XXIX
Caminante, son tus huellas
el camino, y nada más;
caminante, no hay camino:
se hace camino al andar.
Al andar se hace camino,
y al volver la vista atrás
se ve la senda que nunca
se ha de volver a pisar.
Caminante, no hay camino,
sino estelas en la mar.
Viandante, sono le tue orme
Il cammino e nulla più;
Viandante, non esiste sentiero:
si fa la strada nell’andare.
Nell’andare si segna il sentiero
E, voltando lo sguardo indietro,
si scorge il cammino che mai
si tornerà a percorrere.
Viandante, non esiste sentiero,
solo scie nel mare.
(dalla raccolta Campos de Castilla,
Extracto de Proverbios y Cantares, 1912)
*
Spesso mi sono trovato a combattere con l’ardita convinzione che un Destino esista e che gli amanti, infine, dopo lungo peregrinare, s’incontrino fatalmente nelle lande sconfinate della terra. Non è intrepido, d’altronde, credere che qualcosa sia già tessuto per noi dalle mani di Onniscienti Parche?
Eppure, io amo il coraggio dei miei soli passi e, proprio per questo, ho scelto i versi del poeta spagnolo Antonio Machado.
… sono le tue orme
Il cammino e nulla più…
Aprirsi la strada, scorgere l’incertezza d’un passo che scivola lungo il crinale, sentire la fatica del sentiero che appesantisce il respiro e fiacca la parola, concedendo di ascoltare ciò che ci circonda.
E, voltando lo sguardo indietro,
si scorge il cammino che mai
si tornerà a percorrere
La meta non è importante, non c’è interesse per la destinazione conquistata: il poeta le porge le spalle e scruta indietro ciò che s’è percorso.
Ciò che siamo non è infatti il porto a cui siamo giunti ma, piuttosto, la sinuosa linea dei passi lasciati nel nostro incedere.
Viandante, non esiste sentiero,
solo scie nel mare
Eppure, anche la nostra strada è vanità, una scia destinata a perdersi, nell’annullarsi reciproco di un’onda sull’altra.
Ci racconta che il cammino è metafora di vita: anch’esso, dopo essersi annodato, scompare.
Leggendo questi versi di Antonio Machado mi sono tornate alla mente alcune parole ricevute in dono molto tempo fa:
“La volontà di Dio non ti porterà mai dove la grazia di Dio non ti possa proteggere”
Allora trovai queste parole d’una profonda arroganza, leggendovi lo stretto e borioso labirinto delle possibilità in cui tutti saremmo incastrati, come fragili pedine d’un gioco a fin di bene.
Così la penso tuttora, preferendo a chi tutto sa o vuole sapere, la delicatezza incerta ed armonica della casualità, che disegna insensati arabeschi, non per questo meno affascinanti dell’angusta simmetria di un sommo burattinaio.