Give Me 5 (Anatomia di una relazione: San Valentino Edition) | vol. 107
Mi state dicendo che a San Valentino qualcuno di voi deciderà scientemente di rincasare, lavarsi, imbellettarsi e armarsi (spero solo le fanciulle) di silk-épil alle 20.45 per celebrare il santo protettore degli epilettici?
Se sì, bravi. Vi ammiro per il senso civico che dimostrate nei confronti di questa patologia invalidante. Tuttavia, se steste pensando di festeggiare lo stesso paradisiaco Valentino, nella sua classica accezione, vorrei venirvi in soccorso come con il precedente, ma senza consigli per gli acquisti, ricordandovi che -come detto da un pio amico- quest’anno coincide con il giorno delle Ceneri.
“Polvere eri e polvere ritornerai“.
Sono certa che siate tra i pochi eletti con un amore perfetto e imperituro, conosciuti tra i banchi di scuola, godrete della reciproca compagnia fino alle porte delle nozze di platino e avrete un andamento flat come la retta del costo marginale (…ZZZZzzzzZZZZ…..). Tuttavia, il passo della Genesi dovrebbe illuminare sulla caducità dell’esistenza e far riflettere sull’inevitabile andamento della parabola discendente della vostra relazione.
Mentre ricerco il mio uomo maturo, acculturato, pieno di vita tra le pagine dei necrologi, lasciate che vi prospetti le tappe del percorso sentimentale nel nuovo #GiveMe5.
L’incontro – Something changed | Pulp
“Two hours before…” chiusi nelle loro camerette, rigirandosi nel letto, lui/lei bidonano l’amico in centro e, pensando al latte scaduto, non potevano sapere che si sarebbero incontrati. Tra le infinite possibilità, il pensiero del processo di putrefazione in atto nel loro frigo, li ha spinti a uscire e qualcosa è cambiato.
Una delle canzoni d’amore più dirette dell’intero album Different class. Dolce e inquieto quadro di un momento quasi triviale: l’elegia di un incontro fortuito dettato dalla casualità della vita, la fascinazione del mistero. Echi e suggestioni mi suggeriscono, nello stesso 1995, un tema simile in Kieslowski nel Film Rosso. Non una delle tante ballate del periodo d’oro del britpop, ma perfetta con la sua linea di basso e sezione di archi.
Perché non ti ho ancora incontrato Jarvis, tra uno squacquerone e l’offerta della carta igienica?
L’innamoramento – Playground love | Air
All’incontro – per i più ardimentosi- seguono messaggi inevasi con grazia di Lei e lungometraggi mentali di Lui (o viceversa), qualche appuntamento, km di passeggiate (neanche si preparassero per una fit walking), cene romantiche e sorrisi da paresi facciale. Si sono innamorati.
Lei, convinta che lui realmente si lavi con regolarità e che il bolo alimentare che tende a ostendere nella masticazione sia solo un’esternazione della sua virilità rude, ride, con simulata ingenuità, alle battute da anello mancante nell’evoluzione. Lui attratto dalle sue natiche (e da quelle della cameriera), gode di quel parco giochi dell’amore.
Passiamo al dessert. Il conto, per favore. Grazie.
La passione – Nick Cave & PJ Harvey | Henry Lee
Dopo gli stilemi da amor cortese, il vortice della libidine travolge il rapporto. Ragnatele e brina non ammantano più le pelvi. L’ormone porta serotonina alle stelle e la lucidità intellettiva nelle stalle. L’appetito sessuale che si prova nei confronti del partner è ciò che più si avvicina al desiderio per la cioccolata.
In questo brano Eros e Thanatos, inscindibile connubio freudiano, si uniscono: il testo mette in musica un’antica ballata scozzese di un amore che culmina in un omicidio. Le voci si rincorrono come nel cammino di dannazione degli amanti e si sublimano in un altrove ultraterreno, sicuramente cupo e infernale.
Colpisce la chimica tra Nick e Pj come coppia artistica e nella vita. Lei appare esile dai grandi occhi verdi tristi; lui inchioda con il suo sguardo indagatore come un novello Messia nel completo buono. La tensione sessuale nel video non è solo accennata, ma sfacciata. Si assiste quasi in maniera voyeuristica a questa gioco di sguardi e gesti profondamente erotico.
Non so voi ma avrei quasi bisogno di una sigaretta.
La separazione – Je suis venu te dire que je m’en vais | Serge Gainsbourg
I giri di valzer si ripetono tra i giovani amanti, la coppia si consolida. Si sprecano i pranzi della domenica con le famiglie, mentre inizia un regime di austerity sul piano copulatorio, compatibilmente con il campionato e il dolce della nonna. Qualcosa scricchiola.
Poi un giorno, pensando che questo stato di inerzia affidabile e comoda avrebbe continuato a sostenere la propria vita, uno dei due, poco importa chi, arriva e decide di porre fine a questo rapporto ormai asfittico. C’è senso di fallimento, vuoto e sofferenza, ma anche desiderio di far uscire dai box il/la biondino/a che da qualche mese ammicca ad ogni fortuito incontro.
Serge ne sapeva: Bardot, Deneuve, Birkin. Queste sono solo alcune delle donne che ha amato o di cui il suo sconfinato ego si è nutrito. Definito come un Bob Dylan francese, ma indecente come il Marchese De Sade. Una canzone meravigliosa: Jane Birkin singhiozza intessuta nel finger-picking di chitarra e tintinnii. Quasi di cattivo gusto sentirla piangere. Ti pianta, brutale come un bacio appassionato, ma non piangere, tes larmes n’y pourront rien changer.
La rassegnazione – Prendila così | Lucio Battisti
E siccome è facile incontrarsi anche in una grande città
e tu sai che io potrei non esser più solo
cerca di evitare tutti i posti che frequento e che conosci anche tu
nasce l’esigenza di sfuggirsi per non ferirsi più.
Dopo un po’ si ritorna in sella alla bicicletta: ci si iscrive in palestra, si esce tutti i weekend, ritrovandosi in stati etilici livelli Boris Eltsin. Il/la mollato/a se riesce a trovare un’individua/o dalle ben più evidenti qualità estetiche non eviterà i posti che l’ex frequenta, anzi. Per la nota teoria del primo pancake però se la pentola non è ancora ben calda, il primo sarà da buttare, così come il flirt passeggero.
In quale stato di grazia della coppia Mogol-Battisti, nasce questo brano irresistibile? Parole laceranti sorrette da un arrangiamento morbido ed elegante: basso accattivante, godibilissimo assolo di sax di Derek Grossmith, tastiere ariose che lo animano della nuova linfa del mondo funky e wave del suo soggiorno londinese.
Titoli di coda migliori non potevano esser scritti, ma non temete, in questa cupezza, come direbbe Bjork “It’s nice and quiet. But soon again. Starts another big riot” e si troverà la persona giusta o se non altro meno sbagliata.