Give Me 5 (Misantropia Edition) | vol. 92
Mi godo l’estate urbana quei 5 weekend che tutti gli altri preferiscono lo stagno vista balcani comunemente chiamato Riviera invece che stare a fare lo strutto in casa.
Bologna diventa silenziosa, i parcheggi sbucano come tartufi, vai al pub e non devi fare la fila per la birra, per la pipì, per le patatine, per pagare, per avere il resto, per uscire.
A me la gente piace, sia detto per inciso: è solo che non ritengo indispensabile l’aggregazione numerica.
E’ domenica sera ed ecco che tornano, abbronzati rumorosi e un po’ intontiti dal sole, la salsedine, la frittura di calamari e la gazzetta dopo il caffè shakerato.
Questa è la colonna sonora, in mutande sul balcone, amaro in bocca e nel bicchiere, cuffie grandi quanto la tua testa.
Fateglielo vedere che non andrete mai d’accordo.
1. Ministri – Noi fuori
Nel 98% delle occasioni sociali finisci per sentirti così. Fuori dall’ansia di medaglie, dalle fabbriche e dai musei, dalle radio, dai minuti di silenzio. Uno spettatore non pagante che poi, fuori, non sa mai cosa fare, dove mettere le mani mentre parla con quel vecchio conoscente incrociato per strada. Fuori.
2. Radiohead – Fitter, happier
Una voce meccanica che ti racconta la gioia sociale 2.0 mentre tu cerchi solo di far passare un altro quarto d’ora e giustificare il momento in cui sarà troppo tardi per uscire, ormai mi guardo un film.
3. The Beatles – Eleanor Rigby
Mentre tutti vedono la tristezza stampata sul volto di Eleanor Rigby, cullata dal coro di “aaaaah, look at all the lonely people”, tu sotto sotto invidi quel momento in accordi minori e ti chiedi perché a te sia toccato l’ennesimo aperitivo.
4. The Postal Service – This place is a prison
Ti guardi attorno, il suono è ovattato, ridono in troppi per averne davvero tutti un motivo. La discussione è ferma da quasi mezz’ora sulla vita di persone che di certo non meritano una pagina su Wikipedia, ma forse nemmeno nel mensile di quartiere.
Cosa devo fare per avere un drink in questo posto? Quanto devo aspettare?
5. Franco Battiato – Bandiera bianca
La tua personale bandiera bianca è ormai logora. Hai provato a rimetterla in tasca, o addirittura nasconderla in un cassetto a casa, poi sono arrivate le fattorie da coltivare su Facebook, le instagram stories con i loop delle facce stupide, “eh ma se l’è anche cercata con quella minigonna”, la gente che ride per i terremoti, “stasera c’è un dj che suona”, la frutta già sbucciata al supermercato, i vegani, i bambini dimenticati in macchina, gli inchini delle navi da crociera, la gente che invece di parlare a casa sua scassa le palle ai concerti che tu vorresti tanto tanto ascoltare e basta. Sul ponte sventola bandiera bianca, non penso cambierà mai.
Birretta in centro?
Mattia Pace