Due attese di Maurizio Lacavalla. Un viaggio da Barletta a Trieste
Alla ricerca del passato in un presente già fin troppo futuro.
Una delle poche cose che mi piacciono dell’estate sono le ombre. Quelle che tagliano a metà un muro, rendendolo nerissimo o bianchissimo; quelle che in una fotografia nascondono la metà di un viso sotto il riflesso di un albero mentre l’altra pare brillare come se vivesse di luce propria. È da queste immagini che voglio partire per raccontarvi Due attese, la novità Edizioni BD firmata da Maurizio Lacavalla e splendido graphic novel dalle poche parole e infinite suggestioni.
“Se puzza di terra c’è da fidarsi”
È luglio, siamo a Barletta. Eugene è un investigatore o qualcosa di molto vicino alla figura di chi è incaricato di cercare persone disperse, in questo caso il papà della nonna della voce narrante. Ed è su quest’ultima che mi soffermerei, sulla magia delle parole contate eppure dette nel momento giusto, circondate dalla meravigliosa capacità di saper raccontare più per immagini che per vocaboli. L’esordio di Maurizio Lacavalla nel mondo dei graphic novel è un elogio ai misteri, ai thriller psicologici, quelli dove la camera si muove lenta, seguendo i protagonisti del film riprendendoli da dietro le spalle, soffermandosi sulla sigaretta accesa che brucia lentamente mentre tra un sospiro e l’altro si lascia crescere l’ansia nel cuore dello spettatore, frame dopo frame.
In Due attese è l’afa a rendere ancora più immobili le scene mentre i personaggi si trasformano in comparse statuarie, come le due colonne protagoniste delle prime tavole di questo graphic novel, così maestose mentre si slanciano verso il cielo come per raggiungere una nuova galassia. Ci sono colpi di scena in quest’opera prima eppure è tutto vissuto con lo stesso ritmo delle ore quattordici di un pomeriggio d’estate, quando il sole picchia forte, bruciando gli occhi e i pensieri che si nascondono dietro essi.
“ Eugene, devo rivivere ogni giorno il momento del tuo arrivo almeno venti volte per accettare le cose”
Perché per accettare le “cose” serve anche un pizzico di realtà che in Due attese pare essere totalmente assente. Tutto è sospeso, il passato diventa presente mentre Eugene viaggia da Barletta a Milano per poi finire a Trieste, incontrando personaggi che sono fili che uniscono una guerra a un ipotetico oggi sereno, dove fra le ombre si nascondono segreti ancora inconfessabili.
“È leggera. Puoi uccidere con il peso di una piuma”
E come ogni viaggio nel tempo, come ogni ricerca di un’identità andata persa, anche quella di Maurizio Lacavalla si trasforma in una storia in cui sono gli oggetti a parlare. È la voce che si sente sollevando una cornetta, un appiglio dal quale sperare di estrapolare tutte le soluzioni a domande sconosciute. È una fotografia, ormai sbiadita dal tempo, che cerca però di restare, di lasciare la propria impronta nel presente. È una pila di pacchetti di sigarette e un sentimento dal quale non si può scappare soprattutto quando comincia a crescere nelle proprie viscere senza lasciare tempo e spazio alla razionalità di allineare i fatti: è la vendetta.
“Il giorno della partenza e il giorno dell’arrivo sono gli unici momenti del viaggio in cui si è presente a se stessi”
Leggere e sfogliare Due attese è come osservare una persiana semi chiusa: fuori la luce batte talmente forte che il riflesso del sole brucia le cornee; dentro c’è solo un raggio di sole che riesce a intrufolarsi fra le griglie, illuminando solo un piccolo dettaglio capace però di rilevare una storia incredibile.
Titolo | Due Attese
Autore | Maurizio Lacavalla
Casa editrice | Edizioni BD
Anno | 2019