L'errore di farci piccoli per non essere ingombranti

Ma io sono nata per essere cavia?

Cavia di chi cerca qualcosa che non trova – forse perché non ha idea di cosa debba cercare; di chi prova ad essere diverso, e testa su di me frasi ad effetto; di chi sta male, e vuole vedere se sia guarito; di chi si annoia, e allora prova un periodo gratuito di 30 giorni ma si lamenta delle pubblicità.

Benché il mio possa sembrare vittimismo, vi assicuro che non lo è, anzi: tutti abbiamo almeno una volta nella vita testato noi stessi su altre persone (amici, conoscenti, familiari, fidanzati/e). Siamo stati cavie inconsapevoli e scienziati altrettanto ignari di quello che accadeva, non per cattiveria, né per egoismo – è il nostro subconscio che ci mette alla prova, studia i nostri limiti, cerca di capire se sia il “momento giusto”.

Comodo, direi. Suona come una cazzata psicointellettuale, una scusa, una giustificazione ai nostri comportamenti di merda. E in effetti un po’ lo è.

Personalmente è capitato che io mi comportassi male credendo di essere nel giusto, credendomi giustificata a non rispondere al telefono, o ad attuare comportamenti totalmente incoerenti con le parole che uscivano dalla mia bocca perché “non ho mai espresso apertamente i miei sentimenti, non lo so fare, faccio fatica e sto bene così” oppure “mi gira il cazzo, ma non te lo dico, tanto non risolvo niente e non ho voglia di litigare”, e via così: gastrite ed insonnia, per veri duri.

Il paradosso della questione era che credevo di risparmiare della fatica agli altri “comprimendo” me stessa per paura di risultare ingombrante o pesante, ma li stavo testando. E mentre lo facevo non me ne accorgevo, non mi rendevo conto dei miei comportamenti sbagliati; quindi vagavo alla ricerca smaniosa dell’onestà e del tempo degli altri per vedere chi fosse disposto a concedermeli, ma io ero la prima a negarli a loro.

Col tempo ho realizzato che quella dell’onestà emotiva ed intellettuale è un’esperienza faticosa e frustrante, un po’ come una ruota bucata in autostrada sotto il temporale: bestemmie e lacrime. È un percorso molto complicato, sì, ed è snervante, ma tremendamente liberatorio. Ma non tutti hanno il coraggio – o la voglia – di farlo, ed è in quel momento che proviamo una sensazione simile a quella delle cavie, ci sentiamo usati, masticati e sputati. Siamo la generazione del “tutto e subito”, non concediamo sconti e seconde possibilità, ci sembra assurdo dover concedere del tempo a qualcosa o a qualcuno per poterlo capire, guardarlo in faccia, pesare le sue parole e ricordarle. E di nuovo ricadiamo nello stesso errore, ci comprimiamo, ci facciamo piccoli, e anche l’altro diventa piccolo ai nostri occhi, fino a diventare un insignificante contatto virtuale, un numero in rubrica da dimenticare.

Non comprimetevi, concedete e prendetevi il tempo giusto. Bestemmiate. Siate ingombranti, pieni e pesanti.

White Lies | Time To Give
Florence + The Machine | Moderation
Spoon | Do I Have To Talk You Into It
The National | Rylan
Arcade Fire | Porno

 

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