Io non voglio rimanere un’aspettativa.
Ad essere un’aspettativa si delude gli altri, ché poi gli altri chi? Te lo dico io, si deludono tutti. Tu ti sei mai sentito un’aspettativa? Hai mai pensato di avere di una scadenza? Vivere sempre con la valigia aperta davanti al tuo letto e non poggiare il culo sul letto di nessuno e dire “cazzo, forse resto”. Avere le radici che ti crescono dentro, le senti che ti attraversano tutto, e si fermano ad un millimetro dal tuo involucro.

Perché “sei un cazzo di capriccio portato dalla noia”, ecco cosa sei. E te lo ripeti, ogni volta. Ogni volta che poggi un po’ il culo, ogni volta che accenni un abbraccio, ogni volta che una piccolissima minuscola radice fa un rumore assurdo e tenta di uscire, di colpo. E tu provi a rimanere concentrato, a non cedere.

LEGGI ANCHE  I Mumford & Sons e quelle lucine bianche intorno

Ma non puoi resistere troppo a lungo, perché ogni tanto il culo sul letto di qualcuno tocca che lo poggi, anche se non chiudi la valigia nemmeno a casa, come se avessi il sentore di dover andar via di lì a poco, come se sapessi che verrai cacciato via, perché non vai bene, non funziona, non era così che se l’era immaginato. Ti spaventi, tentenni, ritiri quella piccolissima radice uscita e bestemmi perché nessuno ti ha mai dato un libretto di istruzioni per queste cose, non sai bene come funzionino, ed è come se ti sentissi l’unico incapace. Oh genio, nessuno ha un cazzo di libretto di istruzioni e non sei il primo a non sapere da dove cazzo si cominci.

I wish I had some grand sense of occasion
But I’ll just smile and turn away
I hope you know by now
I don’t know another way

Mandi tutto a puttane – in questo sei bravo, se in qualche posto del mondo esiste un saggio su questo, c’è l’alta probabilità che l’abbia scritto tu in un’altra vita – e ti allontani sentendoti sbagliato per l’ennesima volta, perché ormai è uno schema consolidato, hai la data di scadenza sul culo, come lo yogurt.

La verità è che se ti fermi a pensare per più di cinque minuti, se ti allontani e guardi da spettatore i resti di quello è appena finito, tu non hai sbagliato niente, e non perché tu sia stato impeccabile: è perché non ti sei concesso un errore, perché non eri nudo; la paura di essere sbagliato ti ha fatto camminare sulle uova, pesando le parole, contenendo la gioia, sopprimendo la rabbia, tagliando fuori tre quarti di te stesso. Il viso al sole e le viscere nell’ombra.

And when I feel a darkness is a heartbeat away
And I don’t know how to fight it
It’s a heartbeat away
And now
You don’t know me like this
It’s a heartbeat away
And I don’t know how to hide it
It’s a heartbeat away

Sei stato scorretto, credevi fosse necessario nascondere quello che avrebbe potuto farti giocare tutto, perdere senza una via d’uscita quello che volevi e credevi sarebbe rimasto se solo fossi stato bravo; non volevi mettere sul tavolo il bagaglio, il peso, l’inculata. E hai preferito finisse così, lasciato da solo a convivere con i tuoi demoni, ché li conosci poco anche tu però meglio gestirli da solo. In fondo, chi si accollerebbe le tue ombre?

Where do I turn to when there’s no choice to make?
And how do I presume when there’s so much at stake?
I was so sure of it all

But what if I need you in my darkest hour?
And what if it turns out there is no other?
If this is our last hope
We would see a sign, oh
We would see a sign

Well I’ve been running from the ashes we left
Forgiveness speaks for itself but how can I forget
When there’s a stain on it all

Quello che credi di nascondere per il bene dell’altro è un malsano e vano tentativo di proteggere te stesso da qualcosa che non conosci: come puoi recriminare a qualcuno la difficoltà ad aprirsi, di lasciarsi andare, se quel qualcuno non sa chi ha davanti (I can’t read your mind though I’m trying all the time/There’s something I don’t know, I can see it in your eyes)? Come puoi pretendere di mostrarti leggero, se nascondi il peso delle tue debolezze sotto il letto, come fosse un mostro da dimenticare?

And you may not be pious and I may not be saved
But we could live quite happily and quietly unfazed

Siamo fatti di luci e di ombre, tutti; siamo nudi, ed è inutile nascondersi, non funziona, non ha mai funzionato e non sarai il primo stronzo a fare in modo che accada; ci rincorriamo nella speranza di poterci salvare nascondendo le parti di noi con cui combattiamo quotidianamente, cercando di non far vedere a chi abbiamo davanti le nostre debolezze, per essere forti. E per essere forti mettiamo fine a cose che non abbiamo il coraggio di iniziare, a persone che non abbiamo il coraggio di macchiare con le nostre viscere, e ci convinciamo che manchi il tempo e lo spazio per viverle. Quante puttanate.

It took a wild heart to tame mine
And it took a wild heart to charm

Non hai bisogno di trovare del tempo per qualcuno, non hai bisogno di altro spazio: hai il tuo tempo e il tuo spazio, da dividere e contaminare. Senza annullarti, al contrario. Devi mostrare il tuo tempo e il tuo spazio, darli in pasto a qualcuno ma dandogli la possibilità di coglierne luci ed ombre, le tue. Vogliamo essere nudi e contaminati, da chi mischia le sue luci ed ombre con le nostre, vogliamo tirar fuori da sotto il letto le debolezze, mettere le viscere al sole. Sentirci liberi di non sprecare il tempo, cercare di farlo andare al passo con quello di qualcun altro che fa la nostra stessa strada. Senza stargli davanti, né dietro, ma accanto. E per farci contaminare dobbiamo chiudere la valigia, poggiare il culo sul letto, mostrare lo schifo, mischiarlo con il suo, e vedere le radici attecchire.

Io non voglio rimanere un’aspettativa, voglio essere nuda e contaminata.

LEGGI ANCHE  La copertina del nuovo album dei Mumford & Sons

 

 

NO COMMENTS

Leave a Reply