I Cani che (te le) suonano
Anche se io con la Play Station 1 mi trovo ancora benissimo
Riportiamo le filosofie in cantina, con le religioni e la Play Station 2
Ogni volta che qualcuno pontifica su quanto si siano venduti I Cani e quanto sia pop il loro ultimo album, mi viene in mente questo pezzo di Non Finirà, che a me suona come “ma la volete finire di camminarci con i tacchi a spillo sui testicoli con ‘sto pop e il mainstream e tutta roba di cui non capite niente, tanto lo sanno tutti che avete i poster della Pausini?”. È il costante bisogno di marchiare a fuoco a caratteri cubitali un prodotto (sia esso musicale o meno) come “commerciale” che non vi fa capire più niente di quello che state ascoltando, o vedendo: guardalo, quello stronzo di Contessa in televisione, cazzo vai in televisione, venduto. Siete diventati poppettari e commerciali per farvi i soldi, che schifo – e magari non avete sentito mezza canzone nuova; siete quelli che hanno premuto play su YouTube per vedere il video del singolo e dal primo nanosecondo avevate un mantra nella vostra testa malata che recitava “ti deve fare schifo, hai capito? Ormai li ascoltano in troppi, ti fanno schifo. Se ti fai piacere questo singolo come punizione ti aspettano tre ore di film svedese con i sottotitoli in greco antico. E con la voce fuori campo di Luca Giurato che narra la storia. Per compensare”.
Ma vaffanculo gente.
Aurora è tutto ciò che non sape(va)te de I Cani, o non capite. C-c-contessa cambia rotta, cambia stile, scopre l’anno bisestile – toh!, e il risultato non delude. C’è una potentissima contraddizione in Aurora, i testi e la musica si scontrano: mentre i piedi battono il tempo su synth e ritmi coinvolgenti, la testa si ingarbuglia nei testi intensi, mai banali, e universalmente intimi. Ti metti le cuffie e non puoi fare a meno di chiederti se magari l’abilità dialettica di Contessa sia dovuta a qualche morso di ragno, o se sia semplicemente nato con la penna in mano, pronto a firmare la colonna sonora della tua sfiga. Leggende narrano che al primo come stai? di Una Cosa Stupida, braccia di individui si siano improvvisamente staccate dai rispettivi corpi per raggiungere tutti i dispositivi elettronici possibili, in modo da contattare l’ex, per parlargli di qualunque cosa, anche una cosa stupida; la notizia ans(i)a di tale fenomeno è giunta alle orecchie di Bertolaso, che da quel giorno evita di ascoltarla per orgoglio, per paura di prendere in mano il telefono e chiamare Georgie Meloni per chiederle scusa. Ah, l’amour. In ogni caso, vi consiglio di mettere i telefoni in modalità aereo, prima e dopo i pasti.
Dove voi vedete il pop nella più dispregiativa delle accezioni (Non finirà), io vedo simmetria grafica e musicale, ritmi serrati, nessun punto morto, Jay Kay e il Maestro Battiato che se la ballano dopo un paio di gin tonic, con Jay che chiede al Maestro se ha da accendere, e Francone che gli presta l’accendino ma solo se gli fa provare il cappello con le piume.
Menzione speciale per Protobodhisattva: innumerevoli le figure di merda fatte per strada al grido di vuoi il culo o la fica?. Forse dovrei evitare di cantare quando passeggio con le cuffie. Forse.
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