#GiveMe5 (Cross Road Edition) | vol.165

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Cross Road Blues, un brano in cinque arrangiamenti

1936. 
Robert Johnson, mestiere musicista, non è esattamente il prototipo della rockstar a stelle e strisce cui siamo abituati.
Ad esempio, suona per strada girovagando per il Delta del Mississippi. Predilige Memphis.
Dorme a casa di amici, parenti, donne rimorchiate durante qualche show improvvisato.
La paga, quella che oggi chiameremmo cachet, è in whisky.

La leggenda vuole che qualche anno prima, ansioso di realizzare il sogno di diventare un famoso bluesman, Johnson avesse venduto l’anima al diavolo in un incontro avvenuto a un incrocio, nel cuore della notte. Il diavolo prende la chitarra di Robert, la accorda, suona un paio di canzoni e gliela restituisce. È fatta.

Johnson non riuscirà a vedersi diventare il più grande bluesman di tutti i tempi: un paio di anni dopo finirà avvelenato da una bottiglia di whisky, regalo di un marito geloso della moglie a cui il chitarrista aveva fatto il filo durante un concerto.
Muore a 27 anni, vi dice niente?

Robert Johnson – il padre di tutti i bluesman

Una delle pochissime canzoni registrate da Robert Johnson (si intende con un-microfono-uno messo davanti alla chitarra, non esattamente Abbey Road) si chiama Cross Road Blues e sembra essere il chiaro riferimento a quell’incrocio di strade polverose del Delta, luogo dell’incontro più improbabile della sua vita.
Che c’entri o meno il diavolo, questa canzone è uno dei più importanti classici della storia della musica.
Per la Rock’n’Roll Hall of Fame è una delle “500 canzoni che hanno dato forma al rock’n’roll”.
Rolling Stone la piazza al terzo posto delle Greatest Guitar Songs of all Time.

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Cross Road Blues è il blues, la povertà e la semplicità. Un padre putativo ingombrante con il quale tutte le generazioni successive devono confrontarsi. Ognuno a modo suo, con suoni differenti, approcci e interpretazioni agli antipodi, intenzioni figlie di realtà e luoghi in mutamento.

La playlist di oggi è un viaggio nel tempo.
È la storia della resilienza di un testo, scritto nel 1936 e accompagnato da 3 accordi che rappresentano senz’ombra di dubbio le radici di tutta la musica moderna.
Dentro queste 5 versioni (che forse sono comunque una sola) ci sono i nostri bisnonni, i nostri nonni, i nostri padri, e ci siamo noi.
Come un album di famiglia, un libro di storia, un incrocio a cui incontrarsi tutti insieme e poi proseguire, ognuno dal suo lato della strada, ognuno con il blues del suo tempo da cantare per sentirsi un poco meglio.

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