Give Me 5 (The Tourist Edition) | vol. 133
Ieri sera, poco prima di dormire, ho passato un’oretta a pianificare viaggi che non vedo l’ora di fare.
È bastato che Ross (sì, sto guardando Friends almeno 15 anni dopo il momento in cui avrei dovuto. Possiamo non parlarne oltre?) citasse il “Festival delle Luci” e io subito ho pensato ad Amsterdam, poi ho detto “vorrei tornare a Lisbona!”, di colpo ho cercato voli per New York e il Vietnam su Google Flights (fa schifo, lo so. Ma non sceglievo io), per scoprire infine che Ryanair ha un diretto da Bologna alla Giordania.
Quindi: da una frase banale su Netflix, eccomi con in mano 5 itinerari in più e il valore di una Panda usata in meno nelle tasche.
Ma cosa ci importa, a cosa serve il denaro sotto i materassi? Ci sono poche cose più efficaci contro la depressione da fine weekend che pensare a un aereo, una stanza in una città da visitare e una Lonely Planet tutta rovinata.
Il senso non è nemmeno poi farlo per forza, il viaggio.
Sta tutto nell’idea di essere altrove, forse da solo con un foglio di carta e una penna, forse con una persona a cui vuoi bene, forse con un branco di debosciati che ti faranno tornare più stanco di prima.
Sta tutto nell’immaginare strade in cui perdersi e ritrovarsi (spesso le due cose coincidono), assaggiare, collegare un odore a una piazza, associare un disco a una città (ad esempio, per me Torino è questo), pensare che mentre i colleghi sono in ufficio tu stai scoprendo un ristorante-supermercato bellissimo nel mezzo del niente in Irlanda.
Anche solo a scriverle, queste cose, mi sono dimenticato che oggi è lunedì. Non è già un risultato spettacolare?
La playlist di oggi, autorizzata dal Ministero della Sanità come cura contro il Monday Blues, vi suggerisce 5 mete cercando di tenersi alla larga da London Calling e New York New York.
Montparnasse – Elbow
Prospettiva Nevski – Franco Battiato
J’Adore Venise – Ivano Fossati
Marching Bands of Manhattan – Death Cab for Cuties
Rome – Phoenix