Daughter | Music From Before the Storm
Mettiamo le mani avanti. Il nuovo album dei Daughter Music From Before the Storm è un album scritto per la colonna sonora di un videogioco Life is Strange: Before the Storm. Non so che giudizio abbiano i lettori di Salt Edition su chi si dedica ai videogiochi (e sui videogiochi in generale), quindi diciamo per sicurezza che mio cugino ha giocato al capitolo precedente (Life is strange) e ha detto che è molto bello. Molto in sintesi si tratta di un’avventura grafica con una protagonista femminile alle prese con i guai dell’adolescenza e i viaggi nel tempo; la cosa particolare è che nel gioco sei costretto a prendere delle decisioni che condizionano pesantemente la trama. Ai Daughter viene affidata la colonna sonora del prequel di questa storia (che pure era caratterizzata da una colonna sonora di tutto rispetto) Before the Storm, appunto. Tutto questo per dire che non sono un amante delle colonne sonore originali prese separatamente dal contesto per cui sono fatte, perché le vedo un po’ come “opere su commissione” per le quali il processo compositivo, se non viene ingabbiato, quantomeno risulta indirizzato.
Per quanto riguarda Music From Before the Storm, però, i Daughter ci dicono che “Ciò che era molto importante era creare della musica che potesse funzionare anche al di fuori del gioco, che stesse in piedi da sola, che facesse quel miglio in più. Speriamo che piaccia allo stesso modo sia ai giocatori che ai non giocatori”. Quindi diamo una possibilità a questa colonna sonora e cerchiamo di apprezzarla come un album “tradizionale”, il terzo nella carriera dei Daughter. Per concludere questo preambolo devo aggiungere che mi sono concentrato meno sui pezzi strumentali che per l’appunto mi sono sembrati più funzionali alla colonna sonora che al delineamento dell’album in sé.
Cosa rimane a questa colonna sonora se si tolgono le parti strumentali? Un EP di cinque tracce diverse fra di loro sia per intenzione e stile, che per incisività. Partiamo da Burn it Down, la seconda traccia del disco. Il pezzo è una doccia fredda perché si distanzia parecchio da quello che almeno io associavo allo stile dei Daughter, fatto di atmosfere color seppia e suoni delicati. Burn it Down inizia con un pezzo di archi che mi ricorda Hans Zimmer nella trilogia del Cavaliere Oscuro, poi la batteria attacca con gli hi-hat veloci quasi in stile trap, anche la voce della cantante è sovraincisa in modo diverso, dando l’impressione di sentire un coro. Apprezzo sempre quando un artista cerca di non accomodarsi sugli stereotipi che si è creato con la propria musica, ma forse questa traccia osa un po’ troppo in questa direzione e l’incisività ne risente parecchio.
Hope e Dreams of William li ho considerati pezzi gemelli, ciascuno dei quali diviso a metà in due parti una strumentale (un intro molto lungo) e una cantata. La cosa curiosa è che una delle due (Dreams of William) riesce molto meglio dell’altra. Qui incontriamo di nuovo il classico stile dei Daughter, in Hope molto più singhiozzante, in Dreams of William più cupo e curato. Di Dreams of William ho anche apprezzato molto il testo, parla della perdita di una persona cara e in poche frasi ne coglie l’essenza. Questa è una cosa che ho sempre apprezzato dei Daughter, il fatto di gestire la tristezza in modo composto, senza sproloqui e pantomime.
La nota dolente arriva a All I Wanted, una traccia che troppo si appoggia ad alcuni cliché tipici del loro stile. La parte di chitarra è un po’ troppo essenziale per essere l’unico strumento utilizzato e la linea vocale non dice nulla. È un po’ l’altra faccia di Burn it Down, se vogliamo, mentre quest’ultima è forse troppo ambiziosa, All I Wanted invece mi sembra una traccia eccessivamente pigra.
La traccia che risolleva le sorti di questo tiepido disco è proprio l’ultima: A Hole in the Earth. Non è una rivoluzione nel suono, ma è qualcosa di nuovo e soprattutto nel loro stile. Non sono più quelli dei suoni acustici del 2011, ma hanno la loro idea di musica e hanno ancora qualcosa da dire. A Hole in the Earth di tutte le tracce sarà probabilmente l’unica che rimanderete da capo una volta finita. Penso che il segreto del magnetismo del pezzo sia nel ritornello, caratterizzato da un suono aperto e una linea vocale molto interessante. La traccia è la dimostrazione che il linguaggio espressivo dei Daughter non è stato ancora spremuto del tutto e questa è una buona notizia.
Nel caso improbabile che non abbiate mai sentito parlare dei Daughter prima di questa recensione, partire ad ascoltarli da Music from Before the Storm è un errore o quantomeno non li dipinge in maniera fedele. Non c’è neanche motivo per urlare al disastro, ovviamente, soprattutto se lo si considera l’album 2.5 e non il terzo della band. Ad onor del vero infatti, ci sono cose che funzionano e che fanno ben sperare in un futuro album pieno di hit. Per ora accontentiamoci di questo assaggio, con un paio di tracce nuove da aggiungere alla playlist depressa che comincerete ad ascoltare ad Ottobre.
Michele Deantoni
Album | Music From Before the Storm
Artista | Daughter
Etichetta | 4AD
Anno | 2017
Durata | 46:53