iioo Project di Andrea Riboni
Nome?
Andrea Enda Riboni
Anni?
29
Come possiamo definirti: fotografo? Artista?
Mi piace vivermi “autore”. Mi dà un senso di realtà e allo stesso tempo mi distoglie da definizioni più sfuggenti e impegnative. Amo fare, poi ognuno sia libero di definirmi come vuole.
Che cos’è “iioo Project”?
L’ho chiamato “progetto”: ho trovato utile questo termine per dare il senso di coinvolgimento altrui. E’ un progetto molto aperto e in evoluzione articolato in diverse fasi.
In cosa consiste nel concreto la fase attuale?
Si tratta di una fase fotografica che si concluderà con il raggiungimento di 700 persone. Tecnicamente consiste nella creazione di un asse di simmetria sulla foto originale. Questa linea sarà il riferimento per la creazione di due visi simmetrici: uno composto da due parti sinistre e l’altro da due parti destre. Segue poi una fase di ripristino di dettagli quali capelli e texture della pelle su ogni ritratto creato. Questo al fine di rendere realistiche entrambe le immagini e indurre lo spettatore al superamento del “trucco”.
A che punto si trova ora il progetto?
Da un punto di vista matematico posso dire che la prima fase fotografica del progetto si trova a 2/7. E’ un progetto già molto grande. Con la testa sono molto avanti e ho già la proiezione di quello che globalmente può diventare. Ma la realtà viaggia ad un velocità diversa dalle idee; ci saranno ostacoli, ci vuole tempo.
Qual è l’obiettivo di iioo?
Il fine ultimo è indurre più persone possibili ad una riflessione su se stesse, attraverso il risultato finale, ovvero l’impatto delle foto, della musica e delle future installazioni nel loro complesso. La profondità di questa riflessione non è naturalmente controllabile, ma il progetto vuole essere un input per analizzare la molteplicità all’interno dell’individuo, in completamento alla sola apparenza esterna che sembra catalizzare l’attenzione della società moderna.
E non credi sia difficile da capire questo passo “oltre” l’aspetto fisico?
Certamente. In questa fase so che molte persone sono più portate a soddisfare la curiosità estetica che vederne un punto di partenza di altro; è normale, e a volte può essere persino di sollievo fermarsi all’apparenza. Ma proprio qua sta la sfida e la missione. Usare il visibile, il corpo, come metafora e punto di partenza per un’indagine interiore.
Come riassumeresti la “filosofia” che si cela dietro la tua operazione socio-artistica?
La mia filosofia di vita è la regia del progetto, nel senso che il completamento di un individuo presuppone una forte auto – consapevolezza. Altrimenti finirà per aderire sempre a qualcosa di esterno che mai soddisferà appieno la sua personalità.
Come mai hai scelto di coinvolgere così tante persone?
Per la volontà di rendere accessibile una filosofia, e condividerla. Inoltre perché coinvolgendo persone si creano tantissimi aspetti interessanti, prevedibili e non. Sono convinto che la portata e l’estensione temporale siano fondamentali in un’epoca in cui si vive d’istanti e dopo il tempo di un “like” su Facebook ci si dimentica dell’immagine apprezzata. Sempre più spesso sento il bisogno di sfruttare le basi (spazio e tempo) per rendere fruibile e vero un concetto. E’ un po’ come creare il corpo ad un desiderio: la gestazione è lunga.
Cos’è che ti motiva quotidianamente ad inseguire il tuo obiettivo?
Questa operazione per me è una missione. Per rispondere, devo scomodare di nuovo la parola “autore”. Ogni giorno mi sento autore di qualcosa, mai artista. Questo mi aiuta a dare concretezza al mio idealismo: definirsi artista equivale a un “per sempre”, a fare una promessa che non sai se puoi mantenere. Definirmi “autore di qualcosa” mi spinge a dire ogni giorno “ancora” mettendo verità in ogni azione. Preferisco fare ogni giorno un patto con me stesso che vivere con la possibilità di tradire una promessa.
Come ti rapporti con il concetto di “nuovo” nell’arte?
In un mondo in cui in qualche forma già tutto esiste, sono convinto sia più necessario “ordinare” piuttosto che cercare il nuovo a tutti i costi. Poi il nuovo a volte può venire dalla reinterpretazione, dalla decontestualizzazione. Purtroppo in molti vedono l’arte come una specie di gara e usano ogni arma pur di far emergere la loro originalità-genialità. Questo appartiene ad un’idea di arte vecchia che nasconde la volontà dell’uomo di emergere, di essere inserito in un’élite. Uno degli artisti più famosi al mondo produce opere replicabili, cancellabili e non si sa nemmeno chi sia. Ha un nome che potrebbe essere il nome di un brand, di una compagnia, di una serie di artisti. Indovinate chi è. Il suo valore è nell’operazione prima che nel singolo disegno.
A questo proposito va detto che qualche giorno fa è uscito su molti portali web nazionali ed internazionali una serie fotografica di un fotografo americano che compie lo stesso esperimento. Cosa ne pensi?
Innanzitutto grazie per la domanda. Le idee in sé sono nell’aria e possono venire a tanti. Nel mondo, chissà a quanti oltre a me e a due fotografi (Alex John Beck e Julian Wolkenstein, ndr) che ho conosciuto sul web in questi mesi è venuta la medesima intuizione di base. Esistono anche applicazioni per smartphone se uno vuole giocare un po’ (chiaramente la differenza di risultato si vede eccome, ndr). Non mi stupisce, anzi ne sono quasi felice. Non mi dispiace vedermi strumento del tempo in cui vivo, parte di un tutto. Sono però convinto che conti molto cosa sta dietro ad un’idea: le motivazioni, l’impegno, gli obiettivi. Nel mio caso, ad esempio, l’intuizione visiva del viso sdoppiato non si riduce all’idea stessa, bensì è un mezzo che fa parte di un percorso più ampio che evolverà nel tempo, attraverso varie fasi in cui le persone saranno sempre protagoniste.
Le persone. Hanno un ruolo importante, le nomini spesso.
Come dicevo, il processo che mi ha spinto ad iniziare iioo project non nasce dalla tecnica utilizzata, ma da un’esigenza che ha trovato in una forma il veicolo adatto. Ho sempre canalizzato le mie energie per creare un’operazione più ampia di cui credo ci sia bisogno. Questa esigenza che sento è umana e sociale: è quella di un ritorno alle origini, al dare valore a noi stessi, a cercare un completamento ed una maturazione dentro di noi prima che al di fuori. Non sono cose che appartengono alla nostra cultura e odio come vengono strumentalizzate e ridotte a moda certe filosofie orientali. Ho sempre creato percorsi personali.
Dalle tue parole traspare un entusiasmo coinvolgente. (Provate a scambiare anche solo due parole con lui per credere, ndr) Cosa ti ha fatto lanciare a capofitto in questo progetto?
(Ride, ndr) La stessa cosa che mi ha fatto lanciare col paracadute qualche tempo fa: la convinzione che, in quel momento, sarebbe stato più folle non farlo che farlo.
Francesca Bianchi e Giulia Galimberti
Per info iiooproject.com o iiooproject su facebook
http://www.repubblica.it/spettacoli/people/2014/02/12/foto/il_profilo_migliore_un_lato_per_due_e_la_faccia_nuov-78391480/1/?ref=search#1 mi sembra molto simile
Ciao Ago, grazie per il tuo commento. Hai parzialmente ragione in quello che dici. Ti invito, in particolare, a leggere la terzultima domanda di questa intervista perchè abbiamo chiesto direttamente ad Andrea Riboni come si confronta con progetti simili al suo. E leggi cosa risponde lui 🙂 poi, se ti va, facci sapere cosa ne pensi.
[…] , per esempio lasciandosi ispirare da opere d’arte, anzi, da opere “socio-artistiche”, come iioo Project di Andrea Riboni. Se il punto di partenza è un concetto classico come quello del doppio, il punto di arrivo è […]