Capire (la lingua del)la generazione Z con Babbel
“It looks like most of Gen Z today would rather be boomers than hear one more millennial talk about not wanting to be spoken to before they have their morning “coffee” (da un articolo del Guardian, questo)
[Avvertenze: no, non state per leggere il solito pippone “ah i giovani d’oggi”. E, ancora: no, nessuna nonna è stata maltrattata o usata come cavia per verificarne la comprensione di questo pezzo].
State piuttosto per leggere una guida ragionata su come parlarci e capirli, perché – mentre Achille Lauro in radio ci ricorda (magistralmente) che dal 1990 sono passati ormai 30 anni – stare al mondo richiede una buona dose di preparazione e una serie di guide ragionate alla fauna contemporanea.
Quindi, cominciamo.
Che li si chiami Zoomer, Generazione Z o Centennial poco cambia: fatto sta che oggi la nuova generazione di giovanissimi può facilmente apparire incomprensibile, e non solo ai boomer ma pure a quei millennial – la generazione dei nati tra il 1981 e il 1995, stando alle ultime definizioni – con cui spesso viene confusa.
Non stiamo parlando di bigottismi randomici su usi&costumi (espressione orrendamente generalizzante che rubiamo cordialmente al libro di geografia del liceo, dove compariva appena dopo la sezione dedicata alla produzione di barbabietole da zucchero).
Trattandosi dunque anche di una questione non solo di comprensione sociale, ma anche linguistica, a provare a fare ordine tra le parole ci ha pensato Babbel, la ormai nota app per imparare e migliorarsi con le lingue straniere.
Nasce con questa idea, quindi, la guida interattiva Sboomerizzati: la Generazione Z tra nuovi social media, itanglese, attivismo e musica (sì, si chiama proprio così! In “sboomerizzati” stimiamo l’accento sulla prima “i”) per capire e conoscere meglio i nati dopo il 1995.
Nella guida per comprendere la generazione si parte dal contesto e, quindi, dal rapporto con la tecnologia, dato che il 95% dei Centennial ha uno smartphone come appendice: chat, shopping online e soprattutto video (se ne guardano in media 23 ore alla settimana. Ventitré).
Dall’identikit emerge anche – con somma gioia – che gli appartenenti a questo gruppo genealogico si sentono molto vicini a determinate tematiche sociali, soprattutto per quanto riguarda l’inclusione e la sostenibilità ambientale.
Da Instagram a TikTok, gli Zoomer utilizzano i social per dire la loro ed essere attivi su tematiche quali il movimento Black Lives Matter (80%), i diritti LGBTQ+ (74%) e il femminismo (63%) – legate all’uguaglianza e ai diritti individuali.
Altro tema molto sentito, dicevamo, è quello della sostenibilità: impossibile non citare l’attivismo legato alla lotta al cambiamento climatico, per la quale i giovani della Gen Z si dichiarano pronti a scendere in piazza (come peraltro è poi davvero avvenuto grazie alle sollecitazioni del movimento Fridays For Future fondato dall’attivista svedese Greta Thunberg) e a modificare le proprie abitudini (il 73% si dice disposto pagare un prezzo maggiore per un prodotto che sia ecosostenibile).
Sotto l’aspetto dei codici linguistici, invece, è proprio il tema dei meme e delle GIF a essere messo sotto la lente di ingrandimento nell’analisi pubblicata da Babbel.
È un vero e proprio linguaggio (anche) visuale, che si rifà ad espressioni mutuate dall’inglese come “Blast”, “Boomer”, “Cringe” e “Normie” o altri come “Bufu” e “Flexare”. Parole che nascono dalla trap, uno dei generi musicali – insieme a rap e hip-hop – più apprezzati da questa fascia d’età (viene dichiarato che il 42% del tempo online è speso ad ascoltare canzoni!). Vi ricordate quand’è uscito Rockstar di Sfera Ebbasta e tutti i suoi undici brani stavano nei primi dodici posti della classifica dei singoli più venduti? Ecco, è anche da cose come quel successo di massa che arriva quel linguaggio, un vero e proprio “nuovo lessico” con riferimenti condivisi.
Ci diverte pensare che sia un altro passo che certifica (e in fondo codifica) l’esistenza di una serie di lingue parallele e verticali tra le generazioni. Se l’Accademia della Crusca dovesse essere in ascolto, saremmo lieti di sentire anche il suo parere.
Quella degli Zoomer è, dunque, una generazione tanto particolare quanto ricca di sfaccettature, dal linguaggio al pensiero critico sui principali temi dell’attualità.
Di base è sempre molto difficile generalizzare e provare a cristallizzare una categoria sociale intera all’interno di un’analisi o una definizione. Mai lo è stato così tanto prima di oggi, però. La generazione Z, infatti, è forse quella più in rapida e continua evoluzione di sempre: noi vecchi, però, continuiamo a provarci.
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