Il desiderio di essere come tutti | Il belpaese di Francesco Piccolo
Il desiderio di essere come tutti è un libro che andrebbe letto con occhio rilassato, ma non per questo superficiale.
Non è un romanzo, né tantomeno un’opera storica, e non è di certo un manifesto politico. Si tratta piuttosto di un tentativo di conoscere sé stessi attraverso gli altri, un modo per capire meglio il mondo e il belpaese, avvezzo a repentini cambiamenti d’umore. È la prova evidente di una creatività semplice e della capacità di trasmettere non solo emozioni, ma l’anima dell’autore e dei personaggi di cui si parla. Il desiderio di essere come tutti fa interrogare sull’innocenza, sugli affetti e sul tramonto della vita e dei valori. Sembra una favola, una presa in giro e invece è proprio come appare. Onesto, diretto, coraggioso. L’azione non è fondamentale per la trama: una tale quantità di interrogativi lega il filo della storia e a voi basterà lasciarvi condurre per mano dalle pagine per dare una risposta più chiara e sicura.
Era il 2014 quando Il desiderio di essere come tutti vinse il Premio Strega. L’autore del libro, Francesco Piccolo, ci racconta un pezzo di storia italiana, vissuto in prima persona, a Caserta e poi a Roma. Il protagonista afferma di essere nato a nove anni e di essersi scoperto comunista a dieci, quando durante una partita dei Mondiali di calcio del ’74, Germania Ovest contro Germania Est, prese a tifare per questi ultimi, nonché la squadra che aveva tutti i pronostici a suo sfavore. Ma i pronostici si sa, esistono per essere smentiti. Nonostante una gara dominata per larga parte dalla Germania Ovest, la compagine orientale riuscì a vincere l’incontro 1-0, e inconsapevolmente, condizionò in maniera decisa un adolescente confuso, un po’ fragile, e allo stesso tempo eccitato da ciò che aveva visto.
“Se fossi stato costretto a sintetizzare la decisione di essere diventato comunista – quando ne sono diventato consapevole, negli anni successivi al gol di Sparwasser -avrei detto così: mio padre vuole che il mondo dove viviamo resti com’è, sempre uguale; io voglio cambiarlo, farlo diventare migliore.”
È con questa convinzione che Piccolo comincia – attraverso pezzi giornalistici, passi di letteratura e di cinema – a narrare l’agenda istituzionale di un paese che aveva voglia di capire e di capirsi. Il padre lo definisce “troppo comunista”, ma Francesco, come un fiume in piena, corre lontano, vomitando i pregiudizi degli adulti e di chi non la pensa come lui. Gioca nel cortile di casa, contempla la maestosità della Reggia di Caserta, racconta gli eventi che hanno condizionato quel periodo: il colera a Napoli e il terremoto in Irpinia, approfondisce la figura di Enrico Berlinguer, segretario del Pci, e i suoi rapporti con Aldo Moro e Bettino Craxi; cerca di smascherare quella propensione psicologica alla sconfitta che, il più delle volte, lo rende un corpo estraneo che vaga senza meta alla ricerca di sicurezze.
E poi, c’è l’ascesa politica di Silvio Berlusconi, la caduta del primo governo Prodi, nel 1998, e di nuovo Berlusconi, definito dallo stesso autore una sorta di incubo nel quale il paese era precipitato. Il desiderio di essere come tutti non è un libro sulla sinistra italiana, ma una confessione solenne e pubblica di un uomo di sinistra. La delusione per non aver cambiato il mondo e le contraddizioni borghesi, a un certo punto della storia, ridimensionano fortemente i sentimenti privati del protagonista. La superficialità prende insomma il sopravvento e quel sogno politico fatto di giustizia, di uguaglianza, o come diceva Nanni Moretti “di civiltà”, non solo perde colpi ma si disperde in un vacuo intellettualismo, spianando così la strada al cinismo del tempo.
Ma Francesco, in mezzo a tutto questo frastuono, trova l’ancora su cui aggrapparsi, Chesaràmai, colei che non solo gli ruba il cuore, ma gli suggerisce il modo più giusto di stare al mondo: smetterla di farsi domande e vivere la vita con più spensieratezza, a costo di risultare impuro. Da qui, l’amara ammissione, un grido strozzato che spaventa e riguarda tutti noi:
“Quelli che decidono di andarsene da questo Paese, o semplicemente dicono per tutta la vita di volerlo fare, è perché si vogliono salvare.
Io invece resto qui. Perché non mi voglio salvare.”
Luigi Affabile
Titolo | Il desiderio di essere come tutti
Autore | Francesco Piccolo
Editore | Einaudi
Anno | 2013