Guida definitiva alle serate di liscio della bassa padana

Guida definitiva alle serate di liscio della bassa padana

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L’estate in Pianura porta con sé umidità da foresta amazzonica e zanzare tigre grandi come droni. Il granoturco comincia a coprire l’orizzonte e il frumento è già impacchettato in rotoballe che sono sparse ovunque, perlopiù tonde e gialle ma in rari casi rettangolari o lilla, segno di una modernità che qui tenta una timida avanzata ma viene subito ricacciata indietro a pedate.

Le luci che di notte, tra un avvistamento ufo e un altro, fendono il cielo sopra i campi di girasole e i capannoni fanno il paio con i cartelloni a sfondo fluo e a scritte nere affissi in ogni paese e annunciano fieramente che si è ormai aperta la grande stagione delle serate danzanti della bassa.

In un infinito orizzonte selvaggiamente concimato si montano palchi e piste e i furgoni delle band di liscio scaldano i motori e lucidano le fiancate recanti foto e nome del re o della regina di turno.

Camillo del Vho, Franco BaguttiRuggero Scandiuzzi, la mai scordata Orchestra Filadelfia, Viviana e la pagina d’album, Omar sono solo alcuni dei nomi che hanno fatto la storia delle feste danzanti della bassa. Su questo panorama musicale quasi indie, si erge incontrastata una bionda regina settantenne, l’intramontabile Titti Bianchi, al secolo Maria Attilia Bianchi, nativa di Parma e cremonese ormai da sempre, nome di punta di ogni programmazione di liscio che si rispetti.

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Dove c’è lei folle oceaniche di amanti del liscio si radunano adoranti, vogliono fotografarsi con lei, metterle in braccio i nipotini, come una papessa. In tutto questo Titti, bella, abbronzata e in forma arriva con la sua band e il supporto del fido collega Ruggero Scandiuzzi, portando la gioia in feste di partito, feste del volontariato e varie altre celebrazioni estive a base di torta fritta. Qui tutti aspettano trepidanti il momento in cui i due, tenendosi per mano, percorreranno la pedana da ballo vicini, duettando magnificamente armati solo di radiomicrofono.

Il mondo che circonda le orchestre di liscio e i loro amanti segue da sempre criteri sociali ed estetici che nulla hanno a che vedere con il mondo reale. Battiato cantava di una bassa padana dove nelle balere estive le coppie di anziani ballavano vecchi valzer viennesi e poco è cambiato se non che gli stessi anziani, oggi, sulle stesse pedane, ballano anche menehiti, mazurke, balli del pinguino, macarene e perfetti hully gully. In questo grande calderone dove tutto si tiene da Madonnina dai Riccioli d’oro si può passare con disinvoltura a Despacito, da Piccolo Fiore dove vai si precipita nell’ultimo reggaeton dell’estate e va bene così, è tutto un unico genere.

Ai ballerini non interessa, loro affollano le piste volteggiando con un’eleganza che mai gli si imputerebbe se incontrati dal panettiere o all’osteria. Non li preoccupano i testi della canzoni, dalle liriche borderline con il neomelodico, non si curano dell’ostentato playback dei musicisti delle band, degli strumenti inesistenti, dei cori che nessuno fa, dei virtuosi gorgheggi dal vivo dei cantanti sul palco, la musica è una verità rivelata che permette loro di proseguire per ore lo straordinario moto di rotazione e rivoluzione.

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C’è un solo vero ostacolo al loro infinito turbinare: il giovane che vuole capire come si fa e che pensa sia facile.

Ogni estate, ragazzi con alle spalle le migliori scuole di danza, i migliori corsi di ballo folk, la migliore preparazione atletica si buttano in pista convinti di poter imitare senza sforzo le coppie di anziani che poco prima mangiavano pacatamente la torta fritta al tavolo vicino. Ogni estate quei ragazzi, presi a brutte occhiate e a male parole vengono rapidamente travolti da una girandola di camicie a righe, pantaloni marroni e vestiti svolazzanti per essere risputati nel prato tra lo scherno collettivo.

Ricordate giovani, solo quegli uomini panciuti dalla scarpa scura elegante conoscono il segreto. Solo quelle donne dai tagli corti e vaporosi e dai tacchi azzardati sanno volteggiare nell’aria afosa del luglio lombardo senza sfiorare le coppie vicine né perdere l’equilibrio. Devono aver imparato quella leggerezza in un passato ormai perduto, nell’aia di qualche cascina o in qualche festa paesana che a voi non è stata concessa in un mondo in cui non avete vissuto.

Quello che potete fare, se proprio vi sentite sicuri, è buttarvi nel ballo del pinguino o nella macarena. Non andate oltre credendo che l’Hully Gully sia una cosa facilmente imitabile in pista o rischierete di far inferocire un’armata di donne con formazione a testuggine e il ginocchio già alzato. Quando sentirete cantare Treno portami da lui prendete posto su una panca di legno, recuperate il vostro vassoio di torta fritta e mentre la farcite con la spalla cotta rassegnatevi all’inevitabile, il mondo del liscio è assurdo e bello ma voi non ne farete mai parte.

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