Buchi Bianchi di Carlo Rovelli | For dummies
Una passeggiata nella terra delle idee di Rovelli
Un mese fa, quando sono andata alla presentazione di Buchi Bianchi di Carlo Rovelli, una fila ordinata di decine di persone stazionava lungo il perimetro del Piccolo Teatro Grassi di Milano, in attesa di ascoltare l’autore. Di primo acchito, lo ammetto, ho dubitato dell’esattezza del luogo: “Da quando Rovelli è una rockstar?” mi domandavo mentre prendevo posto su una delle poltroncine di velluto rosso della platea.
Poco dopo, stavo già cercando di ingannare l’attesa scambiando convenevoli con il mio vicino di posto. Non è dovuto passare molto tempo, prima che mi rivelasse di essere un “cosmologo”, professione che per 32 anni avevo ritenuto esistesse solo sull’enciclopedia Treccani. Questo dettaglio è importante, oltre che un bellissimo esercizio di narrativa, perché è stato proprio il “mio” Cosmologo a farmi da interprete per decifrare alcuni degli interventi più complessi di Rovelli durante la serata.
Carlo Rovelli è davvero una rockstar del mondo scientifico, perché ha avuto e ha tuttora il merito di aver fatto amare le cosiddette “scienze dure” ai comuni mortali come noi, diventando uno dei principali divulgatori scientifici del nostro Paese. E ancora prima di questo ruolo, probabilmente gli va riconosciuto di aver anche soltanto acceso la curiosità a persone avulse dal mondo della Scienza, ancor di più se intesa come Fisica quantistica, come in questo caso.
Anche le mie conoscenze in materia sono assolutamente superficiali, ma come alcuni lettori di SALT sanno ogni tanto mi diletto a leggere saggi divulgativi su materie che non ho studiato all’università, autoconvincendomi di capirci qualcosa. Tra i libri che ho letto di Carlo Rovelli, ovvero tutti quelli pubblicati da Adelphi, Buchi Bianchi mi pare il più “sincero”, quasi “spontaneo” direi. In realtà, è anche il suo libro più confuso, diciamocelo.
Sembra davvero una pubblicazione dei suoi pensieri a ruota libera sui “buchi bianchi” e sulla scienza più in generale, senza nemmeno le lettere maiuscole ai nomi propri, e dopo averlo ascoltato raccontare dal vivo le sue teorie ne ho avuto la conferma: Rovelli scrive come racconta. O racconta come scrive, ma credo più alla prima affermazione. E questo è meraviglioso perché l’avete mai sentito raccontare? Andate a vedervi qualche sua intervista su YouTube, se vi capita. Rovelli ha questa dote invidiabile di trasmettere la sua stessa passione e ipnotizzare gli spettatori con le sue parole. Non importa se ne capirete 1 su 4.
Partiamo dalle basi. Cosa sono sti benedetti “buchi bianchi”?
La teoria di Rovelli parte dal fatto che quando una stella ha finito di bruciare e cade dentro a un buco nero, non sappiamo dove vada a finire esattamente questa materia. Tuttavia, sempre secondo Rovelli, seguendo il suo percorso all’interno del buco nero, dove la geometria dello spazio è una sorta di ’”imbuto”, ovvero un lungo tubo che si stringe sempre di più, si attraversa una zona quantistica e ci si ritrova in una cosiddetta “zona di rimbalzo”, dove la stella torna indietro, formando un buco bianco, dove il tempo è rovesciato. In altre parole, un buco bianco è un buco nero con il tempo ribaltato o ancora: “Un buco bianco è il modo in cui apparirebbe un buco nero se potessimo filmarlo e proiettare il film al contrario”.
Per divertirmi – e per tradurre in termini semplici questi concetti – ho chiesto una mano a Chat GPT, chiedendogli che cosa sono i buchi bianchi come se lo stesse spiegando a un bambino di 10 anni. Se qualcuno di voi avesse passato gli ultimi mesi in una grotta lontana dal wifi e si stesse chiedendo cosa fosse Chat GPT, qui è spiegato bene.
Come vedete, la prima risposta che ho ricevuto è stata: “Certo, sarò felice di spiegare ai bambini di 10 anni cosa sono i “buchi bianchi”!”. Ricordiamolo sempre: Chat GPT è comunque più gentile dei ¾ delle persone che incontriamo.
Qui di seguito uno screenshot per la prova provata e poi il testo integrale della risposta:
“I buchi bianchi sono una teoria scientifica molto interessante. Immagina che ci sia un grande esplosione, come quella che ha creato l’universo che conosciamo. Questa esplosione è chiamata il Big Bang.
Quando il Big Bang è accaduto, ha creato un buco nero. I buchi neri sono luoghi nello spazio dove la gravità è così forte che niente può sfuggire, nemmeno la luce. Quindi tutto ciò che entra in un buco nero non può uscirne, nemmeno la luce.
Ma la teoria dei buchi bianchi dice che potrebbe esserci anche un tipo di buco nero che funziona all’inverso. Invece di assorbire tutto ciò che si avvicina ad esso, il buco bianco emette energia, come una fonte di luce o di calore.
Al momento, i buchi bianchi sono solo una teoria, e non abbiamo ancora trovato prove concrete della loro esistenza. Ma gli scienziati stanno continuando a studiare e cercare di capire meglio l’universo, e chissà, forse un giorno troveranno un buco bianco!”
Abbastanza chiaro, no?
Ecco, questo è il punto di partenza, estremamente semplificato. Non me ne vogliano gli esperti di settore.
L’aspetto più interessante sul tema è come Carlo Rovelli (e il suo team, naturalmente) sia arrivato alla formulazione di questa teoria. A guidarlo alla scoperta dell’orizzonte sono state soprattutto le equazioni di Einstein, che stanno alla base della Teoria della Relatività e in generale della fisica quantistica. Come Dante si aggrappa a Virgilio, così Rovelli ad Einstein, finchè si tratta di analizzare dettagliatamente la superficie di un buco nero. E poi? E poi scopriamo che le equazioni di Einstein non sono più sufficienti come guida per orientarsi anche dentro ai buchi neri. Entrando nell’orizzonte, infatti, dove tempo e spazio sono distorti, ecco che anche Carlo Rovelli deve lasciare la mano di Einstein, come Dante quella di Virgilio. Entrambi si devono disfare del proprio sapere, facendoci navigare nel perenne equilibrio tra il bagaglio di conoscenze che ci si porta sulle spalle e il sapersi mettere in discussione.
La meraviglia dei buchi bianchi è proprio data dal fatto che ad oggi non siano visibili, così come lo è stato per lungo tempo per i buchi neri. Ecco perchè sono un salto nel vuoto, un esercizio di grande studio e immaginazione laddove la Scienza non si è ancora spinta.
“I bravi scienziati sono coloro che dubitano delle proprie teorie” sostiene il fisico. Ed ecco perchè Buchi Bianchi è il racconto, profondamente umano, di un’incertezza e non di una scoperta. Carlo Rovelli ci suggerisce di buttarci senza paracadute all’interno dell’orizzonte, all’interno del buco nero. “Come si procede quando i maestri non bastano più?” si chiede Carlo Rovelli, facendosi involontario portavoce di una domanda che mi pongo molto di frequente. Anche a questo ci aiuta a rispondere Dante, in realtà, perché si tratta pur sempre de ‘l lungo studio e ‘l grande amore, dunque la risposta sta nel saper “combinare e ricombinare in maniera diversa quello che sappiamo”. Non è forse questo che già facciamo ogni giorno per sopravvivere?
“Cosa c’è oltre lo specchio di Alice?” si chiede Rovelli. E mi è subito tornato in mente Everything Everywhere All At Once che ho da poco visto al cinema: proprio come in Alice nel Paese delle Meraviglie anche Evelyn (così come Carlo Rovelli, ma forse anche Dante (!)) si ritrovano inizialmente in uno stato di incredulità verso l’ignoto prima di cedere all’idea folle di precipitare ognuno nel proprio “rabbit hole”, nella tana del coniglio.
Non lo so come a Rovelli sia venuta l’idea di associare la fisica al viaggio dantesco, ma sono da sempre irrimediabilmente affascinata dalla contaminazione delle diverse discipline, convinta che meno siano netti i confini tra un campo del sapere e l’altro e più ci sia possibilità di arricchimento e di sviluppo di nuovi pensieri. Buchi Bianchi per me ne è l’ennesima dimostrazione: è un saggio di fisica quantistica, certo, ma è anche un racconto divulgativo della stessa materia che diviene addirittura un parallelismo letterario con la Divina Commedia.
“Il nostro cervello funziona sempre in maniera analogica” dice Rovelli, dunque mentalmente non riusciamo davvero a separare le materie e ciò che abbiamo appreso, al contrario è come se fossimo stati progettati proprio per essere valorizzati da tanti saperi diversi, contaminati.
Del resto, la scienza forse non è così distante da tutte le altre attività umane che svolgiamo: sempre in Buchi Bianchi si legge che “Scienza e arte riguardano la continua riorganizzazione del nostro spazio concettuale: ciò che chiamiamo significato. L’arte (…) è nella complessità del nostro cervello, nella caleidoscopica rete delle relazioni analogiche con cui i nostri neuroni reagiscono all’oggetto e tessono ciò che noi chiamiamo significato.” Ecco ciò che ci fa battere il cuore nello scoprire qualcosa di nuovo del mondo, sia per l’arte che per la scienza.
“L’arte è costruire nuove immagini sul mondo e la scienza nuovi modi di capirlo”
Infine, che c’entra la malinconia in queste pagine di fisica quantistica?
David Finkelstein, che per primo scoprì i buchi neri, scrisse anche un articolo su una famosa opera di Dürer, artista tedesco del XV secolo, intitolata Melanconia I. Per molti, incluso Dürer, la malinconia nasce dall’incapacità di interpretare l’assoluto, dall’impossibilità di raggiungere il certo, come esseri umani. Per Carlo Rovelli invece è l’opposto: la vera sfida risiede nel riuscire a far convivere questo stato di malinconia con la leggerezza del sapere che viviamo con precarietà.
Del resto, “Studiare lo spazio, il tempo, i buchi neri e i bianchi, è una delle nostre vie per essere in relazione con la realtà.”
Ecco, io trovo straordinario che ci siano al mondo professionisti così dediti alla propria missione lavorativa, di cui questi libelli non sono che la punta dell’iceberg in un mare di momenti aridi molto frequenti, come è lo stesso Rovelli ad ammettere.
Alla presentazione a Milano, infatti, qualcuno tra il pubblico gli ha addirittura chiesto: “Ma non le è mai venuta voglia di cambiare strada e fare altro? Come tiene accesa la sua passione per la fisica da così tanti anni?” e la risposta del fisico è stata: “Bè, spesso la passione è accesa dal fatto che ormai è troppo tardi per tornare indietro”.
Standing ovation.
Titolo | Buchi Bianchi
Autore | Carlo Rovelli
Casa editrice | Adelphi
Anno | 2023