Come innamorarsi di Joan Thiele in 40 minuti
6 Luglio 2018, Venerdì sera. Siamo nel backstage del Tanta Robba Festival a Cremona.
Dal vivo Joan Thiele è – se possibile – ancora più bella di come appare sul suo profilo Instagram, dove vanta più di 74mila follower. Joan ha da pochi mesi pubblicato Tango, un album di undici tracce potentissime e avvolgenti. Io, Gabriele e Melissa ci avviciniamo a lei con fare titubante e ci smascheriamo subito.
Ecco noi ti volevamo dire che abbiamo scelto di venire al Tanta Robba Festival invece di andare al concerto di Beyoncè. Quindi in un certo senso per noi Joan Thiele 1 – Beyoncè 0.
(ride) bè io mi sa che avrei scelto Beyoncè…
AH.
E’ la prima volta che vieni a Cremona?
Allora, sinceramente sì, però…
— SEGUE INVASIONE DI UN INTRUSO NELLA TENDA: “JOAN, POSSO FARE UNA FOTO CON TE??”
Noi guardiamo la scena con quell’aria da seh-figurati-se-si-alza-e-viene-da-te mentre ovviamente lei ride, si alza e va dall’intruso. For real.
Noi gelosi neri. Inceneriamo l’intruso con lo sguardo. L’intruso manco ci vede. Sempre l’intruso si scatta un selfie con Joan. Noi sempre più neri.
Joan torna da noi.
Fiuu.
Allora, com’è vivere a Cremona?
Silenzio. Non dovevamo fare noi le domande? Sei occhi che si incrociano cercando risposte di senso compiuto. Io e Gabriele sorridiamo.
Sai – inizio io – avendo lasciato la campagna cremonese anni fa rispettivamente per Milano e per Roma, per me e Gabriele Cremona è tornare a casa in famiglia, non sappiamo più come sia viverci davvero. Io mi fido di quello che vedo quando torno qui e di quello che dice Melissa, che è rimasta in città in questi anni, e che ci conferma che in realtà Cremona è sempre più interessante, è un centro in fermento e probabilmente anche in crescita, in questa fase storica.
Di sicuro il merito è anche dei ragazzi che hanno organizzato il Tanta Robba Festival e lo dico senza retorica alcuna: il loro valore è anche quello di aver rivoluzionato e svecchiato la città, creando eventi in ogni stagione e per qualsiasi età. Gli Amici di Robi sono proprio degli aggregatori sociali che ogni cittadina di provincia sognerebbe di avere.
Per fortuna, questo Festival è bellissimo. Ma sapete che secondo me sta accadendo questa cosa un po’ in tutta Italia? Cioè si sta tornando all’idea del concerto, dell’aggregazione, dell’organizzare eventi anche nei piccoli centri.
Assolutamente, infatti pensavo al Collisioni Festival o anche al Woodoo Fest, entrambi festival che stanno letteralmente esplodendo e sono entrambi in piccoli paesi che fino a ieri probabilmente non avrebbero mai potuto richiamare un pubblico così vasto.
Tra l’altro, prima che ti assaltassero per il selfie, stavo per dirti che secondo me la line-up del Tanta Robba dell’anno scorso era indubbiamente più figa di quella del MI-AMI (con tutto il rispetto per). Quest’anno – presenti esclusi (ride) – se la battono, ma ad esempio il MI-AMI costa 25euro a serata mentre il Tanta Robba sono tre serate completamente gratuite.
Ma veramente? Questo Festival è tutto gratuito? Che bomba! Quindi come funziona, spiegatemi, le aziende locali sponsorizzano il Tanta Robba?
Sì, certo, anche. Ma soprattutto ci sono tantissimi volontari che lavorano per questa associazione che organizza il Festival, il torneo di basket e molti altri eventi in città.
Dai ma che figata, veramente. Sorrido se ripenso al MI-AMI, ne ho un bellissimo ricordo. Quando ci sono stata non avevo ancora fatto uscire niente dell’album, neppure Save Me, che è stato il mio primissimo singolo, nemmeno Taxi Driver.
Ma sai che io ti ho conosciuto proprio con Taxi Driver? Perché ti ho vista per la prima volta in quel video, era il 2016, e da quel momento ho iniziato ad ascoltarti. Incredibile! Vedi che il marketing funziona?
Ahaha sì quella era stata una trovata bellissima, il video non poteva che essere girato cantando in un taxi, meglio se di quelli gialli da immaginario collettivo.
E invece sai che Melissa (musicista anche lei, anche se non lo diciamo mai) ti ha conosciuta tramite il video di Polite? E’ davvero particolare quel video, ho letto che è girato in piano sequenza in diretta su Instagram, come ti è venuta l’idea?
Dai ma davvero? Quel video è nato da una storia assurda. Ero a casa con il mio ragazzo e i miei amici con cui abbiamo prodotto il disco e stavamo cercando di farci venire delle idee fighe per girare questo video, allora all’ultimo abbiamo detto “vabbè dai, prendiamo il telefono, organizziamo una festa in casa e facciamo una diretta”. Non eravamo molto convinti all’inizio perché pensavamo che fosse troppo home-made come idea. Invece l’abbiamo proposto a questo regista super bravo che si chiama Federico Brugia e ha sempre voglia di sperimentare e la figata è che l’abbiamo fatto davvero! E ne è uscito un video a presa diretta fighissimo, ci siamo divertiti tantissimo.
Immagino che tu abbia sempre sognato di fare la cantante, ma quand’è che ci sei riuscita veramente? Nel senso, da quando puoi dire che vivi di musica?
Mah io da subito, sinceramente. Questo perché vengo da una famiglia che mi ha educato in modo molto indipendente. Una volta finita la maturità sono stata in Inghilterra e i miei genitori mi hanno chiesto che cosa volessi fare nella vita, se proseguire gli studi o intraprendere un’altra carriera e che qualunque fosse stata la mia scelta avrei dovuto cavarmela da sola. E così ho fatto.
Poi mia mamma è una figa perché mi ha detto “credici, vai, spacca, io mi fido di te”
E quindi niente, sai, l’atteggiamento è stato quello di vivere all’inizio anche in maniera poco organizzata, perché avevo vent’anni (ora ne ho 26) e ho iniziato a suonare ovunque nei locali. Avevo già scritto un sacco di canzoni ma non le avevo mai registrate. Ho iniziato in Inghilterra, appunto, poi sono tornata in Italia e mi sono trasferita a Milano e piano piano è iniziato tutto.
Tra l’altro tu hai anche un genere molto particolare per il pubblico italiano, pensi che ti abbia favorito questo momento storico o non troppo? Che difficoltà stai incontrando sul mercato discografico?
Sì in effetti hai ragione, il mio genere qui in Italia non è facile anche solo per una questione di lingua. Cantare in inglese oggi è controtendenza. Nonostante ci sia un’apertura mentale in Italia, perché in alcuni casi c’è davvero, per tanti c’è ancora una forte chiusura culturale. Questo è il momento del cantautorato italiano, c’è poco da fare. Tutto quello che funziona oggi o è rap o è indie-italiano. Diciamo che la mia difficoltà oggi è aspirare a qualcosa di internazionale. E poi c’è il fatto che sono una donna…
Segue luccichio negli occhi di Gabriele e conseguente momento-Piazzapulita che nessuno riesce a controllare: “Senti quindi la questione della causa femminile?”
No vabbè – ride -non voglio fare nessun discorso eccessivamente femminista o impegnato da questo punto di vista, ma è semplicemente una considerazione onesta: c’è ancora un po’ di chiusura nel nostro Paese nei confronti delle donne, è la verità. Vi faccio un esempio, anche nel genere musicale più pop-mainstream, penso a una Federica Abbate, che io stimo molto e che ha scritto moltissime delle hit degli ultimi anni, eppure perché non se ne parla quasi mai? E’ un’autrice donna, forse la più famosa in questo momento. Ma perché non lo si dice?
Guarda, fosse per noi, saresti già al Governo. Non potremmo essere più d’accordo e nel nostro piccolo più di una volta abbiamo affrontato tematiche di genere, ma neanche lontanamente siamo vicini ad una parità oggi nel Bel Paese. D’ora in poi intervisteremo solo donne. Anzi, dei Coma_Cose intervistiamo solo Francesca! Dopo glielo dici tu a Fausto, tanto siete amici…
Scherzi a parte, restando in tema, quali sono i tuoi modelli musicali di riferimento?
Allora, diciamo che il mio ascolto è molto eterogeneo. Passo da Devendra Banhart all’elettronica pesante, cosa che poi si riflette anche nel disco che ho fatto. E penso che sia giusto così perché non possiamo essere solo una cosa, no? E, niente, quindi Devendra penso che dopo il mio fidanzato sia l’uomo della mia vita.
Glielo dico sempre eh: “Ti amo, però Devendra…!”
Poi sono innamorata di Anderson Paak, che è un rapper californiano della vecchia scuola, che è stupendo e incredibile. Ascoltatevi “Malibu”! Quindi niente questo per dire che sono due generi opposti però mi piacciono troppo. Anche Feist (in particolare, l’ultimo brano “Pleasure”) è una di quelle che vocalmente mi emoziona di più, poi c’è Ms. Lauryn Hill e in passato vado a ripescare Joni Mitchell che mi hanno molto caricata quando ero piccola…
E adesso che è appena uscito l’ultimo album di Florence, cosa mi dici?
Eh ti dico che è bellissimo. Questo album è di una maturità incredibile, a quei livelli te ne puoi fregare totalmente delle dinamiche discografiche e questo ti permette di fare un lavoro profondissimo e di cuore, sincero. E questo si percepisce.
Io sono in fissa con Sky full of song e non ascolto altro da giorni. Pensavo che come cantante Florence fosse già arrivata anni fa, sia a livello stilistico sia musicale, e invece riesce sempre a raggiungere vette ancora più elevate. Ormai è un’icona. Anche di stile, direi.
A proposito, sarò sincera, Joan, oltre alla tua musica a noi piace moltissimo il tuo stile. Parlo a nome di tutti e tre e ci riferiamo proprio al tuo abbigliamento, alle foto che posti su Instagram, al tuo look riconoscibile. E’ soggettivo, certo, ma crediamo che sia importante per completare il tuo “personaggio”, no?
Intanto vi ringrazio. Diciamo che ho cercato, in modo molto naturale, di lavorare su me stessa, di non imitare qualche modello o icona in particolare. Poi, certo, ho una stylist meravigliosa, che si chiama Rebecca, e mi aiuta a scegliere alcuni capi d’abbigliamento, però parte tutto da me, da come sono io veramente.
Dopo questa ti lasciamo andare: c’è qualcuno con cui vorresti fare un duetto? Se sì, chi?
Eh, ce ne sono davvero parecchi. Il sogno è duettare con Pharrell, poi se dovessi invece parlarti di qualcosa più avvicinabile direi due ragazze francesi che si chiamano Ibeyi che sono metà cubane e metà francesi, ascoltatele perché sono fighissime.
E di italiani?
Se dovessi mai cantare in italiano mi piacerebbe fare qualcosa con Gemitaiz. Secondo me spaccherebbe!
(Davide, ci senti?? Non ringraziarci, bastano due(cento) casse di Peroni e ti portiamo Joan, ndr)
Abbiamo mentito, abbiamo un’altra domanda per te: la canzone che avresti voluto scrivere?
Mi sarebbe piaciuto scrivere di Feist “The Limit To Your Love”.
Io mi emoziono, ripenso a James Blake e a tutto quello che porta con sé.
…da fuori iniziano a sentirsi i Coma_Cose che sono appena saliti sul palco.
Nostro malgrado, dobbiamo davvero DAVVERO lasciarti, ma prima la nostra domanda di rito: cos’è per te il sale della vita? Cos’è che ti fa sentire viva?
Difficilissima come domanda. Potrebbe sembrare banale, ma io ci ho messo due anni a farmi tornare le farfalle nello stomaco. Non tanto nei confronti di un uomo, parlo in generale. Ho passato un periodo in cui non riuscivo a capirmi, perché mi sentivo apatica. Poi invece ho scritto Tango ed è esploso tutto. Ed è questa la cosa che io ho scoperto: io ho bisogno di emozionarmi.
E noi con te.
Grazie, Joan Thiele. In redazione ormai siamo tutti innamorati persi di te.