Bukowski: grande autore frainteso
Tra la grande letteratura e le didascalie di Instagram, Bukowski è un faro di luce e poesia verso luoghi che spesso la letteratura non contempla che troppo spesso espone il fianco alla banalizzazione. Con Alessio Romano, autore di una graphic novel sulla vita di Bukowski, parliamo di questo autore frainteso.
Se esistesse un contest sullo scrittore più instagrammabile – e il solo pensiero mi mette i brividi – Bukowski vincerebbe a mani basse: le sue citazioni si abbinano splendidamente a tette di qualunque dimensione, bottiglie di Bacardi ostentate in segno di trasgressione, selfie al cesso con l’improbabile sguardo da duro di chi ha confuso i Parioli con Compton.
Il linguaggio crudo ma in fondo semplice e le tematiche generalmente scabrose lo rendono un target ideale per chi cerca un po’ di vita vissuta a buon mercato e questa sua (apparente) fruibilità lo frega, offuscandone il valore letterario.
Se dovessi accostare un aggettivo a Bukowski direi dunque “frainteso” ed è per vederci chiaro che mi sono rivolto ad Alessio Romano, scrittore, che di Bukowski parla nella sua ultima graphic novel edita da Liscianilibri.
Sul fraintendimento di Bukowski siamo d’accordo: Bukowski spesso viene dipinto come un autore illetterato a cui basta sbronzarsi per scrivere. E invece c’è studio e ricerca dietro la sua scrittura, tant’è che è un autore studiatissimo nelle università americane. Prosegue Alessio: Bukowski può farti capire che si può essere semplicissimi nel raccontare cose complicate; davvero un grande insegnamento.
Perché – oltre a (over)citarlo – si dovrebbe leggere Bukowski? Cosa può trasmettere al lettore contemporaneo?
Quello con Bukowski è un incontro indispensabile per chiunque voglia ragionare di scrittura contemporanea, dato l’incredibile successo che ha riscosso e continua a riscuotere. Per il lettore Bukowski è un faro di luce e poesia verso luoghi che spesso la letteratura non contempla.
La mente va immediatamente all’ippodromo, probabilmente il luogo meno letterario che esista, ma che in Bukowski diventa teatro di un cospicuo numero di racconti. E non è un mero sfondo ma un elemento attivo che impone un gergo ed una struttura narrativa specifica che caratterizzano fortemente la narrazione.
Alessio: Bukowski ci insegna che qualsiasi luogo, anche il più fetido, può e deve essere un luogo letterario. Se scrivesse oggi potrebbe benissimo raccontare il mondo umano che ruota intorno alle macchinette dei bar. Personalmente, credo fosse molto meglio l’ippodromo di una volta.
Le corse di cavalli, naturalmente la bottiglia, infine, completando idealmente “la triade bukowskiana”, le donne; vogliamo parlarne?
Bukowski viene frequentemente dipinto come misogino, secondo me invece è il poeta che più ha amato le donne. La figlia è stata per lui un raggio di luce in una vita d’inferno, il rapporto con l’ultima moglie probabilmente gli ha regalato dieci anni di vita. Ma per Bukowski le donne sono state soprattutto le muse ispiratrici della sua scrittura.
Nelle pagine dell’autore i bassifondi d’America divengono letteratura attraverso l’intreccio di esperienze di vita e invenzione narrativa. Da questo intreccio nasce Chinaski, protagonista assoluto dell’opera di Bukowski…
Chinaski è la maschera che permette a Bukowski di essere libero di muoversi a suo piacimento tra autobiografia e auto-fiction. Non è tutto Bukowski quello che è Chinaski, ma sicuramente in Chinaski c’è tutto Bukowski.
Com’è invece il Bukowski raccontato da Alessio Romano? Che opera avevi in mente quando hai iniziato a lavorare sulla graphic novel?
Desideravo raccontarne la vita, da nascita a morte, puntando non sull’esaustività biografica ma su una scelta di ritagli di vita privata e di scrittura che desse un ritratto significativo ed emozionale di questo grande autore. La forma del monologo accompagnata alle tavole di Roger Angeles ha dato vita alla graphic novel.
Come è andato questo lavoro a quattro mani con Roger Angels? Come si mettono in comunicazione sceneggiatura e disegno?
Con Roger Angeles mi sono trovato molto bene: abbiamo parlato prima dell’impostazione generale del lavoro e poi gli mandavo una ventina di pagine di sceneggiatura alla volta. Erano accompagnate dai miei incomprensibili storyboard che miracolosamente Roger è riuscito a interpretare.
Per concludere (direi anche in modo pertinente trattandosi del suo epitaffio), vorrei chiederti del celebre motto di Bukowski “don’t try”.
Sono tre parole che racchiudono tutto il senso di una vita e di una scrittura. Non ci provare se non ti esce dritto dallo stomaco.
You don’t try. That’s very important: ‘not’ to try, either for Cadillacs, creation or immortality. You wait, and if nothing happens, you wait some more. It’s like a bug high on the wall. You wait for it to come to you. When it gets close enough you reach out, slap out and kill it.
Or if you like its looks you make a pet out of it.
Titolo | Bukowski – Don’t try – La vita segreta
Autori | Alessio Romano e Roger Angels
Casa editrice | Lisciani Libri
Anno | 2020