Eva Giovannini, il Premio Strega e la notte più chiacchierata della letteratura italiana
“E’ incalcolabile il numero esatto dei premi letterari in Italia. Ma tra questi ce n’è uno soltanto che fa scatenare così tante ambizioni, così tante paure, così tante polemiche. Il Premio Strega non è soltanto l’evento letterario dell’anno. E’ una gara spietata che si vince o si perde, spesso per un voto soltanto. Una battaglia che si combatte nel più elegante dei salotti romani, il Ninfeo di Villa Giulia, tra veleni e liquori, tra grida e sussurri”.
E’ così che Eva Giovannini, reporter e volto di Rai Tre, ha aperto la diretta del Premio Strega 2017, la notte più chiacchierata della letteratura italiana. Chiacchieriamo mentre si prepara a condurre la serata del prossimo 5 luglio 2018, in diretta su Rai Tre. E’ uno di quei giorni di giugno dalla temperatura perfetta, tra una condivisa propensione alla logorrea creativa e le copertine dei libri in Cinquina quest’anno tra le mani: Il Gioco, di Carlo D’Amicis; La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg, di Sandra Petrignani; Questa sera è già domani, di Lia Levi; Resto qui, di Marco Balzano; La ragazza con la Leica, di Helena Janeczek.
Ti ricordi quando è stata la prima volta che ti sei interessata al Premio Strega o che ne hai sentito parlare?
Credo di averne sentito parlare per la prima volta in casa mia. C’era il libro di Umberto Eco, Il nome della rosa, che aveva vinto lo Strega se non erro nel 1981, quando avevo giusto 1 anno. Ricordo che quel libro circolava in casa e ho sentito parlare del premio, quindi, fin da piccolina. Forse quando ero alle elementari. Mi ricordo di questo libro molto alto…
Come ci si prepara a condurre il Premio Strega?
Se hai una redazione e degli autori, come quelli che ho la fortuna di avere io a Rai Tre, ci si prepara insieme e si fa un percorso di squadra, di sinergie anche intellettuali . Quella dello Strega in Rai è una squadra molto forte, che lavora per Augias durante il resto dell’anno: mi appoggio e mi privilegio di lavorare con dei professionisti che in questo mi supportano molto.
Dicono che tu sia particolarmente “secchiona”…
Ehm… Mi preparo leggendo innanzitutto i libri che sono in finale. Leggendoli tutti (ride), leggendoli bene. Poi c’è da fare un lavoro di tipo giornalistico intorno al libro stesso. Non mancano mai, infatti, questioni e polemiche che finiscono sui giornali. Quest’anno, per esempio, a far parlare del Premio Strega è stata una lettera-appello che i 12 che erano in predicato di arrivare in finale hanno voluto indirizzare al nuovo Governo per chiedere di aprire i porti. Quindi è necessario sapere le questioni, le polemiche più grandi, gli episodi più importanti, del presente e del passato, perché spesso ricorrono durante la serata.
Eva Giovannini e Philippe Daverio al Premio Strega 2017
Come sarà la serata finale di quest’anno? Puoi anticiparci qualcosa?
Sarà una serata ricca di personaggi noti che saranno al Ninfeo di Villa Giulia: intellettuali, scrittori… Sicuramente posso anticipare che sarà una edizione particolare che guarderà al 1968, di cui quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario. Un anno che, oltre ad avere cambiato l’approccio culturale degli italiani e forse dell’occidente, per il Premio Strega ha rappresentato una delle edizioni più dense di polemiche, di strascichi. Fu, infatti, l’edizione in cui Pier Paolo Pasolini si ritirò dal Premio in polemica contro quella che lui definì “l’industria culturale” e vinse Bevilacqua.
Ci sono libri che hai letto preparandoti al premio che non hanno vinto o non sono in Cinquina, ma che che ti sono comunque rimasti impressi?
Un libro molto bello che io consiglio di leggere a chiunque ami la scrittura e la letteratura a prescindere dal Premio Strega è quello di Annalena Benini edito da Rizzoli uscito pochi mesi fa: “La scrittura o la vita”. Sono dieci incontri dentro le vite di dieci autori, da Francesco Piccolo a Sandro Veronesi fino a Patrizia Cavalli e Walter Siti, per dirne solo alcuni… In questo libro c’è il loro rapporto a tratti mi viene da dire ossessivo con la scrittura. Un testo molto interessante che mette a nudo la passione che soggiace alla scrittura, che spesso è un’ossessione vera e propria.
La tua professione principale è quella di reporter. Hai scritto un libro recentemente, dal titolo “Europa Anno Zero” che, per certi versi, ha preconizzato uno scenario politico che si sta effettivamente realizzando nel continente europeo. Quella di quest’anno è una Cinquina che ha anche aspetti politici.
Credi che un evento come il Premio Strega possa essere un luogo in cui il mondo della cultura può dire la sua su temi di attualità?
Sì. E mi ricollego alla domanda di prima perché certamente è una cosa che dagli intellettuali ci si aspetta. In alcuni casi, per un intellettuale non solo è lecito ma perfino doveroso in momenti di crisi o importanti prendere una parte. E in questo senso il Premio Strega è un momento in cui certamente quella che una volta si sarebbe definita intellighenzia, attraverso la letteratura ha un palcoscenico per parlare del presente.
Che impressioni hai sulla cinquina in finale quest’anno?
Ecco. Dicevamo: senza tirar fuori l’intellettuale organico di Gramsci né l’intellettuale engagé alla Sartre, certamente quest’anno ci sono dei libri che sono – pur ambientati in epoche lontane dalla nostra – di estrema attualità. E lo dicono gli autori stessi che li hanno scritti. Sono libri che raccontano la violenza del fascismo, le leggi razziali, la discriminazione verso i profughi. Ecco. Non mancano i riferimenti con l’attualità, quindi, e se gli autori vorranno dire la loro naturalmente lo potranno fare.
Che ruolo deve avere la cultura in un mondo, come quello odierno, in cui la maggior parte delle persone si informano – senza filtri – principalmente sui social network?
Sicuramente la cultura ha un ruolo cruciale ma non vorrei che si pensasse che se uno non legge libri di narrativa allora non comprende il reale. Io su questo sono abbastanza laica e ritengo che ognuno abbia il diritto di fruire della cultura attraverso i mezzi che preferisce. C’è chi ama la letteratura, chi ama il cinema… chi altre forme di lettura, magari le riviste specializzate… Non è che tutti dobbiamo leggere le stesse cose. Quello che è importante, però, è capire che i social network sono una delle possibili realtà e spesso quella che appare da lì è la più semplice. Quello che è necessario, qualunque forma di cultura uno abbia voglia di vivere e approfondire, è che si capisca che se non si recupera un po’ di senso della complessità – che non è noia ma è, anzi, l’eccitazione di capire dove arriva un pensiero, dove porta un ragionamento, il brivido di percorrere davvero un percorso logico fino in fondo… – Ecco, se non si recupera questa sana voglia di capire davvero quello che accade, beh, il pericolo è grande… Perché naturalmente con le semplificazioni si veicolano le più grandi menzogne in circolazione.
Non pensare di scampare alla domanda che facciamo a tutti i personaggi che intervistiamo su SALT Editions. Cos’è per te il sale della vita?
Aaaah… Credo che sia riuscire a cibare, a nutrire tutte le varie parti che vivono dentro di noi senza dimenticarsi di alcuna. Riuscire a dare ascolto e spazio a quella che Tabucchi in “Sostiene Pereira” definiva la “confederazione della anime” che c’è dentro ognuno di noi. Perché alla fine se si riesce a tenerle insieme si è persone equilibrate, si è persone felici, forse. Oddio… parolone “felici”, ma insomma, diciamo che si può ambire alla felicità. Se si pensa che per mille motivi dobbiamo dare ascolto solo a una parte di noi perché è quella che ci chiede il mondo esterno, perché i nostri genitori ci hanno detto che è la migliore, eccetera, prima o poi saremmo degli adulti claudicanti e forse infelici.
Scusa un attimo. Ma… Lo Strega, tu lo bevi?
Diciamo che non è un liquore che bevo ma si è sempre usato nella mia famiglia nei dolci e soprattutto quest’anno ho scoperto che si può usare per fare un meraviglioso dessert a base di cioccolato fondente e, appunto, Strega, che consiglio a tutti, soprattutto a chi sarà al Ninfeo di Villa Giulia e avrà la possibilità di assaggiarlo lì.
Salvata in corner.