PILLOLE PEZZO PEZZO E GRANDI DERIVE
1. I LOVE YOU, HONEYBEAR
L’opening track dell’album. La title track dell’album. Un Rorschach test per l’ascoltatore.
2. CHATEAU LOBBY #4 (IN C FOR TWO VIRGINS)
3. TRUE AFFECTION
Un brano su questi strani dispositivi e l’isolamento che ne consegue. L’unico pezzo elettronico degli 11, scelta che gli è valsa, a FJM, qualche accusa del tipo “cazzocentra sta canzone con le altre?”. Eppure è evidente che l’intenzione era proprio quella di essere inorganico, per coerente contrappasso con il tema del brano.
4. THE NIGHT JOSH TILLMAN CAME TO OUR APT.
Circa il malapropismo, o l’arte del buffo scambio di parole.
5. WHEN YOU’RE SMILING AND ASTRIDE ME
Emma, Emma. Cosa fanno queste Emma agli uomini? L’unica vera canzone d’amore a tutto tondo del disco. Tuttomoltobella.
6. NOTHING GOOD EVER HAPPENS AT THE GODDAMN THIRSTY CROW
Non succede mai niente di buono al dannato Thirsty Crow di Los Angeles. Eppure è un gran bel whiskey bar.
7. STRANGE ENCOUNTER
Ne voglio trovare una, non così. Tutto sommato sono solo un po’ scostante.
8. THE IDEAL HUSBAND
Julian Assange scopre che FJM sarebbe un marito ideale.
9. BORED IN THE USA
Dal 1984 al 2015. Da Born in the Usa a Bored in the Usa. E l’oceano di sottotesti socio-poli-cult che si tira dietro. Per come la intendo io, dire che sei annoiato negli Stati Uniti è la critica più feroce che puoi muovere a quel tipo di sistema. Non gliene fotte un cazzo a nessuno se te ne salti fuori con delle menate pacifiste, [alla fine gli hippy erano solo degli sballini che gli piaceva girare con l’elica all’aria (era spettacolo)], né gli frega dei poliziotti che accoppano i negri per strada [alla fine un caffelatte l’hanno fatto presidente (era spettacolo)], né delle droghe, né degli oltraggi fisici di elvis presley e dei rolling stones [alla fine di tutto questo ne hanno fatto tour e merchandising (era spettacolo)]. Sembra deriva, non lo è: è il pieno centro del palcoscenico. Negli Stati Uniti è la centrifuga il centro, la via di fuga il progresso; tutto quello che nella vecchia Italia non abbiamo capito, e temiamo che dire a due che gli piace lucidarsi il binocolo a vicenda che, sì, possono avere dei diritti, sia catastrofico, giustifichi l’assenza di Dio [stassicuro che in Italia se a uno gli piace il cazzo troverà il modo di ringraziare Dio per il bel cazzo che gli ha messo davanti (vedi Nichi Vendola). Non abbiate paura, non è questione di ateismo o rovina delle istituzioni, è solo questione di cosa si vuol fare tra le lenzuola. Solo nel senso esattamente riduttivo del termine. Solo questo. Concetto che sembrano non afferrare tanto nemmeno gli omosessuali, peraltro. Li hanno convinti così tanto di essere diversi, che ora ci credono pure loro. Sembra che se a un uomo piaccia il gelato o a una donna la vongola questo li renda automaticamente degli eletti, delle anime superiori, delle sensibilità esagerate. Essere gay non ti rende Andy Warhol, tanto quanto essere dopato non ti rende Maria Sharapova (lei resta pur sempre più bionda di te). Ti piace il cazzo, ti piace la figa. Tutto qui. Il mondo è pieno di gente che gli piace il cazzo e la figa. Parlarne nei termini in cui se ne parla nel dibattito pubblico ci rimpicciolisce il cervello, ci atrofizza la prontezza mentale]. In America no, in America è tutto a mille, tutto veloce, tutto sempre nuovo, di nuovo. Tornando a Tillman, quindi, dire all’America “ehi, guarda che io mi sto annoiando”, è come dire in Italia “ehi, guarda che io mi sto divertendo” (perlomeno, lo era fino a pochissimo tempo fa, ora la sbornia da divertimento sta iniziando a prendere piede anche qua). Tutte le giostre che hai studiato per me, mi annoiano. Un verbo rivoluzionario. Fanculo il superbowl, fanculo le finals nba, fanculo i subprime, fanculo playboy, fanculo la silicon valley, fanculo la federal reserve, fanculo Bruce Springsteen: io mi sto rompendo le palle, IN AMERICA. Un rinfaccio paradossale, così paradossale che a fine brano infatti partono le risate e gli applausi finti. A sottolineare il fatto che FJM è consapevole che anche fare satira sul divertimento, è divertimento. È tutto intrattenimento. E più vuoi fuggire ai bordi, più ti mettono al centro. Ehi, guarda, quello ha fatto una canzone in cui dice quanto si annoia in America; ehi, guarda, quello vuole andare ai bordi. Chestoria! Vieni qua, sì, qua in mezzo, perché non ci racconti come mai vuoi andare ai bordi e cosa ci vai a fare? Caspita, hai sentito? Assurdo. Andiamo tutti ai bordi, a fare piazza.
10. HOLY SHIT
Una canzone fragorosamente bella che costituisce, insieme a Chateau Lobby #4 e secondo il mio gusto, la summa lirico-compositiva dell’album. Un’altalena di spunti e concetti appena abbozzati in cui le riflessioni macro si mischiano in flusso di coscienza alle esperienze micro, in cui quello che semplicemente accade viene affiancato da quello che inaspettatamente accade, in cui lo spaesamento di contesto amplifica lo spaesamento emotivo. Il potere davvero rivoluzionario dell’amore, o meglio, dell’incontro, cantato dalla voce di un cinico che ancora fatica a spiegarselo.
Oh, and love is just an institution based on human frailty
What’s your paradise gotta do with Adam and Eve?
Maybe love is just an economy based on resource scarcity
What I fail to see is what that’s gotta do with you and me
11. I WENT TO THE STORE ONE DAY
A proposito di incontri.
Il disco finisce con il racconto di come è iniziato.
Insert here a sentiment re: our golden years
All cause i went to the store one day
“Seen you around, what’s your name?”
[…] Father John Misty | I Love You, Honeybear e un mucchio di altre panzane […]