Isola Edipo al Lido di Venezia. Intervista alla direttrice artistica Silvia Jop

Isola Edipo al Lido di Venezia. Intervista alla direttrice artistica Silvia Jop

Silvia Jop
Silvia Jop, direttrice artistica di Isola Edipo. Una foto di Lucia Buricelli

Dopo il vuoto della primavera pandemica Venezia ha piano piano cominciato a ripopolarsi e questo per i suoi abitanti ha significato un albore di ritorno alla normalità. Sono stati mesi di un lungo isolamento forzato. Un isolamento che ha reso ancora più alienante una situazione che lo è già di per sé, soprattutto per chi vive in una delle tante isole che compongono il vasto territorio della laguna veneta. Tra queste c’è anche il Lido, dove io stessa ho affrontato il periodo della quarantena.

In particolare noi lidensi – o “lidioti”, come simpaticamente ci apostrofano i nostri concittadini del centro storico – abbiamo passato gli ultimi mesi con il fiato sospeso in attesa dell’inizio dell’evento per eccellenza, l’unico che ha luogo sull’isola in tutto l’anno ogni fine estate: la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. La Biennale, ente organizzatore, non ha mai tentennato riguardo alla possibilità di cancellazione della manifestazione, nonostante le evidenti problematiche dovute alla situazione mondiale. E nonostante un calo di presenze che si assesta a circa il 50%, il Festival del Cinema è iniziato il 2 settembre come da programma.

Oltre alla programmazione ufficiale, nell’ambito della Mostra è presente una proposta del tutto particolare, dedicata soprattutto agli abitanti del luogo, al fine di favorire il legame tra cultura e territorio: Isola Edipo. Come si legge dalla pagina Facebook dell’organizzazione, “Isola Edipo è una rassegna di eventi che si sviluppa attorno all’Edipo Re, storica imbarcazione a vela e a motore utilizzata da Pier Paolo Pasolini, e dedicata a cinema, letteratura, musica, arte, cibo e attualità all’insegna della sostenibilità con tantissimi diversi spazi e stand (Drink & Food Area) lungo laguna alla Mostra del Cinema Venezia al Lido”.

Cuore pulsante e mente organizzativa e artistica di Isola Edipo è Silvia Jop, e chi meglio di lei può raccontarci questa avventura sorta tra mare e laguna?

Ci racconti di Isola Edipo?

Isola Edipo nasce più o meno cinque anni fa, anche se in realtà c’è stato un “anno zero” che precede questi cinque anni, quando è stata fondata l’associazione Edipo Re, in seguito al salvataggio in Croazia dell’omonima imbarcazione da parte della famiglia Righetti. Proprio in quel periodo Sibylle Righetti ed Enrico Vianello, che sono i fondatori di “Edipo Re impresa sociale”, che appunto promuove Isola Edipo, hanno pensato che fosse il caso di cominciare a provare a costruire un rapporto tra il Festival del Cinema di Venezia e la città. Prima del nostro progetto, la Mostra non ha mai fatto quella torsione indispensabile per girarsi e guardare la città, che invece è la culla che ospita da più di mezzo secolo questa importante manifestazione.

Quindi nel 2011 l’Edipo Re – barca a vela che fu del pittore Giuseppe Zigaina, a lungo condivisa con Pasolini, Callas e gli amici dell’epoca che erano tutti artisti e intellettuali, ma non solo – ha attraccato al Lido, su Riva di Corinto davanti alla laguna, e Sybille ed Enrico hanno cominciato a pensare di costruire qualcosa.

L’anno a seguire ci siamo incontrati e mi hanno proposto di fare la direzione artistica di attività culturali legate alla presenza della barca e da lì è nata Isola Edipo che è una rassegna che, appunto, è giunta alla sua quinta edizione e che si sviluppa su Riva di Corinto, con lo sguardo rivolto alla città di Venezia e i piedi piantati al Lido nell’area del Festival e che offre ai suoi visitatori una selezione di incontri legati alla letteratura, al cinema e alla musica con piccoli concerti. Da quest’anno, poi, abbiamo inaugurato un nuovo spazio di proiezione che si chiama “Notti Veneziane – L’Isola degli Autori”, realizzato in collaborazione con le Giornate degli Autori, e così è stata sviluppata l’area della selezione cinematografica in maniera più ampia.

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Edipo Re, la barca
Edipo Re, la barca. Una fotografia di Lucia Buricelli

La vostra non è solo una rassegna multidisciplinare, visto che ogni anno conferite due diversi riconoscimenti legati proprio al cinema.

Isola Edipo infatti veicola la propria identità etica attraverso un premio e un omaggio. Il primo è un premio collaterale che riguarda la selezione ufficiale della Mostra del Cinema, “Premio per l’Inclusione Edipo Re”, giunto quest’anno alla sua terza edizione. Ogni anno proponiamo a una giuria di tre figure diverse una selezione di 12 titoli, 3 per ogni sezione con concorso (Concorso Internazionale, Orizzonti, Settimana della Critica e Giornate degli Autori), scelti da me in relazione con i selezionatori delle singole sezioni.

Il film che riceve il premio vince la distribuzione su cinque sale in giro per l’Italia e il sostegno da parte di MyMovies della comunicazione nel momento in cui il film viene effettivamente distribuito. Per questa edizione la giuria è composta da tre donne: la critica letteraria Annalena Benini, l’attrice Esther Elisha e l’artista visiva Rädi Martino. L’omaggio, invece, rappresenta un riconoscimento per il “Cinema dell’inclusione” ai maestri e alle maestre del cinema internazionale. Quest’anno lo abbiamo conferito a Liliana Cavani, l’anno scorso a Margarethe von Trotta, l’anno prima a Raymond Depardon e l’anno prima ancora a Frederick Wiseman.

Edipo Re è nata nel 2011 e nel 2016 avete inaugurato la prima edizione della rassegna Isola Edipo, dove il fulcro e il luogo di incontro è sempre stato intorno a questa imbarcazione. Quanto è importante per te il legame tra la cultura e un territorio così particolare come quello di Venezia?

Per noi il legame tra la cultura e la città è fondativo. Isola Edipo è nata da un’esigenza di creare uno dei pochi ponti che ancora non esistevano in città, cioè tra l’esperienza del Festival del Cinema e il territorio veneziano, tanto che tutti i nostri incontri sono gratuiti e aperti a tutti, anche a chi non è in possesso di un accredito per la Mostra. Abbiamo voluto rinsaldare questo forte legame anche con il Lido stesso con l’inaugurazione di un nuovo spazio di proiezione per Isola Edipo: la ex sala cinematografica parrocchiale della Chiesa di Sant’Antonio, ormai inutilizzata da anni. Per noi l’elemento più importante resta intessere e mantenere relazioni tra persone e, naturalmente, quelle con i cittadini di Venezia e delle sue isole sono indispensabili.

Questo è sicuramente un anno particolare non solo per i festival cinematografici, ma per l’intero mondo della cultura. Nonostante le oggettive problematiche, voi di Edipo Re avete affrontato la situazione fino ad arrivare ad inaugurare questo nuovo spazio di proiezione, sempre completamente gratuito, raddoppiando di fatto i vostri luoghi operativi sul Lido – la sala e lo storico spazio intorno all’ormeggio della barca. Com’è stato organizzare l’evento e cosa vi ha spinto ad affrontare una tale sfida artistica?

La pandemia da COVID-19 è stato un momento di terrore, ma allo stesso tempo un momento che ha riattivato il desiderio delle persone di fare squadra tra di loro. Quando è stato evidente che Biennale ha confermato, e così il Governo, che il Festival avrebbe avuto luogo, ci siamo detti «noi non mancheremo». Era importante far sentire che ci saremmo stati, era importante far capire che rispettando le regole ed essendo prudenti era possibile trovare il modo di stare insieme, vedere dei film e partecipare a dei dibattiti. Da un lato ci sono dei regolamenti che vanno rispettati, che sono all’ordine del giorno, per Biennale, per le Giornate degli Autori e anche per noi: le mascherine, la sanificazione, il distanziamento – non sociale ma fisico. Dall’altro c’è la necessità di esserci.

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Una sera a Isola Edipo
Una sera a Isola Edipo. Una fotografia di Lucia Buricelli

Quest’anno avete presentato un’offerta veramente corposa e variegata: incontri – come la presentazione del nuovo libro del regista Oliver Stone Cercando la luce. Scrivere, dirigere e sopravvivere –, dibattiti sulle nuove sfide del mondo dell’audiovisivo, piccoli spettacoli – come la live acoustic session di Vinicio Capossela – e naturalmente le proiezioni di “Notti Veneziane – L’Isola degli Autori”. Per voi in ogni caso rimane centrale l’elemento della socialità e del legame tra il pubblico e il prodotto culturale.

Infatti tutti gli anni organizziamo anche “Social Food Festival” (una serie di stand eno-gastronomici) che sta di sottofondo alla rassegna di incontri interdisciplinari che sviluppiamo attorno alla Edipo Re. Questo naturalmente va a favorire l’incontro tra tutte le persone che partecipano al Festival, spettatori ed autori, in una cornice più confortevole e informale. E l’elemento centrale di quest’anno è sicuramente aver spostato le proiezioni dalla piccola arena esterna che avevamo lì su Riva di Corinto a questa sala condivisa con le Giornate degli Autori.




Isola Edipo si avvale della collaborazione di partner illustri come, appunto, le Giornate degli Autori – rassegna collaterale e indipendente della Mostra del Cinema dal 2004. Quanto è stato importante il legame con loro, soprattutto dal punto di vista della programmazione, anche dopo l’avvicendamento di Gaia Furrer alla direzione artistica?

La collaborazione con le Giornate degli Autori, che quest’anno è ancora più centrale, è tutt’altro che recente. Già con Giorgio Gosetti (Delegato generale delle Giornate ndr) avevamo cominciato condividendo il destino dell’omaggio al “Cinema dell’Inclusione” ai maestri e alle maestre del cinema internazionale.

Questo riconoscimento – consegnato, come ti ho già detto, a Frederick Wiseman, a Raymond Depardon, a Margarethe von Trotta e ora a Liliana Cavani – è stato da subito un segmento nel quale abbiamo costruito un percorso comune con le Giornate. Percorso che si è poi amplificato con l’apertura di questo nuovo spazio di proiezione “Notti Veneziane – L’Isola degli Autori” di cui io e Gaia abbiamo firmato insieme la selezione. Trovo che l’arrivo di Gaia sia stato da un lato provvidenziale e dall’altro che fosse anche nelle corde di un percorso attivo. Penso anche che un giovane uomo non sarebbe stato in grado al posto suo di avere l’apertura immediata che una donna autorevole e competente come lei ha saputo avere. Questa è una cosa a cui tengo molto perché secondo me è una questione che ha a che fare con la capacità di tessere relazioni in maniera virtuosa.

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Intervista a Silvia Jop, direttrice artistica di Isola Edipo
Ancora Silvia Jop, ma su sfondo diverso. Una fotografia di Lucia Buricelli

Come abbiamo visto, nel vostro programma è anche presente un omaggio alla regista Liliana Cavani, che è avvenuto nella prestigiosa cornice del Teatro Goldoni di Venezia. Anche alla Mostra del Cinema quest’anno c’è una spiccata partecipazione femminile del mondo cinematografico: Cate Blanchett è presidente di giuria per il concorso ufficiale e i due Leoni d’oro alla carriera sono stati consegnati alla regista Ann Hui e all’attrice Tilda Swinton. Quanto pensi sia importante valorizzare il ruolo della donna nel mondo del cinema e della cultura oggi?

Devo dirti la verità, l’idea delle “quote rosa” mi irrigidisce un po’ anche se mi rendo conto che abbiamo una società conformata così e le istituzioni ancor di più, con un assetto che fa sì che ci siano sempre stati e continuino a esserci molti più uomini che donne in alcune posizioni. Dopodiché penso che alcune cose siano nella storia dei percorsi che si evolvono e si amplificano e che quello che sta accadendo ora non sia per ragioni di quote rosa, ma per una cultura che un po’ alla volta cresce.

Quindi ti dico che io quasi non me n’ero resa conto, ma effettivamente per Isola Edipo siamo io e Gaia che interagiamo, abbiamo tre giurate donne e l’omaggio del “Cinema dell’inclusione” quest’anno è andato a Liliana Cavani. Di fatto io credo che alla fine tutto questo sia un modo per vivere bene insieme, uomini e donne, in percorsi virtuosi di esperienze che si condividono. Penso che sia l’elemento della relazionalità quello più importante, senza avere bisogno di focalizzarsi sul genere. È anche vero che per ragioni culturali accade che noi donne siamo più abituate ad avere fiducia.

Quello che mi ha sempre colpito di Edipo Re, infatti, è la volontà di mantenere un forte legame con il territorio all’insegna della sostenibilità e di creare e coltivare la collaborazione tra persone. In questo senso la mission della vostra associazione è quanto mai attuale. Come siete cresciuti in questo senso negli anni e quali sono le prossime sfide che vi aspettate di affrontare?

È come se l’edizione di quest’anno, con le novità di cui abbiamo parlato, fosse già il preludio per l’anno prossimo. Per cui si tratterà di consolidare la nostra attività in maniera più salda, a partire dal nuovo spazio di proiezione, sia dal punto di vista della programmazione sia dal punto di vista dello spazio effettivo della sala, per restituirlo al territorio e ai cittadini del Lido. Rimane poi l’idea che abbiamo con l’associazione Edipo Re di sviluppare una serie di attività che abbiano a che fare con il cinema in termini produttivi, distributivi e di visione nell’arco di tutto l’anno e arrivare alla prossima Mostra del Cinema con un portato da condividere all’interno di Isola Edipo che però mette le basi su, appunto, un percorso che ha già mesi di vita alle spalle.

Non a caso martedì 8 settembre abbiamo avuto un incontro aperto al pubblico con i rappresentanti di tutte le esperienze che sul territorio hanno sviluppato attività di proiezione audiovisiva nell’ultimo periodo. Noi, Rete Cinema in Laguna, Cinema Galleggiante e Barch-In/FEMS du Cinéma (tutte associazioni che hanno riportato il cinema a Venezia durante l’estate, con proiezioni all’aperto in città, in alcuni casi fruibili direttamente dalle proprie barche ndr) ci siamo ritrovati tutti a Isola Edipo per fare un piano operativo per i prossimi mesi dedicato proprio al cinema sul territorio. E speriamo proprio di riuscire a farcela.

Zoe Ambra Innocenti

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