Il futuro – Julio Cortázar

Il futuro – Julio Cortázar

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La poesia di questa settimana ha un featuring specialissimo.

Quindi prima di proseguire nella lettura mettetevi le cuffie, prendete un bel respiro e cliccate play qui sopra.

Fatto?

Julio Cortazár è una delle anime belle del ‘900. E’ considerato uno dei maggiori esponenti, insieme a gente come Gabriel Garcia Marquez e Mario Vargas Llosa, del cosiddetto “Boom Latinoamericano”, fenomeno letterario degli anni ’60 e ’70 e prova dell’esistenza di Dio.

Tra le altre cose, Cortázar ci ha lasciato questa poesia, “Il futuro“, malinconica e dolce come solo l’odore dei mandorli amari di Marquez sa essere.

Prendetevi un attimo, aspettate che “Softly we go”, sottofondo perfetto scelto da Jay Bargiani, arrivi verso il minuto e mezzo, quando le note scarne della chitarra cominceranno già a riempirvi il cuore di nostalgia, e poi immergetevi nelle parole di Cortázar.

Anche in spagnolo, anche se non lo parlate.




IL FUTURO

E so molto bene che non ci sarai.
Non ci sarai nella strada,
non nel mormorio che sgorga di notte
dai pali che la illuminano,
neppure nel gesto di scegliere il menù,
o nel sorriso che alleggerisce il “tutto completo” delle sotterranee,
nei libri prestati e nell’arrivederci a domani.

Nei miei sogni non ci sarai,
nel destino originale delle parole,
nè ci sarai in un numero di telefono
o nel colore di un paio di guanti, di una blusa.
Mi infurierò, amor mio, e non sarà per te,
e non per te comprerò dolci,
all’angolo della strada mi fermerò,
a quell’angolo a cui non svolterai,
e dirò le parole che si dicono
e mangerò le cose che si mangiano
e sognerò i sogni che si sognano
e so molto bene che non ci sarai,
nè qui dentro, il carcere dove ancora ti detengo,
nè la fuori, in quel fiume di strade e di ponti.
Non ci sarai per niente, non sarai neppure ricordo,
e quando ti penserò, penserò un pensiero
che oscuramente cerca di ricordarsi di te.


EL FUTURO

Y sé muy bien que no estarás.
No estarás en la calle,
en el murmullo que brota de noche
de los postes de alumbrado,
ni en el gesto de elegir el menú,
ni en la sonrisa que alivia
los completos de los subtes,
ni en los libros prestados
ni en el hasta mañana.

No estarás en mis sueños,
en el destino original
de mis palabras,
ni en una cifra telefónica estarás
o en el color de un par de guantes
o una blusa.
Me enojaré amor mío,
sin que sea por ti,
y compraré bombones
pero no para ti,
me pararé en la esquina
a la que no vendrás,
y diré las palabras que se dicen
y comeré las cosas que se comen
y soñaré las cosas que se sueñan
y sé muy bien que no estarás,
ni aquí adentro, la cárcel
donde aún te retengo,
ni allí fuera, este río de calles
y de puentes.
No estarás para nada,
no serás ni recuerdo,
y cuando piense en ti
pensaré un pensamiento
que oscuramente
trata de acordarse de ti.

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