Di seppie, piselli e altre love stories

Di seppie, piselli e altre love stories

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Che a Eugenio Montale piacessero gli ossi di seppia, è cosa nota a chiunque non abbia passato le ore di italiano a scuola russando a bocca aperta. Che non sapesse nemmeno da dove iniziare a cucinarle (le povere seppie), è una mia libera deduzione: uno che spesso il male di vivere ha incontrato non può di certo essere una buona forchetta. Achille Campanile, invece, promette bene. Basta sfogliare qualcuna delle pagine più famose del suo “Manuale di conversazione” per immaginarselo davanti a un piatto pieno ormai solo dei segni di un sughetto glorioso, mezzo sbronzo. Anzi, pure sbronzo del tutto, ma comunque col tovagliolo sempre elegantemente adagiato in grembo. Soprattutto, ce lo si immagina felice. Sì, perché non solo sapeva mangiare bene e scrivere bene, ma sapeva ridere con gusto.

Tant’è che proprio lui, che di ovvietà non voleva neppure sentir parlare, si premura di scrivere due spassosissime paginette su “Gli asparagi e l’immortalità dell’anima”: pura dissertazione, solo per rassegnarsi a pensare gli asparagi e l’immortalità dell’anima come due cose che, effettivamente, in comune proprio non hanno niente.

Nemmeno le seppie e i piselli hanno una qualsivoglia cosa in comune. Eppure Campanile ha scritto un racconto anche su questo.campanile

“Le seppie coi piselli sono uno dei più strani e misteriosi accoppiamenti della cucina. Le seppie, da vive, ignorano in modo assoluto l’esistenza dei piselli. (…) Le seppie non hanno e non possono avere alcuna idea di quelle leguminose. Bisogna dire di più: non hanno alcuna idea delle leguminose in genere e degli ortaggi. Ma che dico: ortaggi? Esse ignorano addirittura gli orti, la terra, le foglie, l’erba, gli alberi e tutto il mondo fasciato d’aria. (…) Non vengono a contatto coi piselli che dentro il tegame sul fuoco, quando sono già spellate, tagliate a pezzi e quasi cotte, che non è certo la condizione ideale per apprezzare la vicinanza di chicchessia, si tratti pure di personaggi rispettabili come i piselli.

Povere seppie, strappate al silenzio scuro del mare per finire maneggiate da chissà quali coltellacci affilati, buttate a soffrire nell’olio con quella piagnona della cipolla. Sempre ammesso che il loro destino gli riserbi un carnefice con un minimo di abilità ai fornelli. E poveri anche i piselli! La natura aveva progettato per loro una vita di serene gioie domestiche, rintanati tutti insieme al calduccio nei loro baccelli. Nessuno li avrebbe mai stanati né mai disturbati.piselli

Ma l’uomo è uno strano animale. Fabbrica le barche, la fiocina, le lampade. Non si contenta di pescare in modo semplice e primitivo con la canna, o le reti, o le nasse, pesci più a portata di mano. Vuole anche le seppie. (…) Intanto coltiva gli orti, pianta i piselli, li cura e sorveglia, li coglie. Poi porta tutto al mercato. Una mattina, ecco le seppie sul banco della pescheria, da una parte; e dall’altra, lontano, ecco i piselli nel reparto ortaggi. Ancora non si conoscono, ignorano l’esistenza gli uni delle altre.”

La cucina è così, un capriccio; tesse intrighi peggiori di quelli delle telenovelas. L’improbabile coppia di seppie e piselli, del resto, non ce le siamo certo inventata per sfamarci. Eh no. Siamo abbastanza arroganti, abbastanza sadici, da metterli nello stesso piatto solo per farci piacere, “senza interpellare le seppie, senza domandare ai piselli se sono d’accordo”. Puro godimento, una sveltina extra-ordinaria, una botta di vita, un “famolo strano” della tavola. Quello che non avevamo calcolato (come spesso accade anche tra noi esseri umani) è che la cosa ci sarebbe sfuggita di mano: le seppie e i piselli si amano. Si sono scoperti fatti le une per gli altri. Non c’è storia, se non d’amore, quando s’incontrano due opposti come loro.

“Da questo momento i loro destini sono legati. Nel primo istante c’è un po’ di freddezza, ma poco a poco, bon gré mal gré, s’accordano a meraviglia. Insieme vengono scodellati, insieme arriveranno a tavola, insieme verranno assaporati e lodati, né cercheranno di sopraffarsi l’un l’altro. Consummatum est. Rientrano nel tutto. Hanno percorso fino in fondo le traiettorie del loro lungo viaggio e delle loro brevi vite che, con un’effimera fosforescenza nel buio dell’universo, si sono incontrate, fuse e spente.”seppie

Diciamocelo: nessuno, meglio di Campanile, avrebbe potuto raccontarci in modo tanto delizioso l’ironia del nostro destino. Nostro, come delle seppie e dei piselli. Il suo umorismo è pur sempre erede di Palazzeschi e del suo dio che si sganasciava davanti allo spettacolo delle nostre misere vite. Appunto: per riuscire a ridere della sorte universale dentro cui tanto ci agitiamo, è necessario prendere le distanze di sicurezza. Bisogna stare alla larga dall’amore, che invece prende tutto sul serio, o almeno farlo con le dovute precauzioni. Campanile, per farci ridere, gioca spesso a fare il dio. Però alla fine si tradisce, perché lui l’amore lo conosce bene. Come conosce bene la davvero ironica sorte di chi nella vita si ritrova fare lo scrittore, a pescare, tagliare, mantecare, mettere a bollire, proprio come fa il cuoco, i fatti e i sentimenti. Chiaro è che è tutto materiale che scotta, e allora, per cautela, meglio usare le presine e farci due risate.

 

Hot seppie con piselli

Seppie circa 1 kg

Piselli freschi sgranati 500 gr

Cipollotti 2

Olio e.v.o.

Vino bianco 1 bicchiere

Brodo vegetale leggero o fumetto

Sale q.b.

Prezzemolo fresco q.b.

 

Come ogni love story strappalacrime che si rispetti, in origine è la cipolla. Spellatela, affettatela, buttatela con cattiveria nell’olio bollente (pensate a qualche ex che vi ha reso cervo a primavera…in cucina è una tecnica vincente). Stessa rabbia d’amor ferito per le seppie: pulitele, lavatele, tagliatele a striscioline. E abbandonatele lì (non esiste pena peggiore). Con i piselli, invece, siate più gentili: teneri loro, non amano la passione bruciante delle fiamme alte. Aggiungeteli ai cipollotti a soffriggere e sfumate con il vino bianco. Il sughetto si sta tirando, è il momento. È giunto il momento clou, quello dell’unione. Mettete in padella le seppie e lasciatele in pace: i piselli le conquisteranno. L’unica cosa che vi resta da fare è creare un po’ di sana atmosfera romantica con una cascata leggera di sale e di prezzemolo fresco tritato fine fine. A fuoco spento, sarà tutto un profumo inebriante. Ecco, quest’anno osate. Lasciate perdere l’ormai abusato tubo di Baci e provate piuttosto a innamorarvi sul serio con le seppie e i piselli.

 

 

 

 

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