Federica Abbate: “Il sale della vita è essere onesti con se stessi....

Federica Abbate: “Il sale della vita è essere onesti con se stessi. E adesso mi canto io!”

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Regola numero uno: smettiamo di chiamare Federica Abbate autrice. Federica è una cantautrice che ha avuto il coraggio di lanciarsi, spinta dal desiderio di trasformare una bella penna in un microfono. Ha scritto, infatti, alcune delle canzoni che abbiamo cantato di più negli ultimi anni. Da “L’amore è eternit” per Fedez e Noemi a “Roma-Bangkok” per Baby K e Giusy Ferreri. Da “Nessun grado di separazione” per Francesca Michelin a “Il Diario degli Errori” per Michele Bravi. Ma ora la voce e l’anima che riversa nei suoi testi autobiografici ce le mette lei. Tra i suoi brani più cantati: “Fiori sui balconi” e “Camera con vista” con Lorenzo Fragola, mentre su Spotify è disponibile il suo EP “In foto vengo male”. 

Tra le tende del backstage del Tanta Robba Festival, in realtà, Federica l’avevamo già evocata nella scorsa edizione. Quasi che il suo arrivo a Cremona fosse inevitabile. Era stata Joan Thiele a parlarcene, mentre affrontavamo la “questione femminile” nel pop.

Diceva Joan: “C’è ancora un po’ di chiusura nel nostro Paese nei confronti delle donne, è la verità. Vi faccio un esempio, anche nel genere musicale più pop-mainstream, penso a una Federica Abbate, che io stimo molto e che ha scritto moltissime delle hit degli ultimi anni, eppure perché non se ne parla quasi mai? E’ un’autrice donna, forse la più famosa in questo momento. Ma perché non lo si dice?”

Ecco, Federica, la prima domanda per te quindi è di Joan Thiele!

Ecco, vedete? E’ proprio il momento di questo tema. Se ne parla!
Io come autrice mi sento nominare anche spesso ormai. Ma è proprio come cantautrice che vorrei sentirmi chiamare di più. Non solo quella che scrive le canzoni per altre. 

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Ma questo perché accade secondo te?

Ci sono più ragioni, forse. Il pop, soprattutto quello femminile, non si sta rinnovando. Il pop maschile, in fondo, si è rinnovato, passando anche dall’indie. Mentre le ‘femmine’, in Italia, più che scrittrici sono tanto cantanti. E quindi spesso cantano canzoni altrui. Poi il pop femminile può vivere un momento di rinascita nel momento in cui si rinnova e si crea una “scena” perché secondo me, in questo momento, una scena non c’è. Nell’indie c’è, ma nel pop questo non esiste. L’unica scena esistente è Sanremo che però è una bolla, dura una settimana e poi è finita.

C’è un ruolo dei media in questo, quindi, secondo te? 

Certo! Perché il pop passa nei media tradizionali ma i media tradizionali non passano il pop emergente. Se è emergente non arriva – che sia maschile o femminile. Però arriva qui [dice indicando i palchi del Tanta Robba Festival, ndr].

Quindi, per rispondere alla questione “femminile”: secondo me non è un problema di genere, nel pop. Non vedo forme di discriminazione. O almeno, io non mi son mai sentita discriminata. Lavoro, anzi, quasi sempre con uomini. Però manca una alimentazione esterna. Perché se non ti passano una radio o una tv, non avendo il pop un circuito live che si autoalimenti, fa più fatica. La mia speranza è che ci sia una scena. Perché poi il pop di base funziona. Cioè, Ultimo riempie gli stadi eh.

Il pop non è morto. Esiste. Ma se non arriva al media tradizionale… Mahmood, ad esempio, fa musica da sei anni ma ce ne siamo accorti solo sei mesi fa quando è arrivato a Sanremo dove “botta totale” (sic).

Ormai oggi, in effetti, il pop è un’esperienza che va oltre la “musica”.

Certo! Oggi sicuramente la musica viene vissuta a 360 gradi. Non esiste solo la canzone, esiste il personaggio, esistono il momento storico, sociale e culturale di un Paese in cui quella cosa viene raccontata. C’è tutta una serie di variabili da considerare, che nel momento in cui si vanno ad incrociare aprono una porta che crea uno spazio in cui tu entri e hai la possibilità di amplificare tutto quanto.

Per te questo è successo o non ancora?

Ancora non è successo, no. Sto ancora costruendo.

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Un momento del concerto di Federica Abbate al Tanta Robba Festival.

Hai sempre fatto l’autrice. Ti hanno definito “Mogol al femminile” e “penna di platino”. Ma non ti rode un po’ il fatto che una canzone tua faccia successo per “voce” di altri?

No, no. Sono due cose completamente diverse. Potrei elencare decine di canzoni che ho scritto e credo di non ricordarle tutte. Ma la mia “scrittura per altri” è completamente diversa dalla “scrittura per me”. Non potrei mai cantare JAMBO. Ma non perché JAMBO non è una canzone forte, anzi. JAMBO è una canzone fortissima. Ma io sono “Camera con vista”.
“Camera con vista” parla di me, ha le mie chiavi di lettura della realtà di cui ho bisogno per esserci.

Quali sono gli artisti a cui ti ispiri e a cui guardi di più?

Io impazzisco per SIA. Poi Dido e Banks. Donne, ecco. Ah, e anche MØ!

Cosa ti ha spinto a sederti davanti al microfono?

Ho iniziato a cantare le mie canzoni perché avevo bisogno di raccontare qualcosa di diverso, di mio personale. Bello, brutto, disagiato, poco perfetto che sia.. però era un’esigenza di esprimermi. Ne avevo proprio bisogno. E’ una cosa che mi piace fare. E ho scoperto che tante persone vivono quelle cose come me. MI trovo un sacco di ragazze e ragazzi che dicono: “cavolo, ma anche io questa cosa la vivo così…”.

Sembrerà banale ma è bello. Perché io nella mia vita mi sono sempre sentita un po’ poco accettata. Sono sempre stata un po’ fuori dagli schemi, sapete? Mega sensibile, gli animali… il fatto di sentirmi capita e accettata mi fa stare bene.

[si ferma, pensa, poi accompagna la sua spiegazione col gesto. Come a indicare che tutto quello che sta dicendoti le arriva da dentro. Non si filtra, Federica. Si apre senza vergogna]

Perché è la verità… quello che racconto è la mia verità. E la condivido con gli altri.

Ecco, quindi, la gioia del “tuo primo tuo concerto”, come hai definito tu la prima volta che sei salita sul palco davanti al tuo pubblico. 

Esatto! Bello. La cosa assurda è che le persone che mi seguono sono simili a me e poi sono simili tra di loro. Si creano proprio dei gruppi. E siamo tutti simili.

A Francesca si illuminano gli occhi (giustamente): “E’ un po’ quello che è successo nella nostra redazione! E’ un aggregatore sociale. Ti trovi a parlare la stessa lingua. A viaggiare sulla stessa linea d’onda. E diventa il tuo microcosmo di riferimento da salvaguardare”. 

Ecco. Esci un po’ dal mondo, sì! Magari il mondo non ti piace per come è? Però costruendone uno tuo con le persone simili a te magari ti senti a posto.

Ecco, questo è sale della vita! Che è un po’ una cosa che chiediamo sempre a tutti. Quindi ora tocca a te dirci se sei d’accordo e se vuoi aggiungere altro.

Certo! Poi guarda, il sale della vita sapete cos’è? E’ essere onesti con se stessi, che è la cosa più difficile che uno possa fare.

Così, a bomba. Senza nemmeno pensarci.

Essere onesti con se stessi. Non raccontarsi cazzate. Se non sei onesto con te stesso nella vita rimani bloccato nelle tue stesse paure. Ti racconti una valanga di balle, non riesci a liberarti e muori lentamente. La tua vita, appunto, perde sapore.

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L’iniziare a scrivere per te stessa è stato anche questo? Essere onesta e poterti raccontare?

Sì, per me lo scrivere è uno sfogo. A me il mondo fatto così non piace. Però io in qualche modo scrivendo ne scrivo uno nuovo. Mi rifugio in questo mio nuovo mondo in cui ho persone simili a me intorno. In cui ti dico schiettamente tutti i difetti che ho, quindi non li sento più addosso. Ne ho bisogno per stare bene.

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Quando da piccola pensavi a cosa avresti fatto da grande, rispondevi “la cantante”?

Da piccola mi prendevano tutti per il culo perché dicevo che un giorno avrei voluto scrivere canzoni. E tutti mi dicevano: oddio Federica, poverina, ma tu sei pazza. Povera Fede, poverina… Ma non vedi che sei troppo fragile? Che non hai la faccia? Che non hai il physique du role? E invece io ero fragile perché siamo fragili tutti! Siamo in una società dove se piangi sei pazzo.

Devi solo essere forte, essere perfetto e procedere secondo gli schemi prestabiliti [dice con la voce di Mulan quando si finge uomo].

Io sono sempre stata una ragazzina fragilina, ma ho anche una forza da leone. Non è che per farcela nella vita uno deve essere una merda eh. L’essere umano può convivere col riuscire a realizzare i propri obiettivi: se hai un difetto non è che nella vita non ce la farai mai. E ne ho tanti di guai eh… La camera con vista sui miei guai… eccola.

Grazie per la tua onestà, Federica. Siamo sicuri che ti porterà lontano. Noi te lo auguriamo!





CONTENUTI EXTRA

In verità non ci siamo fatti sfuggire il fatto che Federica abbia citato gli animali come esempio della sua sensibilità. Così abbiamo indagato ulteriormente il suo rapporto con quadrupedi e pennuti.

La cosa che a me dispiace dell’umanità è che abbia poca empatia, mentre gli animali hanno immediata empatia. Sono indifesi e vanno protetti. Ho sempre avuto questa attitudine per cui la persona che piange in un angolo non deve essere presa a calci ma ascoltata. Così, allo stesso modo, l’animale indifeso non lo puoi trattare male.

Un porcellino d’India è stato trovato abbandonato e l’ho preso io. E gli ho preso un amichetto.

Ecco, solo che il porcellino l’altro giorno è stato mangiato dal mio cane. Avevo due porcellini, ora ne ho uno.

Poi ho un cane che ho preso dal canile – quello che mi ha sbranato il porcellino, appunto.

Ora è in castigo, vero?

Ma non è colpa sua… è colpa dell’istinto.
Poi ho un piccione che si chiama Osvaldo.

In che senso, Federica?

Nel senso che ho un piccione che va e viene da casa mia. E si fa accarezzare da me! A Pasquetta eravamo lì in 15 più il piccione. Osvaldo uno di noi! L’amministratore non è felicissimo…

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Poi ho una tartaruga di terra che mi ha lasciato il tipo vecchio della casa. Si chiama Sofia.

Quindi, ricapitolando. Un porcellino d’India residuo, Osvaldo il piccione, il cane, Sofia la tartaruga…

 

E due pappagallini! Anche se li ho lasciati da mia madre perché ho il cane…

Uno si chiama Dodo e l’altro Peppino ed è veramente antipatico. Io un animale così antipatico non l’ho mai visto. Mi odia.

Il mio sogno, però, sarebbe avere una gallina. C’è un sacco di gente che ha galline raga. Sfatiamo sto mito.

Quindi se qualcuno vuole regalare una gallina a Federica ci contatti. Vaglieremo le candidature.

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