Roberto Bolaño ha scritto una poesia per quando cadono le bombe.
Fra il 1983 e la fine del 1990, Bolaño scrive Los Perros Romanticos – i cani romantici, raccolta di poesie d’avanguardia infrarealista.
Io, ieri, guardavo inorridita foto condivise a profusione – bambini, schiuma alla bocca, maschere d’ossigeno, sangue a zampilli – le testimonianze su pixel di cio’ che e’ contrario alla specie, lo spezzarsi della vita minore, l’inumano pensare a poche spanne dal Mediterraneo.
Godzilla.
Godzilla, in Messico.
Con decenni d’anticipo, Bolaño aveva gia’ scritto – tutto. Pareva l’avanguardia, la devastazione di una guerra chimica in una formicolante Ciudad de México, un mostro che forse e’ per strada e forse e’ solo nell’emittenza televisiva – un cartone animato, un figlio catturato dall’ipnosi innocente del tubo catodico.
Cosa succede, quando un padre s’accorge che si muore? Quando, senza colpa, due generazioni si ritrovano a ruzzolare sulla china della morte, il veleno dalla strada che violenta le pareti di casa. Quando ci si ferma nel posto sbagliato, sotto il fuoco nemico sbagliato, senza scudi anagrafici a far rimbalzare la sorte?
La tenerezza di una bugia bianca, un abbraccio sul pavimento – la poesia che coglie la cura a sfavore dell’esplosione.
Roberto azzecca, piu’ di tutto, la condanna cieca: non hai colpa, figlio mio, se il caso ha deciso tu fossi una cifra sbagliata, una vittima bambina fra le tante decine, un polmone che collassa, in Messico o a Idlib, mentre passano i cartoni alla tv
e
le bombe
cadono.
*
Godzilla in Messico
Ascolta questo, figlio mio: le bombe cadevano
su Città del Messico
ma nessuno se ne rendeva conto.
L’aria portò il veleno attraverso
le strade e le finestre aperte.
Tu avevi appena mangiato e vedevi in tv
i cartoni animati.
Stavo leggendo nella stanza accanto
quando seppi che andavamo a morire.
Nonostante il malessere e la nausea strisciai
fino alla sala da pranzo e ti trovai sul pavimento.
Ci abbracciamo. Mi domandasti cosa accadeva
e non dissi che stavamo nel programma della morte
ma che stavamo iniziando un viaggio,
uno nuovo, insieme, e di non avere paura.
Andando via, nemmeno la morte
ci chiuse gli occhi.
Che cosa siamo?, mi domandasti una settimana o un anno dopo,
formiche, api, cifre sbagliate
nella gran zuppa putrida del caso?
Siamo esseri umani, figlio mio, quasi uccelli,
eroi pubblici e segreti.
(da Los perros romanticos, 1983-1998)