Il papà di Dio-Anche gli dei vanno a letto senza cena
Sulla scia dell’ultimo fumetto di cui vi ho parlato, intendo “Fight Club 2” di Chuck Palahniuk, anche questo graphic novel tratta di creazioni e creatori, ma non potrebbe farlo in modo più diverso. “Il papà di Dio” è l’ultima fatica di Maicol e Mirco, autore anche de “Il suicidio spiegato a mio figlio” di cui potete leggere qui; dico fatica perché si tratta di un volumotto di ben 900 pagine edito da BAO Publishing. Nonostante la massa, il libro, come sempre, si fa divorare, grazie alla semplicità e all’immediatezza delle tavole dell’autore. Al contrario di “Fight Club 2”, così pieno di artifici baroccheggianti, come sempre il linguaggio di Maicol e Mirco risulta immediatamente fruibile e semplice, come le tavole che sono sempre costituite da una sola vignetta con personaggi stilizzati, qualche linea come sfondo e pochissime battute prive di balloon.
La semplicità non deve, però, ingannare. Quando si sceglie di non ricorrere a disegni mirabolanti o anche solo all’espressività dei volti dei personaggi ogni singolo tratto sul foglio bianco diventa portatore di un messaggio e quindi simbolo. Non mi sembra un caso che il protagonista del fumetto, un giovane Dio (e intendo proprio Lui) sia disegnato come un triangolo, dopotutto non si dice uno e trino? E non mi sembra un caso neanche che il papà di Dio sia un cerchio “perfetto”; avete mai letto quel capolavoro di genialità che è “Flatlandia” di Edwin Abbott Abbott? Parla di una società a due dimensioni in cui i personaggi sono figure geometriche la cui classe sociale è definita dal numero dei loro lati. Il cerchio, con i suoi teorici infiniti lati, rappresenta il più alto livello raggiungibile, la perfezione, in quella società geometrica, rango che non mi sembra inadatto al papà di Dio.
Il cerchio perfetto si sposa molto bene anche con il ruolo che il papà di Dio ha nella storia. Nel fumetto vediamo un giovane e inesperto Dio che sgattaiola fuori dalla casa paterna la notte per poter creare il suo personalissimo e originalissimo mondo di nascosto dal padre. Infatti, al contrario delle creazioni del padre in cui non esiste sofferenza, malattia o morte (forse direi perfette), l’inesperto Dio continua a fare di testa sua e insieme a Satana, sua creazione (chiamato anche “il primo personaggio”), dopo aver creato un mondo in cui addirittura si muore, persevera nel dare vita a sciagure come “una malattia che ti fa esplodere le mani se sorridi” o “un uccello di 900 Kg senza buco del culo”.
Queste sono le fondamenta che servono a costruire un puro e semplice dramma familiare. Il padre, non capacitandosi di come abbia fatto a generare un tale figlio indegno di lui, è in conflitto con Dio, non potendo comprendere la sua volontà di creare e colpevolizzandolo per essere il responsabile delle sofferenze che imperversano nel suo mondo. Lui stesso è anche in conflitto con il proprio fratello, che un bel giorno si presenta alla porta della famigliola infelice a perturbare ulteriormente il fragile equilibrio, perché ha deciso di andarsene a spasso per il mondo suonando la chitarra mollando al fratello minore tutta la responsabilità del creato. Ed è proprio questa responsabilità a schiacciarlo e a impedirgli di comprendere il figlio. Mentre lui vive la creazione come un dovere o un vero e proprio lavoro, Dio, al contrario, spinto dal suo spirito ribelle (Satana) e da un vero proprio istinto, crea i sui mondi “interessanti” spinto esclusivamente dalla sua passione. Come viene spiegato alla fine, il papà di Dio rappresenta l’architetto, colui che progetta e costruisce la perfezione, mentre Dio è l’artista, ovvero, in questo caso, colui che crea per esprimere se stesso.
Insomma, questo “Il papà di Dio” è un’ulteriore dimostrazione di quanto Maicol e Mirco riesca a padroneggiare il linguaggio fumetto e a portare in scena una vera e propria saga familiare con degli “scarabocchi”. Ma vorrei aggiungere che è proprio questa sua peculiarità a spogliare il racconto di tutti gli orpelli inutili e a rendere ancora più vivido e limpido il messaggio finale, che parla di arte, quindi, in un certo senso, anche del fumetto stesso. Ammetto che a una prima lettura sono rimasta molto perplessa soprattutto per la grande quantità di vignette uguali che si ripetono nelle pagine che allungano molto il ritmo della narrazione, ma, dopotutto, se i protagonisti sono immortali non possiamo mica sapere quanto tempo si prendano per fare le loro cose giusto?
Titolo: Il papà di Dio
Autore: Maicol e Mirco
Casa editrice: BAO Publishing
Anno di pubblicazione: 2016