Give Me 5 (My super sweet 16) | vol. 116
“Aspettiamo solo vostro marito”
Agito il bicchierino di plastica del caffè e guardando la schiuma depositarsi lungo gli anelli ai lati, penso: quattro dal bordo e la giornata andrà bene. A quell’allocutivo Voi dell’autista, abbozzo un sorriso: denuncia chiare ascendenze di cortesia transpadane o retaggio di qualche autarchica forma di rispetto per questa Signora.
Nel voltarmi, alla ricerca di qualche passeggera in attesa del consorte per salire sulla navetta per l’areoporto, immagino una testimone di molte primavere, ricoperta di paccottiglia d’oro e con una smorfia di disprezzo quasi a rimarcare supposta distanza sociale, magari acquisita solo dopo un redditizio matrimonio.
Non c’è nessuno. Lo guardo perplessa e penso.
“Ma dici a me? Ma dici a me? … Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Eh, Non ci sono che io qui. Di’, ma con chi credi di parlare tu? Ah sì è e, va bene” Mi sale il Travis Bickle di Taxi Driver, ma con l’ arroganza di Vincent Cassel in La Haine.
“Eccolo, possiamo partire“.
Era mio padre.
Dopo aver trascorso un’esistenza ad aggrapparmi all’idea che fosse la mia eccessiva altezza a fuorviare nell’attribuzione dell’età, ora una nuova consapevolezza si abbatte come la falce del tristo mietitore: non ho più 16 anni.
Dove sono il modem 56K esterno con il suo lamento da cetaceo morente, le sopracciglia alla Moira Orfei (quando le volevi come Liv Tyler), le k, x, i cmq per risparmiare credito, i risp sul mio quando il credito era finito, il palinsesto del martedì anime di Mtv e MySpace dove hai scoperto band come gli Artic Monkeys? Che fine ha fatto il fondatore Tom Anderson, con la sua maglia bianca da sotto busto ortopedico e amicizia di posa con add di default a tutti gli utenti?
Dov’è finito il mio Ipod ? In cui spadroneggiava l’Indie rock albionico, convivevano Kanye West con Luigi Tenco e i Baustelle rubavano negli autogrill belli come Alain Delon, ma sempre nei limiti di percorrenza, perchè come dicevano i Meganoidi, il bene è minacciato da un verbale. Non lo aggiorno da allora. Funge, lo alzo al cielo, come Mufasa con Simba.
You are cordially invited to
my super sweet 16!
Subsonica ft. Bluvertigo – Discolabirinto
Tempo dispari in 7/4, per questo pezzo meccanico e claustrofobico come il cielo su Torino. Ha fatto ballare frotte di adolescenti all’ombra della Mole o più realisticamente nella propria cameretta bianca senza luci colorate, grande un centinaio di chilometri. Samuel e Morgan accompagnano in una cavalcata notturna ipnotica, dando un ruolo visivo agli stumenti per tentare di rendere fruibile la musica a chi vive a “zero volume”.
Dannazione sono stata al concerto per i loro 20 anni di carriera. Pogavo, ma con sobrietà, non avevo più le scarpe da battaglia. Voi là dietro, chi ha urlato vecchia? Vi buco il pallone.
Franz Ferdinand – Take me out
You know I’m here waiting for you
I’m just a cross hair
Nel mirino (cross hair) ci siamo noi, prontamente atterrati da una pallottola post punk soft. Quando si inserisce la batteria militare del min 0:55, non sappiamo se stiamo assistendo a un appuntamento disastroso o accompagnando l’Arciduca Francesco Ferdinando ai cancelli di San Pietro. Quello che è certo è che parte la gambetta, seguita dal movimento di spalle alternato con lo spazzolone dei pavimenti sotto braccio. Gran disco ipercinetico, ruvido come la terra scozzese, un po’ sordido (Michael), da trucco sfatto.
Dr. Dree ft. Snoop Dogg – Still D.R.E.
Ero “ciovane” e una dose di arroganza mi piaceva, so do not judge me. Dr. Dre usciva dai N.W.A. e nel 2001 scrisse un nuovo capitolo della musica Hip pop, con il G-funk della West Coast: celebrazione edonistica e autoreferenziale della vita gangsta rap grondante di bling-bling, fuck the police, sesso e abuso di stupefacenti. Siamo lontani anni luce dalla denuncia politica dei Public Enemy e, a mio avviso, dal più grande Mc che è Chuck D, ma il dottore è un produttore eccezionale. Quando avviavi il cd, il testo era irrilevante, il ritmo ti tirava due schiaffoni, ricordandoti che la vita è Dr. Dre e tu al massimo sei Xzibit e ti ricordano per Pimp my Ride.
Burial – Ghost Hardware
Qui siamo già nel 2007, Burial lo scopro nel primo viaggio studio a Londra ed è un’ epifania. La traccia perfetta per quella città, ne ricrea l’energia notturna, spettrale e angelica di decomposta fiera. Burial scava nel passato ( passa per la musica afro, jungle, il trip-hop dei Massive Attack, corteggiando le atmosfere dei Boards of Canada), raccoglie le linee melodiche delle dive del pop mainstream stravolgendole. Usa samples, gioca con gli strati, lasciati liberi di contaminarsi e confondersi nei cunicoli dell’underground, per assurgere infine all’Olimpo della dubstep inglese, creando uno stile personale nu-ambient urbano, definito soulstep.
Duran Duran – Rio
Potrei concludere con qualche pezzo grunge o infarcire la playlist con reminescenze 00’s e invece lo ametto, senza sessione privata di Spotify, amavo e amo gli anni 80. Non siate timidi, uscite allo scoperto anche voi, ché al loro concerto ne ho visti di coetanei. Atmosfere caraibiche, tanta lacca Elnett, il marpione di Simon Lebon sulla prua, il memorabile sfondo funky di basso di John Taylor e il riff super cool di chitarra di Andy. Un lusso da yuppie rampante, senza volgarità da sole, whishy e sei in pole position, ma raffinato e luminoso esempio di rinfrancato pop new wave.
Mio padre: ” Sì, beh non sono esattamente i Beatles” (*).
Divorzio subito.
(*) cit. dal film Sing Street di John Carney del 2016