Damien Hirst | Inscatolare lo Squalo
Titolo: The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living
Artista: Damien Hirst
TAR: teca di vetro e acciaio, formaldeide, squalo tigre
Anno: 1991
Collezione: privata
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Guardalo, lo squalo.
Fermo nel tempo in un silenzio di piombo, a fauci spalancate, la sua gabbia d’acciaio una vetrina sull’eternità.
In una perfetta sinestesia estetica, la visione fisica dell’opera schiaccia nei timpani un silenzio assordante – più della sorpresa, più della spiata maestosità, fra le pinne ritte e il contorno acquatico ancora si indovina la solitaria rotta oceanica, il buio del fondale, che tracciava senza suono in lungo e in largo il pescecane. Un predatore vivente qualsiasi, prima di diventare defunta e irripetibile opera d’arte.
Damien Hirst è ossessionato dalla morte. Riversa tutta la sua virtù creativa in opere altrettanto ossessionanti – un teschio di platino e diamanti più costoso dei gioielli di Elisabetta II, un’enorme tela nera che pare un Rothko ma è una distesa di milioni di mosche e resina (Last Judgement, 2002 – la trovate alla Fondazione Prada) – e nel 1991, già enfant terrible degli YBA foraggiati da Charles Saatchi, si inventa la rappresentazione pratica dell’eterno sonno facendo altissima opera tassidermica di un fu squalo tigre, catturato per 6000$ da un pescatore del Queensland con una sola indicazione:
che sia abbastanza grande da inghiottirti.
Eccola, l’origine di The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living, titolo lunghissimo e ingombrante per ricordarci che finché viviamo la dipartita è un mostro alieno, ben lontano dal nostro comprendonio, visivamente bloccato in un limbo equamente sospeso fra l’essere vivente e il fantoccio di un’esistenza trapassata – un imbalsamato figliolo millenario dell’acqua salata e dei dinosauri.
Questa bestia antichissima che ci insegna a guardare la morte. Lo splendore d’abisso dei suoi denti scoperti ad afferrare una preda inesistente è il fotogramma immoto e tangibile dell’azione propria dello squalo, l’iperuranico spalancare la bocca appena prima del massacro. E resterà così per sempre, tutta questa grandiosa bellezza – banalmente inscatolata, sotto vetro, nell’abbraccio sospeso della formaldeide.
In fondo, l’impossibilità fisica della morte nella mente di un essere vivente non è che uno squalo in gelatina.