Circe in Salento, tra i migranti e i pomodori

Circe in Salento, tra i migranti e i pomodori

La Rivoluzione è una cosa semplice, ha un sapore semplice.

Nessuna fretta un istante prima dell’apocalisse.

Programmavo in evidente ritardo qualche giorno di ferie in un posto che ho nel DNA per il 50%, il Salento. Scelgo tra i numerosi bed and breakfast con nomi matronali, caldi e rassicuranti come Donna Isabella, Donna Grazia, Donna Rita. Solo a sentirli nominare ripetendoli a mo’ di filastrocca ininterrotta mi si riscalda facilmente il cuore, mi si riempie lo stomaco. Sono nomi che profumano di fichi maturi e pomodori essiccati al sole (mi fermo qui, sto personalmente vivendo un periodo in fascia protetta vegan).

Prenoto. Per entrare subito nel mood mi ricordo del breve romanzo di un salentino, direi un vero e proprio militante della cucina italiana che ho ascoltato con interesse più volte, Daniele De Michele, alias Don Pasta. Lui è dj appassionato, cuoco nomade e anarchico, economista infelice (parole sue) e un artista direi decisamente unico nel suo genere. La sua nobile ambizione è la salvaguardia della tradizione gastronomica italiana, quella che ci si tramanda incessantemente di bocca in bocca. Parte da sua nonna e continua da anni in tutta l’Italia, per raccogliere prezioso materiale autentico, di inestimabile valore – un vero e proprio patrimonio artistico di imperdibili tradizioni da condividere.

Potrebbe capitare piacevolmente di assistere in giro per l’Italia a uno dei suoi dj set culinari davvero originali, nei quali la passione per la musica, ad esempio l’amato jazz di John Coltrane, si unisce alla decantazione della ricetta, una tra le tante, della parmigiana di melanzane (rigorosamente fritte – chi ha detto che la cucina debba essere leggera? Si tratta piuttosto di un’esperienza forte, intensa, onesta – soprattutto ed immancabilmente sulla spiaggia d’agosto). Diverse trame narrative che si incastrano perfettamente e incantano i sensi, estasiati. 

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La sua ricerca lo porta a scrivere successi a tema gastronomico e, direi, di rilevante valore etnografico come La parmigiana e la rivoluzione e Artusi remix, prima di cimentarsi nella vera e propria narrativa.

La ballata di Circe è infatti la sua prima opera di pura narrativa. Un’esperienza breve e meravigliosa, genuina, ovviamente.

Aveva imparato a cucinare dalla mamma, grande cuoca di erbe selvatiche, lumache e legumi. Irrispettosa di ogni tradizione, si divertiva ad aggiungere qualche spezia presa in paesi lontani. Non aveva regole, non se ne dava e non ne accettava.

Una moderna Odissea, una fiaba amara di 100 pagine per raccontare le sorti di un amore fulmineo e di una rivolta necessaria in un Sud contraddittorio e ostile.

Protagonisti di questa leggenda dei nostri giorni, che sembra raccontata da un moderno cantastorie malinconico e attento osservatore del suo tempo, dei suoi luoghi e dei suoi sapori, sono due giovani: Joe Strummer (ad un certo punto, Ulisse) e Circe. Suggestivi nomi mitologici per un punk migrante clandestino diventato bracciante sfruttato come decine di altri uomini e donne dal caporalato locale e per una donna-dea-lupa-strega-maga ritenuta troppo coraggiosa, troppo sensuale. Solitudini marginali che cercano di unirsi, inevitabilmente. Sorpassando pericolosamente ogni pregiudizio e ogni violenza.

Protagonista sullo sfondo è un’Italia drammaticamente attuale, una campagna marginale senza legge, un Far West nostrano teatro di ingiustizie, soprusi, corruzioni, in cui vige senza dubbio la parità di genere: chi comandava spremeva tutti allo stesso modo.

I ragazzi un tempo impermeabili a ogni cosa con le cuffie alle orecchie avevano capito sulla loro pelle quanto il blues in un campo di cotone non era così lontano da un rap in un campo di cocomeri.

Una narrazione e una scrittura semplice, immediata, familiare, che vuole essere compresa nel tentativo di far compiere un ulteriore passo in avanti, tra le altre cose, verso il consumo e l’acquisto consapevole dei prodotti, ad esempio di un semplice barattolo di pomodori biologici.

Una breve epopea nella quale l’indifferenza iniziale si trasforma in una collaborazione attiva, un risveglio necessario nei campi assolati del Salento.

Il lieto fine non è sempre previsto, ma sicuramente si è mosso qualcosa e speriamo non si possa più tornare indietro.

Da leggere rigorosamente sotto il sole mangiando pesche o albicocche raccolte dall’albero del vicino (prima chiedete il permesso) preferibilmente con vista mare, non è chiedere troppo.

Bob Dylan ha composto ballate in Salento, potete scommetterci.

Che se ci pensi lo chiamano tutti Mr Tamburin, mister tamburello. Ma tu hai mai visto un tamburello in America?

titolo | La ballata di Circe

autore | Daniele De Michele

anno | 2017

editore | Stampa Alternativa

pagine | 109

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