Give Me 5 (Chitarre, poppate e indiani Edition) | vol.33
Settimana 18-24 gennaio
Ciao raghi, raghe e ragù.
Per farla brevissima, come vi si accennava nella scorsa puntata, le prime playlist del 2016 intendiamo scialacquarle nel ripercorrere gli accadimenti musicali molto (ma molto) importanti del 2015.
Lunedì scorso iniziavamo la serie chiedendoci cosa fosse successo di veramente negro l’anno passato. Oggi, ché le promesse fatte in campagna elettorale vanno mantenute, andiamo a esplorare il fantastico mondo popolato da chitarre, poppate e indiani.
Se stavate cercando una playlist che sintetizzasse il meglio indie-rock, indie-pop e indie-nonsocosaltro del 2015, e sotto al letto non avete trovato nulla (a parte il Mostro dei Calzini Spaiati), siete nel freakin’ right place.
Lato A – Le chitarre, le scimitarre, le scimunite
Sleater-Kinny | A New Wave
Una band di culto che non smette di colpire e ricolpire e ricolpire più forte il bersaglio. Riot grrrl: femminismo e ferraglia sonante.
Wolf Alice | Bros
Una canzone che metto nella mia personalissima top 10 dell’anno. Ma è tutto l’album a essere oggettivamente molto riuscito. My Love is Cool, LP d’esordio per il quartetto di North London, è un ascolto che vi mette in trappola. Sapete quei rari casi in cui si fa davvero fatica a skippare qualche traccia? Rientriamo miracolosamente nella casistica. Consigliato caldamente.
Courtney Barnett | Pedestrian at Best
Che vi posso dire qua? C’è un garage rock potente, c’è un cantato asciutto e crudo che è quasi una conversazione che è quasi uno schiaffo, c’è un’attitudine allo sfascio camera elevato. Mi sembra abbastanza, no?
The World Is a Beautiful Place & I Am No Longer Afraid to Die | January 10th, 2014
Sarei credibile se vi dicessi che la canzone è più bella del nome della band e della cover dell’album? No, chiaramente, no. Quelle sono due cose francamente inarrivabili. Però, però la canzone cista un sacco ugualmente. Bel rock indio emozionale.
Viet Cong | Continental Shelf
Allora, se qua arrivate impreparati mi offendo. Vi se ne era parlato in termini entusiastici già qui di Viet Cong, l’eccezionale post-punk d’esordio dei Viet Cong. Nel disgraziato caso in cui foste in classica situa da scena muta, piantatela di far finta di rovistare nella cartella e rimediate subito con un ascolto e una letta, ingrati.
Lato B – Le puppe, gli elettrodi, gli ottantanovanta
Grimes | California
Art Angels è un signor album. Grimes è una signora artista. 4AD è una signora etichetta. California è il pezzo ideale per ingolosirvi con le sue reminiscenze 90s, però poi fate giuringiurello che vi scassate pure l’album intero. È un passaggio fondamentale per affrontare il 2016 da persone migliori.
Tame Impala | The Moment
Acclamati come diointerra, volevamo darvi una triste notizia: no, i Tame Impala non sono diointerra, checché ne dica la farlocchissima ManuDB. Qui e qui eravamo già venuti alle mani sull’argomento. Detto questo, The Moment è uno dei più bei pezzi dell’anno. Senza discussione. Date a Cesare un’altra greygoose quel che è di Cesare.
The Soft Moon | Far
Che botta. Sono ancora a bocca aperta. I Joy Division, sporcati e mandati nello spazio. Anno Domini 2015.
CHVRCHES | Leave a Trace
La hit ve la regalo sempre, non dite di no. L’electropop dei CHVRCHES in grande spolvero, in un ottimo ritorno discografico.
Susanne Sundfør | Fade Away
La chiudiamo con la sorprendente producer e cantautrice norvegese. Il suo album Ten Love Songs ha raccolto critiche entusiaste in tutti gli angoli del globo. Un impasto di sognante electro-pop che vi si appiccica alle orecchie.
Anche per oggi l’abbiamo svangata, ma le promesse non si esauriscono qui.
Le comunali stanno per entrare nel vivo, quindi noi, puntando al bottino grosso (tra lo 0,3% e lo 0,5%, come da consuetudine) assicuriamo, qui, ora, in mondovisione e a reti unificate, che il prossimo #GiveMe5 vi darà in pasto il meglio dell’elettronica made in twothousandfifteen.
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