Di disabilità e ricetrasmittenti
“Il signor Jeavos disse che mi piaceva la matematica perché mi faceva sentire al sicuro.”
La mattina del mio 13esimo compleanno mio padre mi fece trovare sul comodino, accanto al letto, una copia incartata del romanzo di Mark Haddon Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, che in breve tempo sarebbe diventato un vero e proprio caso letterario. Ma questo ancora non lo sapevo. Quella che stavo leggendo era la storia di un ragazzino, Christopher, colpito dalla sindrome di Asperger, una particolare forma di autismo.
La narrazione, svolta in prima persona, unita al fatto che all’epoca ero quasi coetanea di Christopher (che nel romanzo ha 15 anni), mi permise di immedesimarmi nei ragionamenti semplici quanto inusuali del protagonista e nelle tante battaglie che quotidianamente si combattono a quell’età. Solo in un secondo momento mi resi conto che le battaglie combattute da Christopher erano estremamente più difficili delle mie, anche se mi apparivano incredibilmente semplici.
Ciò che mi sorprese di più, ma questo posso dirlo soltanto con il senno di poi, fu proprio il contrasto lampante tra le capacità matematico-analitiche di Christopher e le sue immani difficoltà nel compiere semplicissime operazioni quotidiane, tanto da far sembrare un’equazione di secondo grado più semplice che allacciarsi le scarpe.
Forse a 13 anni non avevo ben chiaro l’obiettivo di Haddon, non sapevo ancora distinguere un “buon romanzo” da una scrittura banale e sgrammaticata (ammesso che ora lo sappia fare), né mi importava farlo. Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte probabilmente non diventerà mai un classico della letteratura e nemmeno si propone di esserlo: è un tentativo di farci cambiare prospettiva nel guardare il mondo, che nelle pagine del romanzo è assolutamente lo stesso in cui viviamo nella realtà, ma che può apparire estremamente diverso a seconda della lente con cui lo si osserva.
Ecco, Mark Haddon ci offre la possibilità di immergerci totalmente nella disabilità di Christopher, di seguirne le logiche alternative e di scoprirne i piccoli “trucchi” per affrontare la vita; e lo fa quasi senza che il lettore se ne accorga. Trovandosi ad osservare il mondo con gli occhi di un bambino autistico, al lettore viene risparmiato uno dei più critici nodi del rapportarsi con la disabilità: trovarne il senso della misura. Perché diciamocelo, il timore di offendere, di mancare di rispetto o al contrario di eccedere nelle premure e lasciare che si fraintendano con il pietismo, inibisce noi per primi, i cosiddetti “normodotati”.
Questa sensazione di perenne inadeguatezza e di estrema attenzione al mantenimento di un equilibrio comportamentale, ci rende impacciati e quasi goffi nel momento in cui ci ritroviamo in prima persona ad avere a che fare con qualcuno affetto da una qualsivoglia disabilità. Vi ricordate Quasi Amici, il film francese del 2011?
La trama è molto semplice e racconta di Philippe, rimasto tetraplegico dopo un incidente, e del rapporto con Driss, il suo assistente domestico. Ecco, in un paio d’ore di pellicola cinematografica, traspare perfettamente ciò che contraddistingue Driss dagli altri servizievoli e qualificati domestici che si erano candidati all’assistenza di Philippe: l’assenza di preconcetti. Driss, in ogni scena del film, tratta Philippe esattamente come un suo pari e per quanto questo concetto possa risultare ovvio nella teoria, sappiamo tutti che nella pratica è molto difficile da applicare.
Eppure, qualcuno ci riesce. E ci riesce in maniera straordinaria! Avete mai sentito parlare del Baskin? Se la risposta è sì, il mio orgoglio cremonese (ebbene sì, il Baskin è nato a Cremona!) crescerà a dismisura; se la risposta è no, cercheremo di svelarvi il mistero. Il Baskin è una nuova attività sportiva che si ispira al basket, ma ne cambia alcune regole fondamentali, in modo da poter permettere a ragazzi normodotati e a giovani disabili di giocare nella stessa squadra (composta sia da ragazzi sia da ragazze). Purtroppo non sono la persona adatta per illustrarvi le regole del gioco, visto che non ho ancora ben chiare nemmeno quelle del basket, ma l’articolo al link qui sopra soddisferà tutte le vostre curiosità.
Quello che posso dirvi per certo è che il Baskin è molto più di uno sport: è la bellezza dell’integrazione, la celebrazione della diversità che costituisce elemento valorizzante e promotore di un agonismo sportivo ancora più intenso e coinvolgente. Il bello del Baskin è che appartiene a tutti, incondizionatamente, perché rende tutti protagonisti! Non è uno sport per disabili perché abbatte la barriera dell’assistenzialismo, il Baskin è una rivoluzione contagiosa grazie al suo saper essere contemporaneamente agonismo puro e attenzione verso l’altro, impegno e divertimento!
E in un certo senso, questo è anche uno degli obiettivi di Emisferi Musicali, un’Associazione di Promozione Sociale, uno spazio “Dove le disabilità diventano abilità diverse” come recita uno dei loro slogan. Il progetto, attivo sul territorio piemontese, si pone come fine ultimo quello di sviluppare una metodologia che consenta l’integrazione e lo sviluppo di tutte le componenti psichiche e mentali dell’esperienza musicale, creando un vero e proprio spazio aperto a chiunque, senza limitazioni di genere, classe, formazione né, tantomeno, compromissioni fisiche o mentali.
E non abbiamo potuto fare a meno di andare a intervistare alcuni dei collaboratori di questo centro di MusicoTerapiaOrchestrale® e abbiamo scoperto che, come dice Tiziana Motta, Psicologa Esperta MTO, “La musica con la sua immediatezza costruisce un terreno di esperienza comune che sfrutta la nostra capacità di agire come soggetti, non solo individuali, ma anche sociali”.
Che sia la musica o il senso dell’ironia, che sia la passione per lo sport o quella per la matematica, è davvero appagante trovare e sviluppare un interesse che diventi il nostro canale di diffusione di noi stessi e di ricezione di tutto ciò che è esterno o estraneo a noi: come una sorta di ricetrasmittente del proprio e dell’altrui.
Fotografia 1: Baskin Cremona
sei riuscita a trattare l’argomento così complesso …con profonda lievità!!! complimenti davvero
grazie mille, ne sono felice 🙂
[…] che cede sotto i nostri piedi, dove ogni passo potrebbe essere un errore. E spesso lo è: così bloccati nel rapporto con qualcosa che consideriamo diverso, altro da noi, le possibilità di errore aumentano esponenzialmente. Perché l’altro, che altro da noi non è, […]