Italo, un abitante del mondo di prima

Italo, un abitante del mondo di prima

Vi chiedo scusa in anticipo se questa recensione sarà un poʼ meno ortodossa del solito.  Ma per il mio primo week end libero dallʼinizio dellʼepidemia volevo ritrovare un briciolo della mia solita routine, un assaggio di comʼerano i miei giorni liberi nella vita di prima. Ho cercato qualcosa di bello da recensire, qualcosa di spensierato, pieno di colore, speranza e allegria. Poi mi sono ricordata che quella roba io non lʼho mai letta. Allora ho scelto un altro tipo di bellezza, quello dei progetti ben pensati, ben costruiti e ben realizzati. Il fumetto che mi ricorda più di tutto comʼerano, in realtà, i nostri giorni al di fuori della quarantena, ma rileggerlo oggi è impossibile senza il filtro del tempo presente. È significativo, anche, che un incontro con lʼautore sia stata la mia ultima uscita di piacere ad oggi; era il 22 febbraio.

In quel giorno che ormai sembra lontanissimo ho incontrato Vincenzo Filosa e mi sono fatta dedicare la mia copia di Italo, educazione di un reazionario (Rizzoli Lizard). La lettura mi era piaciuta anche prima. Italo è un uomo comune, pericolosamente simile nellʼaspetto al suo creatore, incastrato nelle ansie di una società precaria, come è precario il suo lavoro da fumettista, e schiacciato dalle responsabilità, dai pagamenti, dagli obblighi della vita di famiglia, dominato dalla dipendenza da sostanze stupefacenti. Ed è proprio attraverso la storia del suo percorso di disintossicazione, percorso non privo di grandi passi falsi, che impariamo a conoscere la sua personalità fragile e meschina, mentre cerca di sbarcare il lunario nel settore più incerto che ci sia, la fabbrica della cultura.

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Per apprezzare un fumetto il cui protagonista non ispira alcuna empatia, almeno per la sottoscritta che piuttosto si rivede nella dottoressa del SERT, serve davvero che tutto il resto funzioni alla perfezione. Ed è così. Tutto, dai tempi della narrazione, allo stile espressivo del disegno, dalla rappresentazione decadente delle periferie del sud Italia, alle soluzioni grafiche che liberano le illustrazioni dalla griglia della tavola è studiato nei minimi dettagli e veicola impeccabilmente il messaggio. In questi giorni sospesi, isolati in casa con la compagnia alle nostre incertezze, e forse ci stiamo dimenticando che la vita prima del COVID non era semplice e spensierata come vogliamo ricordarla.

Proprio come nel passaggio, a mio parere, più significativo dellʼintero fumetto, che si trova nelle pagine iniziali, siamo sempre stati protagonisti isolati della nostra vignetta, in un universo frammentato che pure condividiamo ma senza mai toccarci e vederci davvero, dominato dalla preoccupazione del momento e dalla nostra stessa pavidità. È bastato un granellino di polipeptidi e acidi nucleici a far crollare in meno di un mese il castello di ansie intorno al quale orbitavano le nostre esistenze, a metterci a nudo davanti al nulla di cui ci siamo circondati per tutta la vita, ora che ci rendiamo conto di quali sono le cose essenziali di cui abbiamo veramente bisogno.

Ed è più che mai evidente, in questo momento, quanto sia fragile lʼintero sistema di produzione della cultura e quanto precarie siano le persone coinvolte in tutti i suoi passaggi, primo tra tutti, probabilmente, lʼartista/intellettuale stesso, proprio come Italo. È notizia di questi giorni la perdita enorme di titoli letterari che subiremo nel 2020 a causa della riprogrammazione forzata del programma editoriale che stanno attuando le case editrici. È bastato che un distributore americano sospendesse le consegne di fumetti ai rivenditori degli Stati Uniti per far crollare una parte importante del sistema editoriale fumettistico, che a quanto pare si basa più sul movimento continuo di denaro da una parte allʼaltra del sistema che sulla vera creazione di ricchezza. In un sistema culturale come quello italiano, dove essere fumettista non viene neanche considerato un lavoro vero, anche perché dopotutto sono davvero pochi quelli che ce la fanno senza occupazioni collaterali, rischiamo di assistere alla caduta di moltissime case editrici e di perdere così innumerevoli opere ancora mai nate, soprattutto se, come è probabile, salteranno tutti gli eventi di settore programmati per questʼanno (stiamo pensando tutti alla stessa cosa, lo so).

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Per quanto io non abbia parole che possano portarvi più fiducia per il futuro una cosa voglio dirla. Siamo ingabbiati nelle nostre case, è vero, ma ci stiamo liberando di quellʼuniverso lì ripieno di nulla se non delle nostre ansie, liberiamoci anche noi delle nostre dipendenze e dedichiamoci a ciò che conta davvero. E se questo dovesse essere anche un fumetto, perché no? Nei fumetti come Italo, dopotutto, vi è tutta la potenza espressiva del mezzo, per cui lo considero una delle migliori uscite degli ultimi mesi oltre che uno dei migliori ritratti che mai avremo del mondo di prima. Continuiamo, quindi, a comprare fumetti e a goderne. Il mondo di poi arriverà che lo vogliamo o no, sta a noi decidere con cosa riempirlo.

Titolo: Italo. Educazione di un reazionario
Autore: Vincenzo Filosa
Casa editrice: Rizzoli Lizard
Anno di Pubblicazione: 2019

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