Il lato selvaggio del Montenegro
Non avrei mai pensato di trovare paesaggi tanto sconfinati e selvatici poco oltre l’Adriatico: un mondo di bianche chiese scavate nella roccia, di altopiani silenziosi, di un popolo guerriero figlio del paesaggio aspro che abita.
Spesso si pensa al Montenegro solo come una porzione di costa affacciata sull’Adriatico, schiacciata tra la Croazia e l’Albania. In effetti gran parte dei turisti si è ammassata proprio solo lungo le spiagge del litorale che, ad essere sinceri, peggiorano di anno in anno a causa degli eco-mostruosi hotel che crescono come funghi. Ma superando le montagne che cadono a picco sul mare e dirigendosi verso est si accede ad un mondo profondamente balcanico, lontanissimo dalle atmosfere mediterranee della costa: se passeggiando per Budva non ci si sente troppo lontani da Rimini, bastano tre ore di macchina per capitare in luoghi desolati, che già lasciano trasparire un qualcosa di asiatico. Da folle di ragazzi ammassati nei locali ai monaci in nero dei monasteri.
Il Montenegro è una zona con una densità media relativamente bassa, che scende man mano che si penetra tra le alture carsiche che hanno dato il nome a questo stato; nome che si è affermato durante i secoli di occupazione veneta (1420-1797, mi ricorda Wikipedia). L’impronta della Serenissima è ben visibile nell’architettura dei centri storici delle città costiere, che in gran parte sono ancora salve dai ricchi investimenti che stanno interessando le aree balneari (per ora), e quindi consigliatissime. Kotor soprattutto, una piccola Dubrovnik nascosta nel fiordo più lungo del Mediterraneo; ma non pensate a paesaggi scandinavi, immaginatevi invece qualcosa di più simile ai laghi del nord Italia e aggiungeteci l’atmosfera marina. Andate e perdetevi tra i suoi vicoli, tra le sue mille scale, tra i famosi gatti della città a cui è stato anche dedicato un museo: l’illusione di trovarvi in un luogo fermo alla metà del secolo scorso sarà più forte rispetto a quella che si ha tra i vicoli della più nota Dubrovnik per via della quantità di turisti decisamente inferiore.
Se avete le gambe, il fiato e la voglia è obbligatorio salire per una mezz’ora fino a 280 metri sul livello del mare seguendo le vecchie fortificazioni veneziane tra ponticelli, scalinate, archi, casematte. Qui potrete visitare liberamente lo scheletro del Forte di San Giovanni e godervi una vista mozzafiato di tutte le Bocche Del Cattaro e della città dall’alto.
Guardate il tramonto sul mare e rilassatevi con i backpackers che in estate cantano e suonano tra le mura abbandonate, dietro di voi le Alpi Dinariche paiono estendersi all’infinito verso nord-est: quella è la direzione per scoprire il Montenegro più segreto, dei parchi naturali e delle chiese solitarie.
Tra queste la più impressionante è il Monastero di Ostrog: costruito nel ‘600 scavando nelle pendici della parete di Ostroška Greda, è una delle mete religiose più visitate dei Balcani. Un luogo in cui l’atmosfera mistica è tangibile, dove la pietra della rupe si fonde con la costruzione umana negli anfratti affrescati e nei cunicoli da percorrere accovacciati. Il contatto con le tradizioni ortodosse è l’elemento che rende surreale questo luogo: la salma di San Basilio di Ostrog (un vescovo del XVII secolo) giace in una piccola grotta al termine di un angusto corridoio di pietra pieno di fedeli in attesa in fila, anche voi potrete scrutarla e incontrare lo sguardo pieno di disappunto del monaco che la sorveglia quando capirà che siete capitati lì per caso.
Proseguendo verso nord-est da Ostrog in direzione Niksic si attraversa il cuore del paese: una distesa in cui pianure costellate di piccoli agglomerati di case si intervallano a ramificazioni delle Alpi Dinariche formando verso i confini settentrionali della regione gruppi montuosi che superano i duemila metri, uno di questi è il massiccio del Durmitor, sede di uno dei parchi naturali nazionali nonché una delle perle nascoste più belle dell’Europa orientale.
Attraversare il parco del Durmitor non può che far pensare alle grandi highways americane: l’altopiano sterminato è ondulato, leggermente collinare, fino a interrompersi con la catena montuosa vera e propria, imponente e dai profili multiformi, che culmina con i 2523 metri del pallido Bobotov Kuk.
Una meta singolare e comoda come punto d’appoggio è Zabljak: un polo turistico che in inverno è meta di sciatori e in estate è centro per il trekking e i tour in bici.
Qui il nuovo e il vecchio sono giustapposti senza un ordine preciso: gli hotel si alternano con le abitazioni tradizionali, coloratissime e disperse per le praterie attorno al paese.
Dopo una mezz’ora di macchina dal centro si raggiunge il Black Lake (Crno Jezero), un luogo sospeso e rilassante circondato dalle cime del Durmitor.
Da Zabljak è possibile proseguire verso nord attraversando il massiccio del Durmitor tramite il Passo Sedlo, il più alto del paese a circa 1900 m. La strada è stretta, tortuosa, infinita e immersa nella natura aspra del parco. Ma la fatica viene ripagata da una vista spettacolare sulle cime spettacolari, quasi melliflue, del Durmitor.
Nell’ottica di un road trip per i Balcani consiglio di tener conto della possibilità di arrivare in Bosnia Erzegovina passando proprio da qui: dopo essere scesi dal massiccio si raggiunge l’area del fiume Tara presso la cittadina Pluzine dove una strada scavata nella montagna (nel senso che non hanno messo nemmeno il cemento per fare le gallerie) permette di superare il canyon formato dal fiume con una veduta panoramica vertiginosa sulle acque. Sembrerà di aver fatto un’impresa eroica.
Se invece preferite tornare a sud-ovest verso la costa non perdetevi l’occasione di visitare l’estremità meridionale del litorale montenegrino, al confine con l’Albania. Le spiagge, come la lunghissima Velika Plaza, sono meno affollate e in generale il paesaggio è meno antropizzato rispetto alla parte di costa tra Budva e Bar, dove la zarria (passatemi il termine) impera.
In queste zone il luogo migliore da visitare è il lago Skadar, il più grande della penisola balcanica, situato a metà tra Montenegro e Albania, o il piccolo lago Šaš, dove le pianure erbose alternate a zone paludose rendono il paesaggio una commistione suggestiva tra acqua e terra.
Tutto questo sermone per consigliarvi posti meno mainstream in cui proseguire il vostro viaggio in macchina in Croazia (dai, succede a tutti prima o poi) se avete voglia di lasciarvi alle spalle le masse di turisti, gli agi e perché no, anche l’Occidente.