Girl Power made in Camelot | Le nebbie di Avalon, Marion Zimmer Bradley
…e Lancillotto se ne andò, non senza aver esitato se tornare al maniero per uccidere Morgana la Sleale; ma decise di non toccarla per amore di re Artù di cui era sorella, e anche perché era donna.
(I romanzi della Tavola Rotonda, Jacques Boulenger)
Femminismo è stata in assoluto la parola più cercata sul web nel 2017, credo questo sia considerato un dato ragionevolmente rilevante. Qualcosa si sta muovendo, così dicono nei discorsi di ringraziamento patinatissimi e pieni di lunghi sospironi commossi.
Tutta la polvere che si è smossa da qualche mese a questa parte mi è arrivata fastidiosamente dritta negli occhi, mi ha costretta a ripensare ad alcune cose orrende e a una o due cose bellissime. L’innato istinto di sopravvivenza in questi casi ti dà una sonora finale pacca sulle spalle di incoraggiamento, ti spinge a soffermarti più a lungo sulle cose bellissime e a ributtare subito le altre nell’unico posto che si meritano ovvero giù dritte per lo scarico del cesso. Rimbocchiamoci le maniche.
Una cosa bellissima random è il ricordo della prima volta che ho letto Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley. È già qualcosa.
Arrivavo da un’infanzia di ossessive letture fiabesche fallocentriche nelle quali le cose più interessanti e movimentate sapete tutti che spettavano ai maschi e bla bla bla – da parte mia nessun rancore eh, ci mancherebbe, amici come prima – e alle femmine niente di niente, aspettavano aspettavano aspettavano e io pazienza 0 allora per un attimo ho detto PER IL MOMENTO BASTA ho messo via tutti i libri sotto il letto per darli giustamente in pasto alla polvere e mi sono data alla ginnastica artistica giusto per muovermi un po’.
Neanche a dirlo, la gloriosa collaborazione con la ginnastica artistica è finita senza alcuna possibilità di ripensamento dopo un pianto drammaticamente isterico prima del saggio finale di metà giugno. Per fortuna a rincuorarmi c’è stata una gloriosa epifania: una bibliotecaria di provincia – probabilmente a diretto contatto con gli dei o con qualche emissario venusiano in missione per conto di chissà chi, ne sono tuttora abbastanza convinta – mi spinge a leggere Le nebbie di Avalon e da lì ho visto una luce ma di quelle potentissime.
Quella storia dei cavalieri della Tavola Rotonda del Sacro Graal dei ciechi amori cortesi – che convergevano sempre su un unico soggetto – della threesome Artù-Ginevra-Lancillotto e le freddure di Merlino – lui da sempre un tipo davvero simpatico, niente da dire – già la conoscevo e anche qui il divertimento ricordavo non stesse dalla mia parte nonostante ricordassi comunque anche che a Camelot di happy ending non ce n’era proprio in generale per nessuno e insomma la tragica malinconia è gender-neutral a Camelot ora che ci penso quindi così va già meglio.
Ciò che andavo a leggere era però, se non tutta un’altra storia, tutto un altro punto di vista. Una cosa mai letta prima, molto interessante.
Artù, ti sembra giusto che i pagani di Avalon, governati dalla stregoneria si battano a fianco d’un re cristiano?
Le nebbie di Avalon è la rilettura del ciclo arturiano in chiave matriarcale ovvero, detta in modo più amichevole e senza voler spaventare nessuno, secondo il punto di vista di – rullo di tamburi – una donna, Morgana. Nella leggenda arturiana politically correct, per intenderci, Morgana è quella cattivissima, la grintosa e vendicativa b*tch di Camelot con la passione per le arti magiche. È arrivato il momento che ci dia anche lei la sua versione dei fatti, mi sembra lecito. Avanti, parla.
Ai miei tempi sono stata chiamata in molti modi: sorella, madre, sacerdotessa, maga, regina. Ora, in veità sono una maga e forse verrà un giorno in cui queste cose dovranno essere conosciute. Ma credo che saranno i cristiani a narrare l’ultima storia. Il mondo della Magia si allontana sempre di più dal mondo dove regna il Cristo. Non ho nulla contro di lui, ma solo contro i suoi preti che negano il potere della Grande Dea oppure l’avvolgono nella veste azzurra della Signora di Nazareth e affermano che era vergine. Ma che cosa può sapere una vergine delle sofferenze dell’umanità?
Morgana viene presentata come una sacerdotessa pagana che viene cresciuta e vive ad Avalon sotto lo stretto controllo di Viviana, la Dama del Lago, una donna un po’ New Age ante litteram e terribilmente saggia, in modo ancestrale. Una saggezza che quasi intimorisce.
Morgana non è cattiva per niente, anzi, ha una sensibilità innata che si esprime attraverso il dono della Vista la quale si manifesta attraverso delle utili visioni premonitrici e dei sogni ad occhi aperti rivelatori.
Avalon è un’isola leggendaria – ma da qualche parte c’è davvero, potrebbe essere l’isola di Glastonbury allora circondata da paludi – dove le sacerdotesse, delle sinuose amazzoni britanniche (e anche qualche druido come Merlino, quando capita) si tramandano di generazione in generazione la eco-friendly tradizione pagana pre-cristiana, relegata dal cristianesimo – ormai imperante dopo l’arrivo dei romani nelle isole britanniche – a nascondersi in un luogo letteralmente coperto dalla nebbia spessissima, di difficile accesso per chi non è del luogo. Avalon è aldilà del mondo reale e ha quell’aria mistica e antica, polverosa e vivacissima che mette un po’ i brividi, si può dire. Sembra governata da forze che sovrastano ogni impulso razionale.
In questa cornice nella quale il culto pagano della dea madre – o Madre Natura, che dir si voglia – un culto di antichità incommensurabile, con le sue tradizioni, i suoi rituali, le celebrazioni dei cambi di stagione, la sua saggezza secolare, si scontra con l’istituzionalizzazione del cristianesimo, hanno luogo tutte le fantasiose e travagliate vicende dei personaggi resi famosi dal ciclo arturiano. Sotto questo punto di vista direi che questo potrebbe essere il vostro nuovo romanzo preferito se siete avidi fedeli di Game of Thrones, quanto meno per gli innumerevoli incesti, spade sguainate e fiotti di sangue, vendette machiavelliche, gelosie violentissime, obbligate iniziazioni di vario tipo più o meno dolorose, manie di protagonismo, smanie di potere e crisi di fedeltà verso parenti/amanti che il più delle volte sono la stessa identica persona – l’albero genealogico sembra fare giri immensi ma alla fine ritorna sempre al cognome di partenza.
A lungo cristiani e druidi avevano vissuto fianco a fianco; ma poi erano arrivati i romani e avevano sradicato i sacri boschi dei druidi, accusandoli di praticare il sacrifico umano. La loro vera colpa era stata quella di esortare il popolo a non accettare le leggi romane. Allora, per proteggere l’ultimo rifugio della loro scuola, i druidi avevano operato l’ultimo grande cambiamento rimuovendo l’isola di Avalon dal mondo dell’umanità. Adesso Avalon era celata nella nebbia. Le genti delle Tribù sapevano dov’era e là andavano ad adorare. I romani, divenuti cristiani dal tempo di Costantino, credevano che i druidi fossero stati sconfitti dal Cristo, e non sapevano che erano ancora vivi e si tramandavano il loro sapere nella terra nascosta.
Grazie a Marion Zimmer Bradley, i protagonisti sono in questo romanzo ufficialmente umanizzati, complessi, profondi, non psicologicamente tagliati con l’accetta come succede nei faziosi racconti della leggenda che dimostrano a pieno i secoli che si portano faticosamente sulle spalle. E come tutti gli umani, ovviamente, sbagliano, ma a volte capita facciano anche la scelta più giusta, bisogna rendergliene atto.
Ogni protagonista compie il suo ciclo: nascita, istruzione, amore, fertilità, disperazione, dolore, morte, resurrezione. Il conflitto religioso accoglie i travagliati drammi amorosi di corte e così come le primordiali religioni celtiche lasciano il primato alle religioni cristiane il matriarcato sembra cedere ufficialmente il passo alla società patriarcale. Chi sovverte l’ordine si ritira in disparte e cede la propria conoscenza a chi abbia la volontà e la pazienza di volerla apprendere.
Ovviamente il romanzo è un’invenzione che si divide tra il fantasy mitologico e il resoconto storico, ma l’esperimento del 1983 di Marion Zimmer Bradley è sicuramente originalissimo: rinarrare la leggenda spostando il focus sui personaggi precedentemente rimasti totalmente in ombra e senza voce per secoli e secoli è necessario perché la leggenda perlopiù è frutto di sola fantasia ma gli strascichi della sua interpretazione hanno conseguenze decisamente reali.
Chi di noi ha tutto ciò che desidera, sire? Nessun re e nessun dio può concederlo.
Titolo | Le nebbie di Avalon
Autore | Marion Zimmer Bradley
Anno | 1983
Editore | TEA
Pagine | 654