Danimarca | Il JDay: birra natalizia e Hygge
La ricetta della nazione più felice della Terra per festeggiare l’inizio del periodo Natalizio.
Dopo due anni passati nella città allo stesso tempo più violenta e accogliente del Regno Unito (cfr Glasgow; confermo sull’accoglienza come ho già avuto modo di argomentare, sulla violenza posso suggerirvi di cercare cosa si intenda per Glasgow Kiss e Glasgow Smile…), ho deciso di fare il mio Erasmus in quella che è stata votata dal World Happiness Report come la nazione più felice del Mondo, la Danimarca.
Piccola digressione per permettervi di contestualizzare. La Danimarca è una nazione scandinava con una media di 170 giorni di pioggia l’anno che conta circa 5 milioni di abitanti (e probabilmente altrettante biciclette). Patria di Hans Christian Andersen e della beniamina di Major Lazer, MØ, ha la propria moneta (il ché è sempre un bene per ripassare le tabelline dato che per capire quanto stai spendendo in euro devi sempre dividere circa per 7. Che poi in realtà ho imparato che qua è meglio evitare di capire quanto si sta spendendo se non si vuole cadere in depressione immaginandosi il proprio futuro da senza tetto) ed è ossessionata dalla cannella, presente in quasi tutti i dolci e lanciata a coloro che nel giorno del 25esimo compleanno non sono ancora sposati – questo la dice lunga sul trend demografico danese, tra l’altro.
Tornando a noi, come ho imparato sin dalle prime settimane in questa idilliaca realtà, la felicità danese è strettamente correlata all’intraducibile concetto di hygge (da leggersi ugga) che racchiude i significati di atmosfera accogliente, spensieratezza, tranquillità, assenza di preoccupazioni. Tipo hygge per me è quel momento della giornata in cui posso infilarmi sotto le coperte con una tazza di ginger lemon tea e spararami una maratona di episodi di Mr Robot (se non l’avete ancora visto, accorrete) mentre fuori la tipica leggera brezza danese sradica piante e crea una disastrosa reazione a catena di caduta di biciclette (la mia inclusa). Ognuno ha il proprio concetto di hygge, ma venerdì scorso ho scoperto che una cosa molto hygge è il J Day.
Ora, sono nata e cresciuta in una nazione in cui non mancano sicuramente giorni di festa nazionale, ma l’esistenza del J Day mi ha veramente sconvolto. Premessa: la Danimarca è un paese in cui il tasso alcolico dei propri abitanti è mediamente alto rispetto la media europea. Insomma di birra se ne beve, tanta. Il brand più popolare qui è sicuramente Tuborg. J Day è il giorno in cui appunto Tuborg lancia ogni anno la caratteristica birra natalizia. Come il lancio della julebryg sia diventato un big deal non è chiaro neanche al portavoce del colosso della birra che afferma che se sapessero il motivo di tanto successo probabilmente creerebbero eventi simili in altri conesti.
E niente, dal 1990, anno in cui il primo spot natalizio della julebryg è stato mandato in onda, i danesi si radunano nei pub nei quali i camioncini della Tuborg consegnano la birra speciale e solitamente possono approfittare della suddetta gratis dalle 8.59 pm fino ad esaurimento scorte. La data del J Day è stata spostata varie volte negli ultimi 16 anni, ma dal 2010 è fissa al primo venerdì di novembre. I danesi più lanciati si travestono da babbi natale con cappelli blu e bianchi distribuiti da Tuborg e si festeggia tutti insieme. Di cosa sa la Christmas beer? Non essendo un’esperta in materia (neanche mi piace la birra, ma come ha saggiamente affermato un’amica una volta, dopo un paio di birre il gusto non si sente neanche più) non posso dare un parere tecnico, a me è semplicemente sembrata solo un pochino più amara e pesante della tradizionale GRØN Tuborg.
Riassumendo, in Danimarca si festeggia l’inizio del periodo natalizio con una birra a tema e probabilmente con un enorme hangover il giorno seguente.
Nonostante il J Day sia nato come mera operazione commerciale, in 16 anni è diventato un momento di condivisione e hygge che ha conquistato anche me. La Danimarca è fredda, i danesi sono freddi. Ci sono barriere linguistiche all’integrazione (a tutti quelli che “le lingue scandinave sono semplici da imparare” auguro 3 ore di danese tutti i martedì sera con unico risultato l’avere imparato a dire “Jeg hedder Domiziana” che temo non mi porterà molto lontano), barriere culturali non indifferenti (dalle relazioni sociali ridotte al minimo al dress code total black come se non bastasse già il cielo grigio nel 90% dei giorni) ma dopo un paio di birre cambia tutto. Siamo tutti amici ed è tutto molto hygge, specialmente se le birre erano julebryg.
Domiziana Manfredini
[…] è norvegese. Non svedese. Norvegese. Mi sono sentita tradita. Norvegese. Però ha studiato in Danimarca. Ah […]