Give Me 5 (Freaks and Geeks Edition) | Vol. 109
Quando leggerete questo post, saprete già tutto quel che serve sulla giornata appena passata: chi avrà vinto le elezioni, a chi saranno stati assegnati gli Oscar. Ma, mentre lo scrivo, è ancora domenica e mi aspettano ancora ore e ore di unghia sgranocchiate e capelli strappati (invertite pure i participi a piacimento). Che fare, dunque, per sconfiggere questa angoscia preventiva? Io, per me, ho scelto cinque canzoni per raccontarvi Freaks And Geeks, forse la mia serie preferita di sempre.
Il plot è facilmente riassumibile: siamo nel 1980 e la protagonista, Lindsay Weir, mathlete all’ultimo anno della McKinley High School, sta cercando come può di accattivarsi le simpatie di Daniel e dei suoi freak, rockettari spesso fumati che cazzeggiano nel cortile della scuola mentre nelle aule le stagioni e le lezioni scorrono come in un mondo parallelo. In contemporanea si sviluppa la storia del suo fratellino Sam, che con altri due geek cerca di sopravvivere alle ore di ginnastica e alle generiche sfighe del primo anno di scuole superiori. Tutto in diciotto episodi, perché nel 2000 la serie venne sospesa per via degli scarsi indici d’ascolto; in Italia è rimasta inedita fino al 2016, quando è stata inserita nel catalogo Netflix (da poco è stata rimossa, però). Ma nel frattempo, con l’arrivo di Internet, Freaks And Geeks aveva sviluppato un vero e proprio culto sotterraneo: perché?
Perché non c’è nulla di canonico e accomodante nel modo in cui la serie racconta gli estremi emotivi dell’adolescenza, i suoi piccoli, rari trionfi e i suoi frequenti fallimenti: la cotta di Sam per Cindy non va esattamente come ti aspetteresti; Nick ha una passione divorante per la musica, ma questo non farà di lui un grande batterista; Daniel e Kim nascondono dietro maschere da duri la fragilità di situazioni familiari insostenibili. Lindsay stessa, l’eroina della serie, non è esente da pecche: le sue sbandate improvvise sono semplicemente possibilità per lei, che dopotutto arriva da un contesto familiare grazie a cui può permettersele. Nulla a che vedere, insomma, con i picchi assordanti e gli adolescenti da spot-del-dentifricio dei teen dramedy dell’epoca.
D’altra parte, le idee e la mano sono quelle di Judd Apatow – a proposito, sta arrivando la terza stagione di Love, da non perdere – e il cast è stellare. A parte Linda Cardellini (che non avrà mai più ruoli così iconici), qui dentro trovate James Franco, Jason Segel (il Marshall di How I Met Your Mother, il vostro David Foster Wallace preferito), Seth Rogen e il mio personal Jesus comico Martin Starr (Superbad e Adventureland, per dirne due).
Com’è ovvio in un prodotto simile, anche la colonna sonora è parte integrante del raffinato tessuto di Freaks And Geeks. Tutte le canzoni che sentite aderiscono straordinariamente ai personaggi; non c’è nulla di fico, mediamente rock da radio, che al massimo si colora di qualche tinta prog (Rush) e americana (Grateful Dead in salsa country-folk) e trova il punk solo verso la fine (e per una sola puntata con X e Black Flag). Tutta roba divertente, divertentissima, che non sceglieremmo proprio per finezza, ma assai funzionale per dire che ogni storia di adolescenza è una storia di groppi in gola e prese di coscienza. Qui sotto ne trovate cinque esempi.
Bad Reputation | Joan Jett
Freaks And Geeks ti prende il cuore dalla prima volta che vedi la sigla: gli attori principali si mettono in posa, uno dopo l’altro, per l’annuario; ognuno di loro, in un paio di secondi, riesce a mettere in scena per intero il proprio personaggio (menzione d’onore per il Bill Haverchuck di Martin Starr, ovviamente). Dietro, il pop-rock opportunamente punkizzato di Bad Reputation, superclassico di Joan Jett.
Come Sail Away | Styx
Il ballo. Quella cosa che ho sempre invidiato delle high school americane, e che ovviamente c’è in tutte le serie con un liceo di mezzo: qui arriva alla fine del primo episodio, dopo 45’ di ottovolante emotivo – così tante, le idee, che avrebbero riempito un film intero. La canzone degli Styx – un ballatone cheesy, esplicito, non certo in punta di fioretto – è perfetta per esprimere tutta la goffaggine di Sam e la gioia del sorriso di Lindsay, finalmente pieno, aperto. Quel sorriso che ancora oggi mi fa sospirare come un Charlie Brown qualsiasi.
Gonna Raise Hell | Cheap Trick
Halloween. I geek si preparano con costumi adeguati – anche qui vince a mani basse Martin Starr, con la sua Donna Bionica – mentre i freak e Lindsay passano il pomeriggio a sfondare zucche nel vicinato. Appropriatamente la killer track è Gonna Raise Hell dei Cheap Trick, uno di quei gruppi ignoranti che hanno influenzato le star del periodo d’oro dell’alternative rock più di quanto pensiate (Cobain e Corgan su tutti). Parte con una cadenza disco e va avanti per nove minuti a “sollevare l’inferno”: quello che pensano di fare i ragazzi, per combattere la noia della provincia con piccoli, goffi atti di gioioso vandalismo.
The Spirit Of Radio | Rush
In uno dei primi episodi, Nick mostra a Lindsay una batteria: il suo sogno, tutto ciò per cui per lui vale la pena stare al mondo. “You gotta find your big gigantic drumkit”, le dice. Ed è vero, ognuno di noi deve trovare la propria ragione; ma questo, in Freaks And Geeks, non implica nulla: il fatto di avere un obiettivo chiaro non significa necessariamente poterlo raggiungere. Ad ogni modo, da buon batterista, Nick è fissato con John Bonham (che però è appena morto) e Neil Peart, drummer dei Rush: The Spirit Of Radio è uno dei loro classici, lontano dalle suite da 20’ e più concentrato su un hard radiofonico, pure con un breve siparietto simil-reggae. Spoiler: il nostro eroe non riuscirà mai a suonarla così.
I’m One | The Who
“Per la maggior parte della scena, lo avrete notato, ci sono pezzi di cibo incastrati fra i denti di Bill. Fa schifo ed è assolutamente perfetto. Questo realismo da cinema indie non era per niente abituale nella tv del 2000 – e anche ora è difficile vedere in televisione qualcuno che mostri come si comporta una persona quando nessuno la sta guardando.”
Bill Haverchuck non ha una vita semplice: tra allergie e una madre single che fa il meglio che può, ha imparato presto a dover gestire la solitudine (nessuno smartphone ad alleviarla, qui). Nel quattordicesimo episodio, per novanta secondi ci sono solo la tv e uno stand-up comedian a fargli compagnia.
“Una cosa che amo di Freaks & Geeks è che comprende quanto significhi la cultura pop per gli adolescenti – sia che siano fissati con la comicità, con la fantascienza, l’heavy metal o Dungeons And Dragons. La cultura pop non è solo intrattenimento; è anche identità e comunità, trovare persone come te.”
Parole del New York Times, che ha dedicato un articolo intero a questa singola scena, sottolineando pure quanto sia azzeccata la scelta della I’m One degli Who come accompagnamento – l’attacco malinconico della strofa acustica (“I’m one”) diventa una portentosa dichiarazione d’indipendenza nel ritornello elettrico (“I’m the one”). Non saprei che altro aggiungere, davvero, perché questa è semplicemente una delle più belle scene che vi capiterà mai di vedere su uno schermo.