H Positive, di Glenn Paton
Ricchezza, gusto, fama e una malattia incurabile. I soldi non possono guarire, ma almeno possono permettere di imporre la propria volontà sulla modalità di morte. O così pensa il protagonista di H Positive di Glenn Paton, quando progetta il suo modo teatrale e incredibile per andarsene.
Montagne russe progettate appositamente per uccidere i loro passeggeri. Con eleganza ed euforia. Euthanasia Rollercoaster è un progetto (VERO!) di un ingegnere lituano (Julujonas Urbonas), a metà via fra arte e reale provocazione. Dopo una lenta salita di 510 m, i passeggeri sono scagliati a oltre 350 km/h per affrontare ad una velocità costante di 10 g le 7 inversioni clotoidi (figura geometrica che prende il nome da Cloto, una delle tre parche della mitologia greca, guarda un po’…) seguenti. La morte sopraggiunge per ipossia cerebrale prolungata, dopo alcuni istanti di euforia.
Il cortometraggio non solo riprende il progetto, realizzandolo almeno su pellicola, ma segue tramite la regia ed il montaggio l’andamento delle montagne russe. Una lenta sequenza iniziale, in cui il protagonista la propria filosofia, quasi una lenta salita fino all’apice. Solo qualche momento di montaggio più incalzante ed un paio di strepitosi artifici grafici, ci fa prevedere il seguito. Si giunge alla cima della salita, lo spartiacque fra vita e morte. Ed inizia la discesa. Frenetica, galoppante, anche quando interviene il rallentatore. Il montaggio diventa martellante, si in sovrappongono immagini ed impressioni fino diventare pura apposizione d’immagini, quando immaginiamo l’ipossia superare le resistenze dell’encefalo.
E anche noi giungiamo al termine senza fiato, fino alla sequenza finale, che ci permette di respirare, come alla fine di un ottovolante spaventoso e, per questo, meraviglioso.