Il Palio di Isola Dovarese compie 50 anni
Venticinque, i chilometri che separano Cremona da Isola Dovarese, un piccolo borgo medievale adagiato sulle rive del fiume Oglio.
Ventisei, le edizioni del Palio che anno dopo anno hanno accompagnato la mia esistenza, ogni secondo weekend di Settembre, dal 1990.
Cinquanta, gli incredibili anni di Palio che si andranno a festeggiare il prossimo fine settimana.
Il “Palio de Isola Dovarese…et de lo recitarcantarballando” rievoca il periodo di appartenenza della nostra piccola Isola allo Stato Gonzaghesco, risalente alla seconda metà del Quattrocento, e si ripropone di celebrare la venuta della corte mantovana in forma di festa su pubblica piazza, in onore dei marchesi Ludovico Gonzaga e Barbara di Brandeburgo.
Quest’anno, 9-10-11 Settembre, i festeggiamenti per il Cinquantesimo Palio saranno incontenibili.
Chi ha la fortuna di nascere qui, tra le poche centinaia di anime del paese, sa che il Palio – volente o nolente – farà parte del proprio corredo da neonato. Chi scrive non fa eccezione. Fin dall’asilo, in tutti quei pomeriggi passati nel portico del cortile con la maestra Cristina, capisci che la posizione della tua casa, all’interno del paese, avrà non poche ripercussioni sulla tua vita sociale, almeno per le prime due settimane di ogni Settembre: essa determina, infatti, l’appartenenza ad una delle quattro contrade.
Niente cappello parlante di Harry Potter: il tuo destino è segnato dalla geografia dei mattoni che ti circondano. Puoi, dunque, appartenere a San Bernardino, contraddistinto dal colore rosso e dal simbolo del sole; a San Giuseppe, di verde vestito e presentato dall’aquila nera; a Le Gerre, dal colore blu e dalla ruota del mulino, ad indicarne la vicinanza al fiume; oppure a Porta Tenca, contraddistinta dal colore giallo e dalla tinca, pesce d’acqua dolce.
La sorte volle che nelle mie vene scorresse, appunto, il colore giallo. E, credetemi, l’appartenenza ad una delle quattro contrade supera quasi la fede calcistica dell’italiano medio. Di Porta Tenca, ad esempio, si dice che fu “Contrada ricca e potente, chiamata anticamente Contrada Maggiore, si sviluppa attorno alla chiesa e fra questa e l’arco della piazza, sulla quale tende sempre a primeggiare nelle sfide. La sua taverna offre elaborate pietanze, succulenti civieri e biancomangiari, degne dei nobili che qui lasciarono tracce della loro ricchezza nei palazzi della strada principale. Tale taverna è detta de la Tinca.”
Nei tre giorni del Palio, citando gli organizzatori, gli abitanti di Isola coinvolgeranno chiunque si trovi a passare per il borgo in un viaggio così emozionante da inebriare felicemente anima e corpo.
La piazza gonzaghesca accoglierà le coreografie, le scene, i giochi che troveranno là il loro divenire naturale. Durante questo fine settimana, il visitatore, o piuttosto il viaggiatore, potrà rivivere le atmosfere delle antiche feste partecipando agli spettacoli, al mercato, alle scene nelle taverne, usando la moneta del tempo – il Quattrino – da acquistare nell’apposito “ufficio de cambio”. E nulla sarà lasciato al caso: la paglia coprirà l’asfalto delle strade, l’illuminazione artificiale verrà sostituita da grandi bracieri e fiaccole appese, i viandanti potranno rifocillarsi nelle taverne, assaggiare stracotto di asino e pesce di fiume, innaffiando le pietanze con un vino speziato che si porteranno nel cuore per il resto dell’anno. Scordatevi le prenotazioni, la Taverna del Viandante, quella de li Sette Peccati, la Taverna dell’Aquila d’Oro e quella della Tinca faranno accomodare tutti voi.
Gli Isolani stanno facendo da giorni il conto alla rovescia, ma il vero Palio inizierà soltanto il Venerdì sera, alle 19.00, con l’apertura del paese ai viaggiatori (e ricordate che, per entrare e rimanere ne lo borgo, bisognerà pagar gabella), ma è soltanto alle 21.00 che ci sarà Lo fermo de lo tempo, ovvero la consegna de le chiavi de Isola de lo sindaco a lo Podestà. Da questo momento in poi, all’interno di Isola, tutto può accadere. Mi emoziona pensare che siamo alle soglie della 50esima edizione e a quanto in questo mezzo secolo (mezzo secolo!), grazie al lavoro immane di instancabili e appassionate persone che si sono passate il testimone di generazione in generazione, il Palio sia diventato meta di migliaia di turisti e attrazione portante delle manifestazioni artistiche cremonesi. E se è vero che il cinquantesimo compleanno va festeggiato in grande, gli organizzatori (Associazione Pro Loco di Isola Dovarese) non si sono tirati indietro e come tema cardine delle serate medievali hanno scelto per quest’anno: “Insula fulgens, di Camelot il fulgore, di Ginevra e Lancillotto l’ardito amore”.
E alla domanda: “Ma perchè Camelot? Perchè la corte di Re Artù?”, Rosita Bellometti, aiuto regista e ideatrice, risponde proprio così: “Vogliamo che la piazza sia splendente per questa edizione, quindi rappresentarla come la corte più celebre della storia non ci sembrava affatto male. Non sembrò eccessivo riferirsi ad essa al marchese Gianfrancesco Gonzaga, padre di Ludovico, che commissionò al noto pittore Pisanello gli affreschi per la sua sala a Palazzo Ducale. Sulle quattro pareti, senza mai fermare il racconto, Pisanello dipinse i cavalieri in armature che si battono in un grande torneo, mentre nobildonne dai capelli intrecciati li osservano. Si tratta di episodi del ciclo di Re Artù, ma c’è anche un castello, disegnato di scorcio: è San Giorgio di Mantova, la fortezza dei Gonzaga. Quando, all’epoca del marchese Gianfrancesco, qualche ambasciatore importante varcava la soglia della sala capiva benissimo che il marchese gli stava dicendo – Mantova, e la mia corte, incarnano i valori cavallereschi di re Artù – cioè la virtù guerriera di quell’immaginario, tanto amato in Italia come in tutta Europa. Così anche gli artisti isolani faranno in modo che la piazza si trasformi idealmente in un castello di Camelot, per affrescare con danze, colori, bandiere la corte più famosa del mondo. Qui ci si siede fra pari in segno di concordia a una tavola rotonda costruita per magia da Merlino stesso”.
Ma se non vi bastassero le serate alla corte di Re Artù, potrete sempre assistere alla grande sfida tra le Contrade, la Domenica pomeriggio. Le tribune iniziano sempre a riempirsi verso le 16: il largo anticipo non è mai sufficiente per chi è avvezzo ai numeri del Palio. L’orologio del campanile, dietro al grande arco, segna le 17.00 in punto, è ora. I nobili delle quattro contrade si riversano nella grande piazza Gonzaghesca, che appare ancora più grande in un paese così piccolo, e la colorano di rosso, di giallo, di verde e di blu.
Ricordo le estati trascorse a riguardare le videocassette del Palio degli anni precedenti, ricordo la pesantezza di quei vestiti di velluto cuciti magistralmente dalle sarte del paese, le forcine ben salde sulla testa a tenere immobile un’acconciatura studiata in ogni minimo dettaglio storico, l’emozione all’annuncio dell’entrata di Barbara di Brandeburgo e di Ludovico Gonzaga, accompagnati dai signori di contrada.
E poi gli sbandieratori, i tamburini, i danzatori, gli arcieri, le dame e i cavalieri, i galli e i trampolieri, le maschere, qualche falco e il cuore che batte forte.
Che lo spettacolo cominci anche quest’anno.
- Tutto, ma proprio tutto, il programma lo trovate qui
- E come ogni festa che si rispetti, non può mancare una degna colonna sonora: iniziate ad abituarvi, perché mentre berrete il vostro calice di vino speziato, queste note vi faranno perenne compagni
- Se siete rimasti incantati dal Palio di Isola, non perdetevi il volume “Di Quattro Colori – Storia del Palio delle Contrade di Isola Dovarese in occasione della cinquantesima edizione (1967 – 2016)” a cura di Juri Meda ed edito da Pro Loco di Isola Dovarese. Lo trovate alle casse d’ingresso.
- Per restare sempre informati utilizzate gli hashtag: #adessoèpalio e #palioisoladovarese
- Mio personale ringraziamento va fatto a chi, ogni anno, rende possibile tutto questo: dal bravissimo Regista e Direttore Artistico Gianni Micheli fino all’ultimo degli Sgobatori