I guardiani del Louvre
Un manga reale ma non troppo.
La cosa che più amo dei fumetti giapponesi è il loro incondizionato amore per i sogni, una costante che si ritrova praticamene ovunque: c’è nei manga che se ci penso non me ne viene in mente neanche uno che non abbia almeno una tavola ambientata nella sfera onirica, c’è negli shojo che durante l’adolescenza ho divorato in maniera imbarazzante e che hanno lasciato nel mio cuoricino aspettative sull’amore decisamente irreali e c’è ne’ I guardiani del Louvre di Jiro Taniguchi che poi è un manga a tutti gli effetti perché si legge come tale solo che il formato è gigante e il fumetto ti sta praticamente appollaiato sulle gambe per tutto il tempo di lettura.
Protagonista di quest’opera reale ma non troppo è la storia dell’arte e per me, laureata in beni culturali, la cosa più bella che c’è al mondo dopo il cioccolato (al latte, fondente, con nocciole intere: non si fanno differenze). Innanzitutto ci sono gli acquarelli che anche nei miei (pessimi) tentativi di pittura sono lo strumento più affascinante: Jiro Taniguchi crea un viaggio nel tempo fondendo acqua e colori che vi basterà aprire il volume per innamorarvene praticamente dopo due millesimi di secondo anche perché, se dal titolo non si fosse capito, siamo a Parigi e ci siamo in un età temporale che saltella tra un secolo e l’altro.
Perché I guardiani del Louvre è un sogno fatto dal protagonista del manga nella sua stanza d’albergo dove i medicinali non sembrano guarire la febbre che l’ha colpito anche se tutto ciò, dopo alcune tavole, pare un vero e proprio viaggio nel tempo che sembra così reale da cominciare a crederci veramente nei salti del tempo. Guida turistica di tutti questi improvvisi cambi d’atmosfera e di tempo è nientemeno che la Nike di Samotracia, una delle opere che chi è stato al Louvre ricorda con il batticuore, quando si gira l’angolo e ci si ritrova davanti a uno scalone imperioso e lei in alto che pare quasi venirti incontro.
Il problema, sostanzialmente, è che io ve lo vorrei davvero raccontare I guardiani del Louvre ma quando di mezzo ci sono spiriti e vite dietro i quadri non è così semplice. Il protagonista dell’opera, che può essere il mangaka stesso, sta visitando il museo più famoso e ammirato al mondo quando improvvisamente i turisti scompaiono intorno a lui e l’opera dell’antica Grecia più meravigliosa che si sia mai vista compare alla sua destra per guidarlo fra i corridoi e gli anfratti del Louvre. Ma non solo.
È guardando le opere dei suoi artisti preferiti che Jiro Taniguchi si ritrova a vivere sogni ad occhi aperti come quando chiudendo gli occhi (o forse aprendoli) si ritrova a Auvers-sur-Oise, il piccolo comune francese dove Vincent van Gogh si ritrovò a vivere gli ultimi tre mesi della sua vita. E Jiro Taniguchi si ritrova a passeggiare proprio lì, fra le vie strette del paese e quelle sterrate che portano ai campi fino a incontrarlo davvero, il pittore olandese, e fare due passi con lui fino al suo studiolo improvvisato. Ma c’è ancora molto ne’ I guardiani del Louvre, eccome se ce n’è.
Negli ultimi capitoli del manga, Jiro Taniguchi incontra Jacques Jaujard, le directeur des Musées nationaux et de l’École du Louvre durante la Seconda Guerra Mondiale ovvero l’uomo che salvò le opere più famose del Louvre prima dell’arrivo dei tedeschi a Parigi. Il suo merito fu di mettere in sicurezza tutte le opere più importanti del museo, trasportandole lontano da Parigi e soprattutto dai nazisti. Quasi commovente, poi, il racconto del salvataggio de’ La Gioconda, quando Jacques Jaujard si nascose nella camionetta che trasportava l’opera di Leonardo Da Vinci per eventualmente difenderla con il proprio corpo senza considerare, però, che il cassone in cui si trovava l’opera era stato completamente sigillato per poter trasportare l’opera nel rispetto dei valori di temperatura e umidità. Il risultato? Il rischio di morire soffocato per mancanza di ossigeno ma la certezza di aver salvato una delle opere d’arte più emblematiche della storia dell’arte.
I guardiani del Louvre di Jiro Taniguchi stupisce per la correttezza storica, per la cura con cui riprende le opere d’arte più famose al mondo rappresentandole in maniera completamente perfetta portando così, dall’Oriente, quello che si può chiamare un vero e proprio elogio alla storia dell’arte occidentale.
Chapeau, Monsieur Jiro Taniguchi.
Titolo | I guardiani del Louvre
Autore | Jiro Taniguchi
Casa editrice | Rizzoli Lizard
Edizione italiana | Febbraio 2016