Give Me 5 (Resistenza Germanica Edition) | vol. 143
In Germania le persone attraversano la strada solo col semaforo verde. È normale, è così in tutto il mondo, mi direte voi. Lasciatemi finire. In Germania le persone non attraversano MAI la strada col rosso. Se alle due del mattino si trovano ad un incrocio, senza un’anima in giro, con una visuale di diverse miglia, senza fari di macchine in arrivo, in una tempesta di neve, e se per caso il semaforo è rosso, loro aspettano il verde.
Le regole qui sono importanti e vanno seguite. Motivo per cui io decido spesso di attraversare col rosso come puro atto di ribellione, senza motivazione apparente.
Quando accade, non è infrequente che gli astanti commentino il comportamento riprovevole. Un giorno, mi lancio attraverso l’incrocio con l’omino del semaforo ben illuminato di un rosso acceso. Avevo freddo, a mia discolpa. Dietro di me, sento una signora parlare col figlio, indicandomi, e dicendogli che era sbagliato quello che stavo facendo e che le regole vanno rispettate.
Mi sono voltato solo un attimo per vedere il bambino che mi guardava. In quel momento avrei voluto dire (ma il mio tedesco ancora non mi permette discorsi così elaborati; citofonate fra qualche mese):
Cara Signora, ha perso un’ottima occasione per insegnare una lezione fondamentale a suo figlio. Le regole e le leggi, cara Signora, sono state fatte per gli uomini. Non il contrario. Le regole e le leggi devono aiutare gli uomini e quando lo fanno, raggiungono il loro obiettivo e vengono rispettate. Questa semplici, logiche, idee bisognerebbe averle sempre in mente, cara Signora. Perché i nostri paesi (entrambi) non troppi decenni fa hanno promulgato leggi che impedivano la vita quotidiana a gruppi di persone sulla base di criteri fallaci come razza e religione. Cara Signora, se non impariamo a valutare le leggi e le regole, come possiamo pensare di disubbidire, quando ci sarà una legge che andrà a ledere i nostri diritti?
Ma io la capisco, cara Signora: è facile rispettare le regole e comporta meno rischi.
Disubbidire, invece, prevede l’assunzione di una responsabilità e delle sue conseguenze. Nei nostri paesi (entrambi) l’obbedienza ha portato a dire “eseguivo degli ordini”, che non comporta alcuna responsabilità. Forse è per questa ferrea e quasi genetica adesione alle regole che voi, cara Signora, avete avuto meno resistenza interna di altri paesi?
Non mi interessa guardare al passato. Bisogna invece guardare al presente ed al futuro, cara Signora. Viviamo in un mondo dove un Ministro amante del cosplay si permette di entrare in parlamento in divisa, quando ormai pure i golpe nella proverbiale America Latina vengono fatti in giacca e cravatta; un mondo dove partiti di destra estrema sono in parlamento (in entrambi e nostri paesi, e non solo); dove la cultura viene delegittimata; un mondo dove cresce di giorno in giorno l’odio per il diverso. In questo mondo, cara Signora, viviamo e vivrà il suo bambino. Dovremmo insegnare a lui ed a noi che ogni cosa, anche la legge, può e deve essere criticata quando non compie il suo dovere.
Ma io la capisco, cara Signora: è facile rispettare le regole e comporta meno rischi.
Ed è facile dire a suo figlio che non si attraversa la strada col rosso. Meno facile sarebbe dirgli che mettere in discussione le regole è un nostro diritto e, talvolta, un dovere. Magari non sarà quell’anarcoide che si stringe nel cappotto mentre attraversa col rosso a farglielo pensare. Ma un giorno potrebbe essere necessario pensarci.
Al sicuro dall’altra parte del marciapiedi guardo il bambino. Lo saluto con la mano. Mi sorride.
E penso ad una playlist di canzoni tedesche di pura resistenza, la mia integrazione musicale.
Perché ci tengo ai nostri Paesi, cara Signora, e sento entrambi miei.
Die Ärzte, Schrei nach Liebe
Una delle più importanti band punk tedesche, nata negli anni Ottanta, ci racconta la vita di un fascista dei giorni nostri: stupido, votato all’odio, incapace di capire. Ma in fondo la “tua violenza è solo un grido silenzioso d’amore/ i tuoi stivali da combattimento cercano tenerezza/ perché non hai mai imparato ad articolare le tue idee/ e i tuoi genitori non hanno mai avuto tempo per te… stronzo!”
K.I.Z., Hurra die Welt geht unter
Rap post apocalittico per questo gruppo di formazione berlinese. Dopo una grande guerra, il mondo è tornato allo stato primordiale, siamo tornati ad essere gli scimmioni nudi che siamo sempre stati, senza vestiti né sovrastrutture. “Ma ti ricordi quando intagliavamo nei banchi di scuola/ “Padre non perdonarli perché sanno quello che fanno”
Das Lumpenpack, Eva P.
Frauke Petry è stata una delle più importanti esponenti dell’Afd (partito di estrema destra tedesco), per poi staccarsene e fondare Die Blaue Partei (partito di estrema destro tedesco, dejavu). Questa canzone la deride in maniera molto intelligente ed ironica. “È meglio pessima musica pop che politica del cavolo (riferimento al cantante Schlager Wolfgang Petry)/ Non devi per forza essere come i tuoi genitori/ ma sinceramente non ci credo/ quando cade una mela, c’è sempre un albero lì vicino”
Fettes Brot, An Tagen wie diesen
Il mondo è nel caos, attentati e guerre scoppiano ovunque. Ma nella tranquilla provincia questo mondo arriva solo attraverso la tv e la radio. È quindi normale non provare nulla per questi avvenimenti così lontani, né paura né tristezza. Siamo anestetizzati, l’importante è che questi eventi non accadano a noi. “E sento il presentatore dire: “La situazione sta peggiorando; oggi splende il sole”
Die Toten Hosen, Willkommen in Deutschland
“Questo è il paese in cui la gente non capisce che “straniero” non significa “ostile”. Scritta nel 1993 da una delle più importanti band punk tedesche, questa canzone (qui proposta in versione orchestrale) potrebbe benissimo essere dedicata ai nostri due Paesi al giorno d’oggi. Eppure “è anche il mio paese e non posso far finta di niente/ È anche il tuo paese e sei colpevole se chiudi gli occhi”.
BONUS TRACK
Prima che Celentano diventasse un proto-grillino populista e narcisista; prima che Celentano diventasse un brutto cartone animato sull’ego ipertrofico. I gruppi punk gli facevano le cover.