Andavo a far la spesa al mercatino di piazza Santa Giulia – pesce fresco, signori, peeeeesce fresco – e mi sentivo Brigitte Bardot. Non sto a dirvi la sensualità con cui ho scelto carciofi, cipolle e un mazzolin di prezzemolo, cose mai viste nemmeno da Chez Suzy.
Rossetto rouge, profumo in boccetta di cristallo, nella penombra passi di danza in calze di seta, ametiste barbare sulla toletta e rosaconchiglia, smalti laccati, scatolette di cipria. Anaïs, usignolo.
Sbucciare un’arancia temperare una matita versare il caffè nella sua tazzina: Anaïs pianta bandiera su ogni gesto, il più automatico trascurato a-poetico gesto e lo trasforma. Leggerla significa diventare creatura sensuale – è la proprietà transitiva scrittore-lettore – perché un nuovo tono, una nuova sonorità si fa spazio con andatura felina e ci dà nuovi strumenti per interpretare (sia nel senso di comprendere, sia nel senso di recitare) la vita, la giornata, il momento.
I funghetti sott’olio sono erotici.
Il bucato fresco è erotico.
La linea del tram è erotica, ed erotico è il suo fischio insolente.
Il ciclista ‘mbriaco che per poco non ti investe (‘E strisce nun le hai viste, a ciecatooo!) è er…no, lui no. C’è un limite a tutto m’ha fatto andare tutti i carciofi per aria io li detesto, i ciclisti.
Perché Anaïs Nin è sensuale? Per poter asserire la sensualità di qualcuno non occorre forse saggiarne la pastosità della voce, misurarne il passo, registrarne le movenze something in the way she moves? Per questo non possiamo che affidarci al pene e al cuore di Henry Miller (sappiate che mi sento terribilmente sboccata – nonché sgradevolmente inopportuna nei suoi confronti – nello scrivere pene di Henry Miller, ma è per il realismo dell’opera) perché mai l’abbiamo incontrata in un café, ad una festa, all’Opéra, mai l’abbiamo vista sistemarsi i capelli o ridere di gusto dopo un lauto banchetto (e con lauto banchetto ritorno ad essere la signorina da tè delle cinque con la regina).
La sua sensualità ha da essere per forza nel suo pensiero: perché se noi oggi la consideriamo “Miss sensualità è il mio nome” e tutto ciò che di lei abbiamo è la sua scrittura, necessariamente è il suo pensiero – prima di tutto il resto – che è seduttivo.
Ma non è seduttiva perché…scrive di sesso. E’ scandalosa, perché scrive di sesso. O almeno così poteva essere considerata all’epoca la “libertina” Anaïs: oggi credo (e spero) che questo non sia più valido.
La sua stessa collezione di racconti propriamente erotici – “Il delta di Venere” – è secondo me di gran lunga meno sensuale delle pagine del suo diario, e in particolare di quelle da questo estrapolate per formare “Henry & June” (che altro non è, quindi, che una parte del febbrile e mastodontico suo diario: quella riguardante l’incontro con Henry Miller e la moglie June Mansfield, 1931-1932).
La matassa s’ingarbuglia, io mi ci attorciglio, le cipolle mi si perdono: il punto è che se dalla sua scrittura sottraessimo le “scopate” con Henry Miller, il risultato netto non cambierebbe. Anaïs sarebbe sempre Anaïs. Una Scrittrice.
Il sesso ha fatto la sua parte. Storicamente la sua è stata molto una scrittura di sesso. E non è mia intenzione rinnegarlo, nasconderlo sotto un ammuffito tappeto puritano, distrarre l’attenzione: camminerei sul filo del rasoio e, soprattutto, le farei un grandissimo luridissimo torto. La sua natura, e la libertà della donna e dei costumi passano anche di qui, attraversano le sue pagine. Le va riconosciuto tutto, a piene mani. Macché riconosciuto (che sa di pontificazione impettita!), è proprio…bello, bello, leggerla anche per questo.
Il sesso, però, non può prendersi tutto il merito, occupare tutto il palcoscenico: per essere Anaïs Nin non basta scrivere di sesso, non basta nemmeno saper scrivere di sesso.
Anaïs Nin è una donna libera, perché scrive di sesso.
Ma è una donna sensuale, perché è una Scrittrice. Ed essere Scrittrici significa indagarsi – attraverso la scrittura, la parola – costantemente, senza tregua, senza riposo: con curiosità sempre affamata, con divertimento sfrenato e ubriaco di vita, ma anche con cinica e lucida fatica, e dolore. Significa non accontentarsi mai, per un solo momento, di modelli precostituiti, di definizioni eterodirette, di muri (altrui, e propri), di imposizioni culturali. Ed in questo sta, per me, la vera autentica sensualità: arrivare sempre fino al midollo delle cose, della vita, dei sensi, per poi tornare indietro e renderlo in scrittura con altrettanta autenticità, onestà, chirurgia e, naturalmente, sapienza. Questo è per me il mestiere degli Scrittori. E, se permettete, essere Scrittrici è la stessa cosa, ma – visto il mondo che ci è dato – ci vuole ancora un po’ di coraggio in più.
Anaïs Nin, fiore minuto dalle labbra dipinte, è penna curiosa, elegante, determinata, coraggiosa, vitale, misteriosa, affettuosa, appassionata – è sensuale: all’altezza di, e proprio come, tutte le grandi Scrittrici.
Titolo | Henry & June
Autore| Anaïs Nin
Casa Editrice| Bompiani
Anno| 1999 (1931-32)
Pagine | 272
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