Dino Buzzati, un amore come gli altri

Dino Buzzati, un amore come gli altri

un amore Buzzati

Abbiamo parlato di Lolita.

Abbiamo parlato di Anaïs Nin.

A questo punto, dobbiamo per forza parlare di Un amore.

Dino Buzzati è un personaggio affascinante. Si dice che in punto di morte sorridesse, come Giovanni Drogo nell’ultima riga del Deserto dei Tartari, mentre gli animali nelle gabbie dello zoo di Porta Venezia urlavano per per salutarlo. Tutta la sua vita è avvolta da un’aura di surreale, tanto è vero che Indro Montanelli raccontò la sua morte così:

Se ne è andato così alla Buzzati che alla Buzzati potrebbe anche tornare. […] Con Buzzati se ne va la voce del silenzio, se ne vanno le fate, le streghe, gli gnomi, i presagi, i fantasmi. Se ne va, dalla vita, il Mistero. E che ci resta?“.

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Ci restano i suoi disegni, che riflettono una Milano pop e liquida. Ci restano le sue poesie. Soprattutto ci restano una miriade di romanzi e racconti, tutti apparentemente diversi una con un fil rouge molto chiaro: non succede mai nulla. Il trucco di Buzzati, infatti, è la cosiddetta “suspence al rovescio”: in pratica lui prepare il lettore ad un grande evento che…

…non accade.

Ma non importa, perché la parte più bella delle sue storie è l’attesa. Vedere i protagonisti arrabattarsi in maniera frenetica e febbrile per scoprire, solo alla fine, che non succederà nulla. Ho letto da qualche parte “La parte più vivace della vita sarebbe proprio l’attesa” (se siete dei procrastinatori come me, sono sicura che capirete il fascino della cosa. Rimanere nell’immobilismo del non fare niente perché così potenzialmente potremmo fare tutto).

D’altra parte, voglio dire, uno che ha imbastito un racconto su una goccia che risale le scale (La goccia, 1960) deve essere bravo a parlare di aria fritta.

E’ quindi con questo spirito che ho approcciato il suo ultimo romanzo, Un amore, pubblicato nel 1963, 8 anni dopo Lolita. Nelle mie orecchie risuonava

Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta.

ma razionalmente mi aspettavo di trovare un romanzo fatto di candide metafore e romanticherie, nel quale non succede un tubo.

SBAGLIATO!

un amoreUn amore racconta la lacerante storia d’amore tra l’architetto quarantanovenne Antonio Dorigo e Adelaide Anfossi, Laide, ballerina della Scala ancora adolescente che si prostituisce. Pur mantenendo un registro alto, è un romanzo crudo e tormentato, che lascia poco spazio all’immaginazione e che quindi, all’epoca della pubblicazione, suscitò molto scandalo.

In soccorso di Dino venne Montale:

Col nuovo romanzo Un amore ci troviamo nel cuore del più acceso realismo e psicologismo, nella dissezione quasi anatomica di un sentimento amoroso che molti diranno patologico, ma che in realtà tutti gli uomini che non hanno gli occhi e il cuore foderato di una cotenna di lardo hanno almeno virtualmente provato“.

Bravo Eu, ma da uno che fino a ieri faceva parlare gli alberi, non ce lo aspettavamo comunque un romanzo così.

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Parte delle critiche negative sul romazo vennero anche da quelli che oggi chiameremmo Hipster. Siamo negli anni ’60, la letteratura si sta facendo di consumo e di massa: nascono i tascabili, il premo Strega, le pagine culturali dei quotidiani con le classifiche dei best seller. Quando Dino Buzzati pubblica Un amore, ricevendo un grande successo di pubblico, è facile additarlo come “venduto” alla narrativa di consumo.

Ce li vedo, due bei giovanotti coi baffoni a manubrio che fumano la pipa sui Navigli dicendo “ah, si è venduto”, “io lo leggevo quando non lo conosceva nessuno”, “quando lo seguivo io non lo invitavano neanche al Miami”.

Come sempre, haters gonna hate.

La verità è che Un amore non è il cedimento al consumo massivo, nè un momento di stanchezza creativa. E’ invece un grande romanzo, che come tutti i grandi romanzi può essere letto su mille livelli diversi.

C’è la storia d’amore, chiaramente controversa, tra un uomo adulto e una ragazzina. Parlo di età anagrafiche, perchè, in quanto ad età emotiva, il protagonista Antonio Dorigo potrebbe competere con la Pimpa.

C’è Milano, sullo sfondo, che muta a seconda delle esigenze del protagonista. Architetto affermato di giorno, si sposta in automobile per le strade pettinate del centro; cliente della “Casa di appuntamenti” della signora Ermelina di notte, si fa strada in un labirinto di stradine sordide e nascoste.

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C’è il contrasto tra classi sociali. Il borghese che si innamora della puttana. Proletario contro borghese, storia vecchia come il mondo ma svuotata di ogni dicotomia buono-cattivo: entrambi i personaggi vengono amati ed odiati in egual misura.

Questo atteggiamento super partes riflette la totale noncuranza di Buzzati per la politica. In un’intervista disse:

Che un artista debba necessariamente oggi essere impegnato politicamente è un’idiozia. Lo scopo di un artista è per prima cosa la poesia e la si può raggiungere tanto con libri come Buio a mezzogiorno, quanto con opere in cui la politica, i contrasti ideologici o cose del genere non sono neppure sfiorati

(mi viene in mente Battisti e i suoi campi di braccia tese).

Un amore è stato definito un Lolita all’italiana. Non so, personalmente ho trovato Lolita molto lento, claustrofobico e in qualche modo lascivo. La storia d’amore tra Lolita e Humbert Humbert finisce per isolarsi in un ecosistema tutto loro. L’immagine che ho stampata in mente è dei due protagonisti dentro ad una macchina ferma, a consumarsi.

Un amore, al contrario, è slancio, è sole, è stancante come rincorrere un’adolescente quando tu ormai ti devi preoccupare delle protesi d’anca. L’immagine che ho stampata in mente è di Laide e Antonio su una cabrio, sicuramente tormentati, ma proiettati avanti verso una nuova, folle avventura sotto il cielo.

Autore | Dino Buzzati
Titolo | Un amore
Anno | 1963
Editore | Mondadori




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