Di Nouvelle Vague, Robert Rodriguez ed Etilismo
Pochi testi esprimono il delirio di onnipotenza etilica a cui segue la caduta trita della sbronza come “Too drunk to fuck” dei Dead Kennedys (Give Me Convenience or Give Me Death –1981-)
Went to a party
I danced all night
I drank 16 beers
And I started up a fight
La cover dei Nouvelle Vague del 2004 non solo ha questo pregio, ma attraverso una rielaborazione del brano punk in chiave bossanova permette di focalizzare la caduta di stile del “sicuro che ci vengo a casa tua, ma come mi stendo crollo” dal punto di vista di lei. Imbarazzante, perché se la sbronza è brutta, lei sfatta e con le calze strappate è ancora più brutta, e in quanto a finali trash non bisogna sottovalutare le pari opportunità
La voce è impastata ma invitante, lo sguardo molesto, la parete l’unico contatto con la realtà da cui si spera di non essere scrostati. Persa cognizione di spazio, tempo e freni inibitori, la coordinazione dei movimenti è un lontano ricordo.
“Oh sì straniero, sono proprio nelle tue mani”
But now I am jaded
You’re out of luck
I’m rolling down the stairs
Too drunk to fuck
La voce è quella di Camille che è molto molto insospettabile, il tipo che magari il giorno dopo con le amiche scomoda Bukowskij
“Poi dormimmo abbracciati per un’oretta. Era in un certo qual modo anche meglio di fare l’amore”.
E coprire mascara colato, graffi sul collo, lividi sulle ginocchia e torpore da paresi corticale è il segreto di tutto.
I Nouvelle Vague, il cui nome è la traduzione di new wave e bossanova ma anche una corrente cinematografica francese (sì, se la tirano), sono un gruppo parigino che rivisita pezzi punk, hardcore anni ’80 e un sacco di Depeche Mode, giocando sui contrasti.
La voglia di rottura dei testi originali diventa un escamotage da imbrocco: “we call it master and servant” e “love can be like bondage” sono qualcosa di carino da sussurrarsi mentre ci si struscia, per far capire senza essere aggressivi che lì si va a parare.
Ognuno ha le sue tecniche.
Il 29 settembre (seduto in quel caffè..) è uscito il loro ultimo sigolo I Could be Happy, ma con tutto il mio entusiasmo, non mi ha comunicato molto a parte un generalizzato senso di iperglicemia (ma non quella giusta)
Per questo ho deciso di rifarmi con una vecchia gloria.
In Too drunk to fuck, all’epilogo del corpo a corpo, per quanto compromesso, ci pensi subito e il contrasto è particolarmente efficace perché il pezzo non è melenso. Anzi, l’acuto finale definitivamente splatter è il motivo per cui il brano compare nella colonna sonora di Grindhouse-Planet Terror (2007), scritto e diretto da Robert Rodriguez.
La chiave di volta del pezzo consiste nello sfasamento temporale: i Dead Kennedys, descrivono in termini estremamente vividi il dopo e il durante l’approccio sessuale minato dall’intossicazione alcolica nella sua conclusione di inappetenza fisica e ipotermia. La gloriosa e sempre attuale interpretazione del cadavere.
Per i Nouvelle Vague la perdita di controllo è cieca ma ancora propulsiva…si presente il riflusso acido della fine, che probabilmente ci sarà e sarà degradante, ma non si dice.
Una mina vagante, una trottola che va