuore che affoga nel torace: silenzio che ti racconti in altro modo tutte le sillabe luminose che straripano al pensiero del tuo nome, amante che non parli.  Silenzio che appiani la rabbia e silenzio che ci salvi.

Il silenzio tramuta in concetti densi. Ed e’ sfumatura di colori azzurri, un’interazione secondaria su piattaforma digitale, la commutazione dell’anima a distanza di chilometri, diciamo pure 577, l’occhio che si perde in un tramonto intossicato dalle polveri sottili.

Il cellulare che finalmente vibra per un messaggio vocale.

Tuo.

*

Não era hoje um dia de palavras, 
Intenções de poemas ou discursos, 
Nem qualquer dos caminhos era nosso. 
A definir-nos bastava um acto só, 
E já que nas palavras me não salvo, 
Diz tu por mim, silêncio, o que não posso.

Oggi non era giorno di parole,
con mire di poesie o di discorsi,
né c’era strada che fosse nostra.
A definirci bastava solo un atto,
e visto che a parole non mi salvo,
parla per me, silenzio, ch’io non posso.

(da Le poesie possibili, 1966)

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