Del Dr. Pira, di Umberto Eco e di James Joyce
Sto per affrontare un’impresa non da poco, degna quasi del protagonista del fumetto di cui sto per parlarvi… Recensire il Dr. Pira, l’autore de Gatto Mondadory e il telefonino fatato, Gatto Mondadory e la valle dei cugini e infine Gatto Mondadory e i puffi dell’aldilà (tutti editi da GRRRZ Comic Art Books, l’ultimo in coproduzione con Fumetti della Gleba e Corpoc), è davvero arduo. L’autore, membro del collettivo Superamici (di cui vi ho già parlato), vanta un’eletta cerchia di lettori appassionati ed è al centro di un vivace dibattito riguarda alcune domande esistenziali: “il Dr Pira disegna di merda oppure è un genio perché disegna apposta di merda?” o anche “il Dr Pira fa ridere perchè non fa ridere come quelle barzellette assurde che racconta mia nonna?”. Però ho sempre voluto provare a recensirlo. L’ispirazione mi è venuta sabato scorso, quando ho avuto la fortuna di incontrarlo a Monza alle Officine Libra, in occasione della sua presentazione di “Gatto Mondadory e i puffi dell’aldilà”, avvenuta grazia ad una avanzatissima e futuristica tecnologia: power point. Ad un certo punto mi sento dire una cosa che poteva suonare così: “Ogni tanto un lettore viene da me e dice: ah ma volevi dire questo in quel fumetto! Era quello il messaggio! Io dico sempre: Sì certo! É esattamente come dici tu!”. Non aspettavo altro. Da quel giorno le mie allucinazioni ipnagogiche si sono scatenate e ho partorito questa recensione del terzo volume.
Tutto nasce da un saggio di Umberto Eco sui puffi, citato nella presentazione, Schtroumpf und Drang, in cui il nostro compianto studioso elogia le caratteristiche linguistiche della lingua dei puffi, legata indissolubilmente alla forma stessa del mezzo comunicativo del fumetto data la sua intrinseca contingenzialità, e con questo intendo dire che non è possibile interpretarla al di fuori del contesto in cui viene utilizzata (sì dovete leggerlo). Dopo averlo letto mi sono ricordata di un altro saggio di Eco Le poetiche di Joyce, studiato in occasione della stesura della mia tesina di maturità. A questo punto mi sono divertita a scoprire quanti parallelismi si possono trovare tra l’opera di Joyce e la saga di Gatto Mondadory e, no, non sono sotto psicofarmaci.
Il Dr. Pira racconta le avventure di Gatto Mondadory, un gatto tibetano abitante di un regno di gnomi, elfi e puffi, basandosi sui classici della letteratura fantasy. Le citazioni si sprecano: Narnia, Il Signore degli Anelli, Mononoke, Avatar e un pizzico di Lovecraft. Ma c’è una sostanziale differenza con queste opere. Esse, infatti, costituiscono solamente le fondamenta sulle quali si svolgono le vicende del nostro eroe, perché, nel profondo, non potrebbero essere più distanti da questa trilogia. Gatto Mondadory, infatti, è solamente un gatto un po’ meschino ed edonista, concentrato soprattutto al suo stesso benessere, e più per caso si ritrova rocambolescamente ad essere l’eroe della situazione. Il risultato è una successione di situazioni improbabili e comiche esclusivamente per il loro essere assurde e quasi completamente prive di nessi logici che stravolgono il significato stesso di quei classici. Come il celebre “Ulysses” trova le sue basi nel libro che ha costituito letteralmente gli albori della comunicazione scritta, ovvero l’Odissea, per inquadrare l’universo soggettivo che circonda i protagonisti, così il Dr Pira utilizza i classici fantasy come griglia formale su cui incastonare la storia assurda di Gatto Mondadory, che ai nostri occhi non potrebbe risultare più fantasy di così nonostante la presenza di telefonini fatati e managers.
C’è un altro aspetto che forse è il più importante. Le avventure di Gatto Mondadory si svolgono come in un flusso onirico surreale e lui stesso a un certo punto dice: “Non so neanche se sono sveglio o sto dormendo”. La narrazione scivola via come in un vero e proprio flusso di coscienza: i dialoghi sono ridotti all’essenziale, addirittura in alcuni punti le stesse parole sono troncate via senza motivo, e spesso trovare i nessi logici tra il susseguirsi degli avvenimenti, ma soprattutto nei comportamenti dei personaggi, risulta non proprio intuitivo. Eppure è davvero facile perdersi nelle pagine e farsi travolgere dalla lettura. In questo senso i disegni giocano un ruolo fondamentale e proprio qui che il Dr. Pira risulta pioniere. Nonostante i personaggi abbozzati, disegnati in modo infantile e le prospettive completamente stravolte non potrebbero risultare più comprensibili di così. Perchè? Per prima cosa i personaggi sono sì ridotti all’essenziale ma proprio per questo vengono esaltati i dettagli che identificano il loro stato d’animo o quello che stanno facendo in quel preciso momento. Magari non ci sarà disegnata una bocca anatomicamente perfetta con labbra carnose, ma una linea curva rivolta verso l’alto è comunque inevocabilmente un sorriso no? Per la loro schematicità direi che questi disegni ci aiutano ad avvicinarci al concetto stesso di quello che rappresentano, contribuendo fondamentalmente al conferire alla storia quella caratteristica onirica di cui parlavo. Poi il Dr. Pira sceglie costantemente e rigorosamente di adottare un suo personalissimo canone stilistico per cui le prospettive e sono sì completamente stravolte, ma non sono fatte a caso, per cui, in qualsiasi inquadratura o vignetta, l’azione risulta sempre chiara perchè l’autore piega lo spazio a suo piacimento, ma sempre con il criterio della comprensibilità, del tutto simile, curiosamente, alla prospettiva ribaltata caratteristica dell’arte medievale.
C’è anche una vera e propria epifania che arriva alla fine. In una serie sorprendentemente bella di splash pages avviene la rivelazione: Gatto Mondadory si trova nell’universo interno dove tutto accade nel medesimo istante. È qui che tutto ha più senso: il fluire onirico della vicenda e le prospettive stortissime si rivelano, infine, forma veicolante significato.
Non so bene se tutto questo abbia senso, se sia il frutto di un lavoro consapevole o se sia il prodotto del genio artistico. Ma sono quasi sicura che, se mai il Dr. Pira leggerà questa recensione, dirà “Sì è proprio così”. (Anche se forse mi sono lasciata un po’ trasportare..).
Accaparratevi una copia dei tre libri, se ne trovate qualcuna in giro, perchè sono quasi introvabili!
E no, non sono sotto psicofarmaci.
titolo | Gatto Mondadory e i Puffi dell’Aldilà.
autore | Dr. Pira
editore | coproduzione GRRRZ Comic Art Books/ Fumetti della Gleba/Corpoc
anno | 2015
[…] autore della compagine dei Fratelli del cielo insieme a Ratigher, LRNZ, Tuono Pettinato e il Dr. Pira. Ormai del metodo PRIMAOMAI dovreste saperne più di me, dato che ve ne ho già parlato il mese […]
[…] vari e addirittura, come sottolinea maicol&mirco nella postfazione, senza personaggi femminili, Puffi, elfi o cuochi, insomma senza nessuna sega mentale […]